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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Flavio Carboni

Sassari 14 gennaio 1932. Faccendiere. Il suo nome è legato alla morte del banchiere milanese Roberto Calvi: al processo per il suicidio (omicidio?) fu assolto in tutti e tre i gradi di giudizio. «“Faccendiere... Ma perché continuate a chiamarmi così? Io ero e sono un imprenditore, un immobiliarista».
• L’8 luglio 2010 fu arrestato insieme al geometra Pasquale Lombardi e al costruttore Arcangelo Martino nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico in Sardegna e sulla costituzione della nuova loggia P3. «L’ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. (…) Nell’ordinanza del gip si legge che i tre erano legati in “una associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti” caratterizzata “dalla segretezza degli scopi” e volta “a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione”» (Rep 8/7/2010). Nel novembre 2013 i tre furono rinviati a giudizio insieme al governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, all’ex primo presidente della Corte di cassazione Vincenzo Carbone e ad altre tredici persone «con l’accusa di aver fatto parte della cosiddetta P3 che secondo l’indagine svolta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pubblico ministero Rodolfo Sabelli puntava a “condizionare il funzionamento degli organi costituzionali o di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”. (…) I reati contestati vanno dalla violazione della legge Anselmi sulle società segrete, all’associazione per delinquere finalizzata a realizzare una serie di delitti, dalla corruzione all’abuso d’ufficio e illecito finanziamento dei partiti, fino alla diffamazione. (…) Per la Procura di Roma la loggia (…) aveva affari e interessi ovunque. Soprattutto mirava a inserirsi nel business dell’eolico e delle bonifiche delle zone inquinate della Sardegna. Secondo i magistrati romani l’affare sarebbe stato gestito da Flavio Carboni, imprenditore di Torralba (Sassari), che avrebbe fatto di tutto per mettere uomini di sua fiducia nei centri decisionali per la corsa alle energie rinnovabili» (Fat 18/11/2013). Il processo dovrebbe partire il 9 aprile 2014.
• «Il padre era il capocompartimento delle Ferrovie, la madre una proprietaria terriera. Delle sue origini Carboni ama ripetere soprattutto di quanto la sua famiglia fosse “per bene, onestissima”. (…) “Sempre assolto”, è il suo mantra» (La Nuova Sardegna 24/8/2011).
• «Una condanna definitiva a 8 anni e 6 mesi per la vicenda del fallimento del Banco Ambrosiano, e una serie di assoluzioni: dall’accusa di concorso nell’omicidio di Roberto Calvi dopo che il pm aveva chiesto la condanna all’ergastolo; dall’accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all’Ambrosiano, dall’accusa di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli, dall’accusa della ricettazione della borsa di Calvi. Queste sono solo alcune delle vicende che hanno visto coinvolto Flavio Carboni, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico in Sardegna. Dal suo primo arresto, avvenuto in Svizzera nell’estate del 1982, la vita di Carboni è stato un continuo andirivieni tra aule di tribunale e arresti, quasi sempre annullati rapidamente. L’improvviso successo economico di Carboni comincia negli anni ’70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Carboni si muove anche nel mondo dell’editoria. Diventa proprietario del 35% del pacchetto azionario della Nuova Sardegna ed editore di Tuttoquotidiano, per il fallimento del quale era stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma. Le risultanze giudiziarie hanno evidenziato – secondo i pm – lo stretto legame di Carboni con esponenti della banda della Magliana e della mafia. Legato soprattutto alla storia del Banco Ambrosiano e della morte di Calvi, per la quale, oltre alla recente assoluzione dall’accusa di concorso in omicidio, era stato già chiamato in causa per la falsificazione del passaporto e l’espatrio clandestino del banchiere e per concorso in esportazione di capitali, il nome di Carboni emerge anche in altre vicende. Durante il sequestro Moro, per esempio, Carboni avvicinò esponenti Dc offrendosi di sollecitare l’intervento della mafia per la sua liberazione. Qualche giorno dopo Carboni riferì però che la mafia non voleva aiutare Moro perché troppo legato ai comunisti. Carboni ha avuto rapporti anche con Francesco Pazienza, con Licio Gelli e con l’ ex gran maestro della Massoneria Armando Corona» (Grn 8/7/2010).
• «“Per me la Magliana era solo un quartiere di Roma. mai saputo niente della famigerata banda”. Però conosceva Domenico Balducci, assassinato da quelli della Magliana. E Pippo Calò, il mafioso che teneva i contatti coi banditi romani. “Pippo Calò lo conoscevo come Mario Aglialoro, a dirmi che dietro quel nome si nascondeva un boss di Palermo fu il giudice Imposimato. Con lui feci un’unica operazione, di cui s’è chiarito. Poi se Calò ha fatto altri affari con Balducci, che c’entra Carboni? E Balducci per me era un imprenditore che faceva cose che all’epoca non erano reati. Aveva rapporti con senatori e altre personalità, addirittura mi presentò il vice-questore di Roma. Non ho idea del perché lo abbiano ucciso”. C’è chi ha fatto un paragone con l’omicidio Calvi: punizione per soldi da riciclare, investendoli, e mai restituiti» (Giovanni Bianconi).
• «Omicidio Calvi, ma per me quello resta un suicidio al mille per mille. Se mai una persona può avere dei buoni motivi per uccidersi, quel giorno Calvi li aveva tutti, purtroppo».
• Nel 2010 venne ascoltato come testimone per il caso Orlandi, coinvolto nella vicenda dalla supertestimone Sabrina Minardi, già compagna di Enrico “Renatino” De Pedis, uno dei capi della banda della Magliana (Rep 5/2/2010).