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 1956  agosto 28 Martedì calendario

Il festival della Lollobrigida, cronaca di Oriana Fallaci

• «Arrivò Igor Stravinskij e nessuno lo riconobbe. “Chi è?” si chiedeva la folla assiepata davanti al Palazzo del Cinema. (…) “Sarà un ministro, che te ne importa?”. Arrivò Emma Gramatica, minuscola e curva, la faccia appuntita incisa di pieghe come una cartavelina spiegazzata, ma era nascosta da altra gente e pochi la videro. Arrivò Heinz Rühmann, l’interprete del Capitano di Köpenick, e nessuno se ne accorse. Rühmann è uno degli attori più bravi del cinema tedesco. A colpo d’occhio si direbbe un signore qualsiasi perché è timido, bruttino, di mezza età. Eppure la sua arte è stata paragonata a quella di Charlot (…). Nemmeno uno gli batté le mani. Poi arrivò Mike Bongiorno, con la faccia appena spalmata di cerone, corrucciato, occupatissimo a mordicchiare, estrema raffinatezza, una pipa bianca come lo smoking. E questa volta le ragazzine si misero a urlare. “Mike, sei bello!”, ripetevano con le voci roche. Mike sostò in cima alla gradinata, agitò la mano destra come il leader di un partito, sorrise. Aveva conquistato definitivamente la patente di divo. Arrivò, infine, Gina Lollobrigida e dalla folla si levò un urlo immenso. Le transenne di ferro rischiarono di essere rotte come fuscelli, i 156 poliziotti impegnati ad arginare i corpi furono sul punto di cedere alla spinta. Gina scese da un tassì accompagnata da Milko Skofic (il marito, ndr) e da una guardia del corpo. Milko aveva la faccia annoiata. Gina indossava un abito di raso verde-acqua, luccicante di pagliette, esibiva guanti rosso-sangue e nemmeno un gioiello sul collo. Era in ritardo di soli 24 minuti. L’anno avanti Sofia Loren aveva fatto aspettare oltre un’ora e qualcuno s’era indignato. Lei, invece, aveva saputo concordare con astuzia il gusto di farsi attendere e i limiti della buona creanza. I fotografi le si precipitarono addosso. La guardia del corpo la circondò in un cerchio di braccia. Ormai non si vedevano più che i suoi riccioli neri allungati a zazzerina, gli immensi occhi stupefatti e le labbra carnose. (…) “Largo, largo”, supplicava qualcuno. Nessuno ubbidiva. “Vuoi staccarti da lì?”, diceva in francese una voce femminile. Era la moglie del pianista Arthur Rubinstein che tirava per la giacca il marito. Lui scuoteva le spalle, irritato: “Voglio vedere la Lollobrigida”. Nessuno si curava degli altri. Quando raggiunse la sua poltrona, nella prima fila della galleria, tutta la platea si alzò in piedi ad applaudire, come un tempo si faceva a teatro quando un monarca si affacciava dal palco Reale. Tutto questo accadeva alle dieci di sera di martedì 28 agosto, giorno fissato per l’inaugurazione del 17° Festival del Cinema, detto anche il Festival della Lollo, eroina del nostro tempo». [Oriana Fallaci, Europeo 1956/37]