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 2011  luglio 16 Sabato calendario

Un fatto curioso di ieri: sia “Il Giornale” e “Libero”, i due quotidiani berlusconiani a prova di bomba, che ”Il Fatto”, foglio ferocemente anticavaliere, hanno titolato sostanzialmente allo stesso modo, prendendosela cioè con la casta dei politici che, mentre ci tolgono con la manovra 70 miliardi o forse 80 (ma forse sempre 47: sulla cifra complessiva reale gli esperti ne sparano di tutti i tipi), stanno bene attenti a non intaccare i propri stipendi, indennità e privilegi vari

Un fatto curioso di ieri: sia “Il Giornale” e “Libero”, i due quotidiani berlusconiani a prova di bomba, che ”Il Fatto”, foglio ferocemente anticavaliere, hanno titolato sostanzialmente allo stesso modo, prendendosela cioè con la casta dei politici che, mentre ci tolgono con la manovra 70 miliardi o forse 80 (ma forse sempre 47: sulla cifra complessiva reale gli esperti ne sparano di tutti i tipi), stanno bene attenti a non intaccare i propri stipendi, indennità e privilegi vari. Quello che stupisce i tre giornali (e anche il resto della stampa, noi compresi) è che i politici non si rendano conto del discredito che li circonda, che scambino le critiche su questo punto come una forma di antiparlamentarismo o di qualunquismo, tipo il pidiellino Raffaele Lauro che si scaglia contro la pubblicistica anticasta accusandola di produrre «una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni» o l’altro pidiellino Andrea Pastore che invoca «voci in difesa del Parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta».

È vero che i parlamentari di una volta non percepivano alcuno stipendio?
È vero, e la cosa venne decisa dopo una discussione lunga e accanita della commissione apposita (sono fatti del 1848). Però è un paragone sbagliato. I parlamentari di quell’epoca erano imn genere piuttosto ricchi e potevano permettersi di non guadagnare. Don Milani – che era don Milani – spiegò col solito furore che deputati e senatori dovevano prendere lo stipendio, altrimenti i figli del popolo non sarebbero mai entrati alla Camera. Giusto. E tuttavia, le nostre indennità sono le più alte d’Europa, i nostri privilegi troppi, e la professionalità esibita dal parlamentare medio ad ogni occasione è invece piuttosto scarsa. Il livello culturale degli onorevoli fa in genere cadere le braccia. Tante volte viene da dire: non sanno fare il loro mestiere, non sanno nemmeno di che si tratta…

Per esempio, in questo caso, che ci voleva a dire: ci dimezziamo l’indennità?
Erano pochi soldi, ma sarebbe stato un gesto di conciliazione verso i cittadini a cui si chiedono mediamente mille euro a testa. Pensi che dimezzando i comuni mediante accorpamenti (il 70 per cento hanno meno di cinquemila abitanti), abolendo le province, diminuendo il numero di consiglieri regionali si potrebbero risparmiare un centinaio di miliardi. Si poteva delegare il governo a preparare una legge in questo senso. E invece…

Qualcosa però hanno fatto.
I piccoli comuni, come abbiamo spiegato ieri, dovranno aggregare due delle sei funzioni di loro competenza. In termini finanziari è poca roba. Poi hanno stabilito che i partiti, quando la legislatura si interrompe prima del tempo, non saranno rimborsati per tutti e cinque gli anni, come accade adesso. Questo è unrisparmio solo se la legislatura finisce prima. L’adeguamento agli stipendi medi europei è stato rinviato alla prossima legislatura. Ma il trucco per non diminuirsi il compenso è già stato trovato. La storia della media europea potrebbe persino far fruttare qualche piccolo aumento.

Come sarebbe?
Come ha raccontato su “Libero” Franco Bechis, nella notte tra il 12 e il 13 luglio, in commissione Affari costituzionali del Senato, è stato votato un parere vincolante (d’accordo destra e sinistra) in cui si stabilisce che questo calcolo della media europea si potrà applicare solo all’indennità propriamente detta (che rappresenta poco più di un terzo dei soldi che gli onorevoli si mettono in tasca) e tenendo comunque conto «dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi paesi». Cioè l’indennità dovrebbe essere commisurata al numero di abitanti. Ma in questo modo, appunto, potrebbe esserci un’integrazione favorevole di 2-300 euro al mese!

Che soluzione si potrebbe adottare?
Per me che deputati e senatori guadagnino bene non sarebbe disdicevole, se il servizio che ci rendono – tecnicamente parlando – fosse all’altezza. C’è poi il problema delle caste, diverso da quello generico della casta: quando si tocca una consorteria, come l’altro giorno quella degli avvocati, qualunque governo, di destra o di sinistra, sbatte la faccia. Gli avvocati – fregandosene dei mercati e dell’emergenza che aveva unito nella paura maggioranza e opposizione – annunciarono che se fosse passata la norma che aboliva gli ordini professionali avrebbero votato contro. Nessun problema se poi Wall Street avesse mandato a remengo il paese

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 16 luglio 2011]