Comandini, 14 settembre 1870
• Alle 4 ant. la colonna pontificia del colonnello Charette arriva a Civitavecchia, dove lascia una compagnia, proseguendo con la fanteria per Roma
• Alle 4 ant. la colonna pontificia del colonnello Charette arriva a Civitavecchia, dove lascia una compagnia, proseguendo con la fanteria per Roma. Alle 7 le colonne italiane giungono a quattro miglia da Roma, mentre una squadra italiana di 12 legni, comandata dal vice-ammiraglio Del Carrette, da Porto Santo Stefano presentasi nelle acque di Civitavecchia. Quasi alla stessa ora avviene il primo contatto tra i due eserciti; il 2° squadrone del reggimento Lancieri di Novara, comandato dal tenente Russo e dal sottotenente Carlo Crotti Di Costigliole, si scontra a mezzo chilometro dalle case di Sant’Onofrio con un posto di Zuavi, comandato dal sergente Schea. Rimane morto il sergente italiano Tomaso Benezzi e feriti il tenente Russo, il lanciere Giuseppe Montecchi, il caporale Minoggia Giovanni; il sottoten. Crotti non si trova più; da parte pontificia rimane ucciso uno Zuavo. A mezzogiorno il grosso del generale Cadorna è fermo in riposo alla Giustiniana, il generale Bixio si trova a Corneto. Frattanto i nuclei di copertura di Monterotondo e Mentana ripiegano su Roma, e alle ore 20 tutti i distaccamenti di copertura sono rientrati in Roma. Alle ore 22 dalla sezione di S. Marta si sparano tre colpi di cannone contro un casino esterno, dove si sapeva esservi Italiani, ma il cannone italiano non risponde. L’ultimo episodio della giornata è l’arresto del sottoten. Crotti di Costigliole, che, ferito nella carica di S. Onofrio, ha girovagato attorno a Roma e cade prigioniero degli Zuavi. Imbarazzato del caso, il generale Kanzler chiede al Pontefice che cosa si debba fare del prigioniero, e il Papa ordina che sia lasciato in libertà, soggiungendo queste parole: «Per isbaglio quel giovane ufficiale è entrato in Roma, ingannato dai suoi sensi, dal suo orientamento; egli è l’immagine del governo italiano; ritorni dove trovavasi; errare è umano: solo persistere nell’errore è meritevole di pena!» Oggi si apprende che tra i soldati di Civitavecchia circola un proclama incitante alla ribellione e che in città si è trovata una bomba all’Orsini.