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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Enzo Bettiza

• (Vincenzo) Spalato (Croazia) 7 giugno 1927. Scrittore. Giornalista. Nel 1974 lasciò il Corriere della Sera per fondare insieme ad Indro Montanelli il quotidiano Il Giornale. Attualmente è editorialista della Stampa. Autore di numerosi libri di taglio giornalistico, di saggi e di opere di narrativa, nel 1996 vinse con il romanzo Esilio il premio Campiello. Fu senatore del partito liberale (1976-1979) e parlamentare europeo (1979-1994).
• Nel 2010 ha dichiarato di aver votato Lega, che «discende dal Lombardo-Veneto asburgico. Gli antenati di Bossi sono Maria Teresa, Giuseppe II, il lato umano di Radetzky. Il suo antecedente è la buona amministrazione austriaca» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 26/4/2010]. Nella stessa intervista ha spiegato anche perché rifiutò la direzione del Giornale, offertagli da Berlusconi nel 1996: «Belpietro mi spiegò che lui non sarebbe stato il mio vice ma direttore come me, sia pure non responsabile. A me le querele, a lui il potere, per conto di Berlusconi. Ovviamente, rinunciai. Non avrei mai potuto fare un foglio sotto padrone».
• «Si presenta così ai suoi lettori: “Un esule dalmata, di matrice italoslava, di provenienza e formazione altoborghesi, approdato dopo la guerra nell’Italia sconfitta da un paese in via di comunistizzazione integrale” quale era la Jugoslavia. Conseguì a Roma il diploma di maturità artistica e si iscrisse all’Accademia delle Belle Arti. Coltivava “l’ambizione di diventare un grande pittore”. Ma, anziché un pittore, era destinato a diventare prima uno scrittore, poi un giornalista, infine uno scrittore-giornalista fra i più felici e prolifici d’Italia» (Il Foglio). Ultimo libro pubblicato: La distrazione (Mondadori 2013).
• «Domanda: quale, fra gli scrittori contemporanei di lingua italiana, definireste “stambecco”? Cioè solitario, aristocratico, orgoglioso testimone di una cultura insofferente dei provincialismi? Se non avete risposto “Enzo Bettiza”, vuol dire che non lo conoscete» (Dario Fertilio).
• «Apprezzato per le doti di straordinario analista e commentatore di politica estera, suo particolare titolo di merito è la conoscenza del mondo mitteleuropeo, dell’Europa per lungo tempo asservita all’Unione Sovietica, della Jugoslavia per più versi martoriata, con le intrecciate vicissitudini del Potere comunista. Specie in certi momenti caldi poteva essere definito, scherzosamente, “il nostro agente all’Est”» (Lorenzo Mondo).
• È cresciuto nel crocevia di quattro civiltà, parlando tre lingue, croato, italiano e tedesco: «La mia famiglia faceva parte della aristocrazia mercantile già dai tempi di Venezia. Ma il padre del mio bisnonno sfruttò le grandi opportunità del periodo napoleonico, quando il duca di Ragusa promosse l’industrializzazione della zona. Ho ancora gli appunti di mio padre, un po’ joyciani dal punto di vista stilistico, tra italiano, dialetto veneto e altre lingue, e le memorie in serbo-croato del fratello di mia mamma, che fu un celebrato cantante d’opera. La prima lingua è stata il serbo-croato di mia mamma. Ma all’età di cinque, sei anni è intervenuto il papà, che pure parlava benissimo il serbo croato, col suo dialetto veneto. A 11 anni ero già a Zara, per il ginnasio italiano. Insomma, nasco quasi trilingue, perché non bisogna dimenticare il tedesco. Per me era normale vivere così. Solo quando sono diventato un esule ho capito che ero cresciuto in un posto molto complicato, e mi sono reso conto che era un ginepraio. Per me l’infanzia e l’adolescenza in Dalmazia furono un’epoca d’oro. Vivevo in una famiglia agiata, e in un ambiente naturale bellissimo. Un paradiso perduto. Potevo diventare cittadino italiano, jugoslavo o austriaco. L’esilio ha fatto di me un europeo convinto».
• Due figli con la giornalista Laura Laurenzi.