28 maggio 2012
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Biografia di Luca Cavalli-sforza
• (Luigi Luca) Genova 25 gennaio 1922. Genetista. Primo anno di studi all’Università di Torino, prese la laurea in Medicina all’Università degli Studi di Pavia. Iniziò a occuparsi di genetica a Cambridge negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale. Poi, per quarant’anni si è dedicato alla genetica delle popolazioni, finalizzata allo studio dell’evoluzione umana, presso l’Università di Stanford (da dove è tornato in Italia nel 2008 mantenendo la carica di professore emerito). Per questa via ha allargato l’ambito delle sue ricerche a linguistica e archeologia. In Storia e geografia dei geni umani (Adelphi), scritto con Paolo Menozzi e Alberto Piazza e pubblicato in inglese nel 1994 (l’edizione italiana è del 1997), ha presentato una ricostruzione completa dell’evoluzione dell’homo sapiens e del suo progressivo popolamento della Terra, mostrando l’inconsistenza della distinzione tra razze umane. Tra le sue opere apparse in italiano, vanno ricordate Introduzione alla genetica umana e Genetica, evoluzione, uomo (1974 e 1976, ambedue edite da Mondadori), La transizione neolitica e la genetica di popolazioni in Europa (Boringhieri, 1986), Geni, popoli e lingue (Adelphi, 1996), L’evoluzione della cultura. Proposte concrete per studi futuri (Edizioni Codice, 2004) e Il caso e la necessità. Ragioni e limiti della diversità genetica (Di Renzo, 2007).
• «I buoni maestri non sono molti. La situazione era ancora peggiore quando decisi di entrare in ricerca, subito dopo la fine della guerra. Mi ha aiutato la fortuna – cioè il caso, che chiamiamo fortuna quando è favorevole. È stata la lettura di alcuni libri a farmi comprendere che mi sarebbe piaciuto dedicarmi alla ricerca. E fu un bravo maestro, Adriano Buzzati-Traverso (fratello dello scrittore Dino, ndr), a farmela amare». Poi, all’estero, altri due grandi incontri: «R.A. Fisher, professore di genetica a Cambridge, che era un grande genetista e il più grande statistico del secolo scorso. Mi ha insegnato a pensare probabilisticamente. L’altro era un collaboratore stretto un po’ più giovane di me, Joshua Lederberg, autore di contributi fondamentali alla genetica batterica, all’immunologia, all’intelligenza artificiale e altre scienze. Lavorare con i geni non aiuta a migliorare l’opinione di se stessi ma è egualmente un grandissimo piacere e stimolo intellettuale. Di geni se ne incontrano pochi e quando capita bisognerebbe riuscire a restarci attaccati».
• Sforzo intellettuale per allargare il concetto di selezione naturale anche allo sviluppo storico, ipotizzando un processo selettivo applicato alle culture (L’evoluzione della cultura. Proposte concrete per studi futuri, Codice Edizioni, 2005). «Il grande aumento numerico dell’uomo è dovuto sempre più a un nuovo tipo di evoluzione, legata alla diffusione di idee nuove anziché di mutazioni del Dna». «Le idee mutano, migrano e si selezionano seguendo anche loro le leggi dell’evoluzione» [Giuseppe Remuzzi, Cds 16/3/2010].
• I suoi studi hanno contribuito alla negazione dell’esistenza di una razza pura, individuando «da tempo che le origini della razza umana sono nel continente africano» [Cds 28/3/2010]. «Esaminai in varie spedizioni mille individui di 52 etnie e il loro Dna in forma di cellule venne poi depositato a Parigi nel laboratorio del Nobel Jean Dousset. Studiando due tipi di geni con metodi oggi impiegati anche in criminologia si è arrivati a stabilire che tutti siamo figli di quella piccola popolazione che circa 60 mila anni fa si è mossa dalle regioni dell’ Africa orientale generando la popolazione mondiale di oggi (...) C’è stata, inoltre, nei millenni una grandissima evoluzione culturale che spesso ha agito più fortemente di quella biologica, ma nei geni è rimasta scolpita la stessa impronta: non c’è diversità tra gli individui e la razza è unica» (a Giovanni Caprara) [Cds 3/10/2009]. Sulla base di questo assunto, strumenti di comunicazione come Internet nei prossimi anni faranno sì che le rimanenti diversità culturali saranno «destinate ad affievolirsi» (ibid.).
