29 luglio 1994
Condannati Craxi, Martelli, Larini e Gelli
• Tutti colpevoli, senza attenuanti, salvo uno sconto di pena per il «pentito» Larini. Il processo per il conto Protezione, il forziere svizzero che per 13 anni ha custodito i misteri della «madre di tutte le tangenti» al partito del garofano, si è chiuso oggi con la condanna dei cinque imputati di concorso nella bancarotta fraudolenta del vecchio Banco Ambrosiano: 8 anni e mezzo di reclusione all’ex segretario del Psi Bettino Craxi; stessa pena per il suo vice Claudio Martelli; 7 anni all’ex direttore finanziario dell’Eni Leonardo Di Donna; 6 e mezzo al maestro Venerabile della loggia P2 Licio Gelli; 5 anni e 6 mesi al cassiere ombra del leader socialista, l’ex superlatitante Silvano Larini, l’unico meritevole di pareggiare il conto tra aggravanti e attenuanti generiche, per la sua scelta di collaborare con la giustizia. Una sentenza storica che, dopo 13 anni di indagini e veleni, consacra come verità giudiziaria un’accusa che ha lacerato l’Italia: tra l’80 e l’81, ha stabilito la terza sezione del tribunale, la banca di Roberto Calvi versò 7 milioni di dollari al Psi, procurandosi così un finanziamento di 50 dell’Eni. Un traffico di fondi neri tra Italia, Perù, Panama, Liechtenstein e Svizzera che, secondo la Procura, «ha condizionato la vita del Paese, con la forza di un ricatto che ha pesato sulla politica e sull’economia».