Comandini, 9 ottobre 1870
• Stamattina alle 11 viene ricevuta dal Re, in udienza solenne, la Deputazione incaricata di presentare l’atto del Plebiscito di Roma e delle province Romane
• Stamattina alle 11 viene ricevuta dal Re, in udienza solenne, la Deputazione incaricata di presentare l’atto del Plebiscito di Roma e delle province Romane. Fanno parte della Deputazione don Michele Caetani duca di Sermoneta (presidente), il principe Emanuele Ruspoli, il duca Francesco Sforza Cesarini, il principe Baldassare Odescalchi, il principe di Teano. Sono presenti i principi Umberto e Amedeo, la principessa Margherita, il principe di Savoia-Carignano. Il presidente della Deputazione, presentando al Re l’atto del Plebiscito, pronuncia le seguenti parole: «Roma con le sue province, esultante di riconoscenza verso la Maestà Vostra Gloriosissima, per averla liberata dall’oppressione straniera di armi mercenarie col valore dell’esercito italiano, ha con generale plebiscito acclamato per suo Re la Maestà Vostra e la sua Reale discendenza. Tale provvidenziale avvenimento, dopo si lunga ed amorosa aspirazione di tutti i popoli d’Italia, compie con questa novissima gioia la istorica corona che rifulge sul capo della Maestà Vostra». Il Re risponde: «Infine l’ardua impresa è compiuta e la patria ricostituita. Il nome di Roma, il più grande che suoni sulle bocche degli uomini si ricongiunse oggi a quello d’Italia, il nome più caro al mio cuore. Il plebiscito pronunciato con si meravigliosa concordia dal popolo romano, e accolto con festosa unanimità in tutte le parti del Regno, riconsacra le basi del nostro patto nazionale e mostra una volta di più che, se noi dobbiamo non poco alla fortuna, dobbiamo assai più all’evidente giustizia della nostra causa. Libero consentimento di volontà, sincero scambio di fedeli promesse, ecco le forze che hanno fatto l’Italia e che, secondo le mie previsioni, l’hanno condotta a compimento. Ora i popoli italiani sono veramente padroni dei loro destini. Raccogliendosi, dopo la dispersione di tanti secoli nella città che fu metropoli del mondo, essi sapranno senza dubbio trarre dalle vestigia delle antiche grandezze gli auspici di una nuova e propria grandezza... «Io, come Re e come cattolico, nel proclamare l’unità d’Italia, rimango fermo nel proposito di assicurare la libertà della Chiesa e l’indipendenza del Sommo Pontefice...»