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 1975  febbraio 18 Martedì calendario

Un pacco per un detenuto, poi il mitra

• Mara Cagol ha suonato qualche minuto prima delle 16.15 alla porta d’ingresso del carcere e si è fatta aprire mostrando allo spioncino il pacco che aveva in mano e dicendo che doveva consegnarlo a un detenuto. Pompeo Carelli, l’agente di custodia di guardia, non ha sospettato di nulla. Quando ha aperto s’è visto due mitra puntati addosso: con la Cagol sono entrati un altro brigatista, «volto anonimo, baffi folti», e due uomini, vestiti con una tuta simile a quella degli operai della Sip, che montati su una scala hanno tagliato i fili del telefono. La Cagol ha intimato a Carelli di chiamare il maresciallo Barbato, che si trovava oltre il secondo cancello, proprio nel cuore del carcere nello spazio dove sono i detenuti. I brigatisti hanno poi ordinato a Barbato di aprire il cancello e quando sono stati nel corridoio sul quale si affacciano alcune celle la Cagol ha urlato: «Dove è Renato? Renato vieni fuori». «Eccomi, sono qui» ha risposto Curcio, sbucando dal fondo del corridoio, non sorpreso, chiaramente in attesa. Una volta usciti dal carcere, la fuga è proseguita a bordo di due auto lungo la circonvallazione che porta ad Alessandria. Il fagotto che la brigatista aveva detto di dover consegnare a un detenuto è rimasto nel carcere. Temendo che si trattasse di un pacco bomba la polizia ha chiamato un artificiere. Ma conteneva solo cartaccia. [Arnaldo Giuliani, Cds 19/2/1975; Vincenzo Tesssandori, Sta. 19/2/1975]