• Anche l’evoluzione delle lingue è stata oggetto dei suoi studi. «Il linguaggio è un’innovazione a un tempo biologica e culturale: le basi anatomiche e fisiologiche si sono evolute geneticamente per selezione naturale (...) La lingua ha segnato confini di potere e di conquista con alcuni idiomi che si sono imposti con successo e altri meno (...) Come i dialetti: che cosa sono se non un’autarchica imposizione di un’identità locale?» (a Roberta Scorranese) [Cds 10/11/2011].
• «È uno dei più illustri scienziati italiani viventi. È membro di quella élite ristretta ma importantissima di ricercatori italiani che hanno ricevuto all’estero i riconoscimenti dovuti per i loro lavori di avanguardia» (Franco Prattico).
• Premio Galileo per la divulgazione scientifica con il suo Perché la scienza (scritto assieme al figlio Francesco, Mondadori 2007). Altri premi vinti: Allan Award (1987), Fondazione Fyssen (1993), Premio Balzan (1999), Premio Kistler (2002), oltre a diverse lauree honoris causa sia in Italia che all’estero. È inoltre socio dell’Accademia dei Lincei, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze e socio onorario della Società italiana di biologia evoluzionistica.
• Il 7 giugno 2002 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito la carica di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
• Nell’aprile del 2010 ha polemizzato con il collega e amico Massimo Piattelli Palmarini. Il dibattito a mezzo stampa (la Repubblica e Il Corriere della Sera) si è sviluppato a ridosso della pubblicazione in italiano del libro di Piattelli Palmarini Gli errori di Darwin (scritto con Jerry Fodor, Feltrinelli) e riguardava la centralità dei meccanismi genetici ed evolutivi della selezione naturale e sull’evoluzione del linguaggio.
• Con il figlio Francesco (laureato in filosofia, autore e regista) ha firmato anche diversi articoli su Repubblica. Uno di questi era dedicato al caso di Eluana Englaro, la ragazza che ha vissuto in stato vegetativo per 28 anni e intorno alla quale in Italia si è scatenato il dibattito su testamento biologico e accanimento terapeutico. «L’idea che una persona possa disporre le condizioni della propria morte, in determinate circostanze – per esempio, se si ritroverà in coma vegetativo permanente – è così controversa da terrorizzare i politici. Eppure, né i politici, né gli ecclesiastici, né i medici, né nessuno probabilmente, sa che cosa accade o non accade in quello spazio intermedio fra la vita e la morte che è il coma» [Rep 2/1/2009].
• Nel 2011 ha curato, con il figlio Tommaso e il professor Telmo Pievani, una mostra interamente dedicata all’Homo Sapiens, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
• Sulla mancata assegnazione del Nobel, dato al professor Joshua Lederberg dell’Università di Stanford col quale aveva a lungo collaborato: «Non credo che sia così fondamentale. Non c’è bisogno, a questo livello, di una stimolazione del proprio ego. Bastano i risultati della ricerca. Comunque se me lo avessero conferito ne sarei stato felice» (a Antonio Gnoli) [Rep 25/1/2012].
• Ateo. Ha detto di avere nei confronti della Bibbia «il massimo rispetto e considerazione (...) Ma come membro della specie umana posso affermare che la sua narrazione dice ben poco sulle nostre origini. Anzi non dice un accidente di niente». Non crede nell’aldilà, che considera «un’invenzione intelligente e niente di più. Il cristianesimo gli ha dato una forma compiuta».
• «Non mi è rimasta più molta curiosità. A novant’anni mi sento appagato. In fondo ho sempre avuto la consapevolezza precisa di ciò che posso o non posso fare. E se una cosa non la posso fare non me ne importa niente» (ibid.).
• Sposato con Albamaria Ramazzotti, ha quattro figli.