La Gazzetta dello Sport, 24 luglio 2011
I morti di Oslo sono per il momento 92. 85 sono stati massacrati a colpi di mitra nell’isoletta di Utoya, nel Tyrifjordern, uno dei più grandi laghi del paese
I morti di Oslo sono per il momento 92. 85 sono stati massacrati a colpi di mitra nell’isoletta di Utoya, nel Tyrifjordern, uno dei più grandi laghi del paese. Sono tutti ragazzi di 15-25 anni, che stavano partecipando a un campo di giovani laburisti. L’isoletta di Utoya e il Tyrifjorden sono un paradiso naturale. Gli altri sette morti sono funzionari di stato che hanno perso la vita a seguito dello scoppio di un’auto riempita di esplosivo e parcheggiata poco prima sull’Akergataa, la via al centro della capitale dove stanno i palazzi dei giornali e gli uffici dei ministeri. Il numero dei morti è destinato a salire. All’ospedale di Utoya ci sono venti ricoverati in fin di vita. I due eccidi hanno un unico responsabile. Si chiama Anders Behring Breivik, ha 32 anni. La foto su Facebook mostra la faccia di un giovane biondo e con gli occhi azzurri. Dalle testimonianze sappiamo anche che è alto un metro e novanta. S’è fatto arrestare senza opporre resistenza. Ha confessato.
Come può un uomo solo fare una cosa simile?
Anche se ha una casa a Oslo, Breivik è ufficialmente
un agricoltore. Fattoria ad Asta, 150 chilometri dalla capitale. Casa in legno
bianco, granaio sempre in legno dipinto di rosso. Niente di particolare, di
case così ce ne sono centinaia. La campagna, dove non ti vede nessuno, è però
il luogo ideale per allenarsi a sparare. Lo status di agricoltore ti permette
inoltre di acquistare fertilizzanti senza che questo metta in allarme nessuno.
Sei tonnellate di fertilizzanti, lo scorso 4 maggio. Il produttore che glieli
ha vendutisi chiama Oddny
Estenstad: «Sei tonnellate è un ordine normale. Un ordine piccolo. Mi ricordo
l’ordinazione. Niente di speciale. Gli abbiamo consegnato il fertilizzante a
casa».
Col fertilizzante si possono fabbricare
esplosivi.
Breivik ne ha usate tre tonnellate per fabbricare
bombe. Anche a Oklahoma nel 1995 (250 morti) era stato utilizzato fertilizzante
per fabbricare l’esplosivo di cui era imbottito il camion. Breivik ha preparato
l’autobomba e ha poi disseminato di ordigni tutta la zona intorno all’Akergataa
perché il suo obiettivo era ammazzare quanto più gente possibile, quanti più
“socialisti” possibile. Gli ordigni, ritrovati poi dalla polizia, non sono
esplosi.
Ma perché?
Sulla sua pagina di Facebook il killer si descrive
così: conservatore, di fede cristiana, amante della musica classica e dei
videogiochi Modern Warfare 2 e World Warcraft. Film preferiti: Il gladiatore e 300,
dove gli eroi delle Termopili si sacrificano per fermare i persiani. È dunque
un tipo che pensa alla guerra e ai massacri come elementi purificatori. È o è
stato nazista. Il 17 luglio, su Twitter, ha postato questo pensiero di Stuart
Mill: «Una persona con un credo ha altrettanta forza di 100.000 persone che
hanno solo interessi». I giornali scrivono che farebbe parte o avrebbe fatto
parte della loggia massonica “San Giovanni Olaus dei tre pilastri”, il che però
contrasta con la fede cristiana. I suoi interventi sul sito Document.co attaccano
il multiculturalismo, il marxismo, l’Islam.Nordisk, il blog neonazista svedese a cui aderisce o ha
aderito Breivik, esalta l’identità e la cultura tradizionali nordiche. Questo
sito ha 22 mila membri, sempre pronti a scagliarsi contro la politica d’integrazione
del governo. In generale, l’estremismo di destra, razzista e nazista, è un gran
problema nei paesi nordici – Norvegia, Danimarca, Svezia, Olanda – come si
evince anche dalla letteratuta contemporanea - thriller, neri e gialli - dove
il massacratore nostalgico di Hitler è quasi un “topos”.
Qual è stata la dinamica di Utoya?
Breivik era vestito da poliziotto già nel momento in
cui ha parcheggiato la macchina sull’Akergataa. Sempre vestito da poliziotta è
poi andato sull’isola. È sbarcato e si è diretto verso i giovani che stavano
fermi a chiacchierare. Impugnava il mitra, ma la divisa ha fatto credere a
tutti che il possesso dell’arma fosse normale. Breivik ha chiamato i ragazzi
intorno a sé, dichiarando che si trattava di un controllo di routine «dopo
quello che è successo ad Oslo». Quando ha avuto tutti vicino (cinquecento
giovani) ha cominciato a sparare. Molti non hanno neanche capito quello che
stava succedendo. Dei ragazzi si sono tuffati in mare, altri si sono rifugiati
nelle case, nascondendosi sotto i letti, un altro ha raccontato di essersi
fatto scudo dei morti, fingerndosi morto a sua volta. Breitvik ha continuato a
sparare per un’ora, andando a cercare chi si era nascosto, prendendo di mira
quelli che nuotavano, finendo con un colpo in testa i feriti a terra.
Ma… tutto da solo?
I sopravvissuti di Utoya dicono che a sparare erano
almeno in due. Forse tre. La polizia li sta cercando. Dovrà anche capire chi
abbia finanziato questo assassino che negli ultimi cinque anni ha dichiarato al
fisco redditi pari a zero. Due cose vanno ricordate in chiusura: il
fondamentalismo islamico stavolta non c’entra, al governo norvegese è arrivata
anche un messaggio di solidarietà palestinese (i moderati di al Fatah, però);
non esiste solo il fondamentalismo islamico, esiste anche quello cristiano. È
non è meno feroce
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 luglio 2011]