18 febbraio 1975
Curcio libero, accuse tra ministeri
• Polemiche a Roma dopo l’assalto al carcere di Casale Monferrato e l’evasione di Curcio. Al Viminale si punta il dito contro la magistratura e il ministero di Grazia e giustizia. Il capo dell’ispettorato antiterrorismo, Emilio Sentillo, aveva segnalato da tempo che le Br preparavano un piano di evasione per i compagni in carcere. Qualche giorno il ministero dell’Interno aveva comunicato di sorvegliare a vista Curcio per un probabile tentativo di evasione. A via Arenula la reazione è la stessa: «Non è colpa nostra»: è stato il sostituto procuratore Gian Carlo Caselli a inviare Curcio nel carcere di Casale Monferrato, un «carcere aperto», sperimentale, dove i detenuti sono quasi del tutto senza obbligo di orari e si muovono all’interno in assoluta libertà. [Arnaldo Giuliani, Cds 19/2/1975]. I magistrati si difendono dalle accuse. Il piccolo carcere di provincia è stato scelto perché gli uomini delle Br devono essere tenuti separati e Curcio in un grande carcere avrebbe potuto trovare sostegno e solidarietà.La prigione di Casale sembrava offrire maggiori garanzie di sicurezza: pochi detenuti che non è difficile tenere d’occhio. Il giorno dell’evasione c’erano 45 detenuti e prestavano servizio 17 delle 19 guardie di custodia. [Gaetano Scardocchia, Cds 20/2/1975; Sta. 19/2/1975]