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 1943  novembre 20 Sabato calendario

Entrano in azione i mezzi da sbarco e quelli anfibi

• Infine, alle 8.25 si muove la prima ondata di mezzi da sbarco e di anfibi. Devono percorrere 5.500 metri per raggiungere la riva, superando gli sbarramenti nemici e, prima di questi, la barriera corallina dell’atollo. Ma la scogliera è coperta da pochissima acqua, così che molti mezzi da sbarco non riescono a superarla. La superano invece gli anfibi, e proprio in quel momento i nipponici da sbarco non riescono a superarla. Gravi le perdite fra gli attaccanti. Una seconda ondata riesce a giungere fino alla barriera corallina con i mezzi da sbarco e da lì, con i cingolati anfibi, alla spiaggia. Seguono sanguinosi corpo a corpo. I Marines riescono a raggiungere la spiaggia, ma non a procedere oltre. A bordo dei mezzi da sbarco, i carri armati Sherman che devono appoggiare lo sbarco possono giungere fino alla barriera corallina da dove alcuni, attraversando la laguna dove l’acqua è più bassa, raggiungono la spiaggia. A sera, le poche forze sbarcate e sopravvissute al fuoco nemico si preparano a sostenere un contrattacco notturno, secondo la tecnica usata così spesso dai nipponici a Guadalcanal. Ma questo non ha luogo, per cui i Marines sbarcati hanno almeno modo di scavarsi le buche individuali in attesa di rinforzi. Sull’atollo di Makin, le cose vanno molto più lisce per i fanti del 165° reggimento e per i carri che devono appoggiarli. Lo sbarco ha inizio alle 8.30, secondo i piani, e nel giro di poche ore gli invasori stabiliscono solide teste di sbarco sull’Isola di Butaritari, la principale dell’atollo, dopo aver occupato l’isolotto di Kotabu senza incontrare opposizione. [Salmaggi e Pallavisini]