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 1930  luglio 23 Mercoledì calendario

Il terremoto dell’Irpinia e del Vulture

• Morti: 1.425 (dato più diffuso). Feriti: vedi sotto. Danni: vedi sotto. Siti colpiti: 50. Scala Richter: 6,7. Scala Mercalli: X.

• Il quotidiano La Stampa divide così danni e vittime: Provincia di Avellino – Vittime: 1.526; Comuni distrutti: 9; Comuni con gravi danni: 4; Comuni con case lesionate: 4; Comuni con danni meno rilevanti: 12. Provincia di Bari – Vittime: nessuna; Comuni con gravi danni: 1. Provincia di Benevento – Vittime: 18; Comuni distrutti: 2; Comuni con case lesionate: 2; Comuni con danni meno rilevanti: 4.  Provincia di Campobasso – Vittime: nessuna; Comuni con danni meno rilevanti: 12.  Provincia di Foggia – Vittime: 93; Comuni distrutti: 3; Comuni con gravi danni: 2; Comuni con danni meno rilevanti: 5. Provincia di Napoli – Vittime: 9; Comuni con case lesionate gravemente: 1; Comuni con danni meno rilevanti: 43. Provincia di Potenza – Vittime: 233; Comuni distrutti: 3; Comuni con gravi danni: 4; Comuni con case lesionate: 2; Comuni con danni meno rilevanti: 10. Provincia di Salerno – Vittime: 2; Comuni con case lesionate non gravemente: 5; Comuni con danni meno rilevanti: 13. [Sta. 30/7]

• Secondo l’Illustrazione Italiana i morti sono 2.142, i feriti 4.551 e circa 60 mila i senza tetto. [Valentino Piccoli, Ill. It. 3/8/1930]

• All’1.08 una scossa colpisce una vasta area compresa tra l’Alta Irpinia e la zona del Vulture, danneggiando le province di Napoli, Avellino, Benevento, Foggia, Potenza e Salerno. I centri abitati più colpiti sono quelli in provincia di Avellino (Lacedonia, Aquilonia e Villanova) e quelli in provincia di Potenza: Rapolla, Barile, Rionero, Atella, Melfi (ai piedi del Monte Vulture).

• A Lacedonia e ad Aquilonia crolla il 70 per cento delle abitazioni.

• «Poco dopo la mezzanotte udii un gran rumore di travi e di tegole che ballavano; non sapevo di che cosa si trattasse. Subito dopo sentii bussare alla porta con un bastone: era zio Raffaele Fusco, che abitava a fianco; egli gridò: “Antonia. Antò! Auzete, auzete; è fatt lu tarramot !”» (così ricorda Rosa Bianco nata Auterio). [lacedonia.com]

• «A Lacedonia, dunque, anche lo stesso destino. Pochissime case, forse quaranta, sono rimaste in piedi...Dei vecchi quartieri del paese nessuno è scampato al cruento disastro, ché le macerie, i morti, i feriti, sono disseminati dovunque. Anche a Lacedonia si ha come l’impressione di trovarsi in zona di guerra, poi che le profonde buche, le spaventose voragini d’ogni dimensione, la somigliavano a una sterminata trincea ove sia scoppiata una gigantesca Santa Barbara; ove, nel sangue affoghi un carnaio umano». [Hermanm Carbone, Irpinia Fascista 29/7/1930]

• «Tutte le strade erano ingombre. Le case erano crollate, spaccate. Quando giunsi in Corso del Sole trovai la povera “Mammciò”, la moglie di Alfonso Paglia, il vecchio organista, che dalla finestra di casa sua chiedeva disperatamente aiuto. In Piazza F. De Sanctis vidi centinaia di persone che urlavano, si lamentavano, si spingevano, litigavano, si rinfacciavano; molti erano sdraiati a terra e rantolavano; altri si abbracciavano» (così l’insegnante D’Agostino). [lacedonia.com]

• La maggior parte delle case sono crollate perché costruite con materiali scadenti («tirate su con pietre di fiume, legate fra loro da pessima malta o addirittura da fango essiccato») su terreni argillosi e sabbiosi. [protezionecivile.gov.it;]

• A Lacedonia le vittime accertate sono 185, i feriti oltre 600; un numero imprecisato, ancora in vita, viene estratto dalle macerie: tra cui Enza Scarano, una bimba di tre anni, è rinvenuta a distanza di 72 ore dalla catastrofe ed è restituita alla vita per merito del Tenente Torracci, del Milite Brusi e del Dott. Giuseppe Sirignano. Il comando della zona di Lacedonia  è affidato al Tenente Colonnello Lombardi Cav. Nardi. [Dal Registro degli Atti di Morte dell’anno 1930; lacedonia.com]

• «I soldati appena giunsero furono messi a far da beccamorti». [Hermanm Carbone, Irpinia Fascista 29/7/1930]

• «Da Roma il Duce, anima vigile e onnipresente, ha mobilitato subito il ministro e il sottosegretario dei Lavori pubblici, on. Crollalanza e on. Leoni. Sul posto si sono formati quattro centri di raccolta: a Rocchetta, a Lacedonia, a Melfi ed Ariano (...). I giovani ricordano il terremoto del 28 dicembre 1908 (...) allora l’Italia era dominata da Giolitti, che pensava soltanto a servirsi della dilaniata Messina come di una piccola base elettorale. Oggi è tutto diverso: oggi un esempio di forza, di serenità, di ordine, viene in ogni momento di sciagura; e non c’è bisogno di interporre tempo in mezzo; sotto agli ordine del Duce, si è sempre pronti». [Valentino Piccoli, Ill. It. 3/8/1930]

• Il servizio telefonico e quello dell’illuminazione che si sono interrotti sono stati ripristinati dopo poche ore. [Agenzia Stefani]