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 2011  luglio 12 Martedì calendario

Per giornate come quella di ieri, con la borsa di Milano a -4% (esattamente: -3,96) e i Btp italiani a +300 sui Bund tedeschi, si adopera in genere l’aggettivo “nero”

Per giornate come quella di ieri, con la borsa di Milano a -4% (esattamente: -3,96) e i Btp italiani a +300 sui Bund tedeschi, si adopera in genere l’aggettivo “nero”. Ma era stato “nero”, per Borsa e Btp, anche il venerdì della scorsa settimana, e molto molto grigio il giovedì. Dunque è in corso da tre sedute un attacco all’Italia, con banche e istituzioni finanziarie estere che vendono massicciamente i nostri titoli e ci spingono nella stessa zona dove finora stavano Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, cioè i cosiddetti Pigs, a cui sarà lecito aggiungere da ieri la seconda “i” di “Italia”: Piigs.

Come mai questo? E perché proprio adesso?
C’è una spiegazione più generale, di tipo – per dir così – tecnic l’Europa non ha sostenuto in modo convincente la Grecia, la decisione definitiva sul “che fare” sembra slittata all’autunno (anche se ieri la Merkel ha smentito), questo ha indotto banche e istituzioni finanziarie a giudicare la capacità europea di difendere i suoi membri e la propria valuta scarsa. I mercati vivono di previsioni e se la previsione è che prima o poi la Grecia salterà per aria e che quindi non c’è da aspettarsi niente di buono neanche dalle aree critiche di maggior peso – Spagna e Italia – i mercati hanno una sola reazione: liberarsi dei titoli infetti, limitare le perdite, uscire il più presto possibile. Ieri è stata sotto attacco l’Italia, ma anche la Spagna il cui differenziale con i Bund tedeschi è salito a 337 punti.

Che cosa significa questo differenziale?
Tutti i paesi chiedono soldi in prestito. Ma non tutti pagano lo stesso interesse. La Germania, che ha l’economia più solida, è quella che riconosce il tasso più basso, ieri il 2,67%. Per valutare lo stato di salute di un paese si fa la differenza tra l’interesse che questo paese deve riconoscere a chi gli presta soldi e l’interesse tedesco. Nel caso italian 300 punti significa che i nostri Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) devono pagare a chi li acquista il tre per cento in più dell’analogo titolo tedesco. Ieri, quindi, il 5,67%. Gli spagnoli il 6,02. I greci più del 17. E così via.

L’attacco all’Italia e alla Spagna è quindi un attacco all’Europa?
La previsione dei venditori è che l’euro può saltare per aria, perché i paesi che lo adottano non sono in grado di pagare i loro debiti in una moneta così forte. Gli esiti possibili sono due: i paesi deboli – come la Grecia o l’Italia – tornano alle vecchie valute, la dracma o la lira, secondo una procedura non prevista dai trattati e con esiti catastrofici sul benessere delle popolazioni (sparizione delle merci, prezzi alle stelle, perché nessuno vorrebbe lire o dracme in cambio dei suoi prodotti). Secondo esit l’euro muore e l’Europa torna indietro di dieci anni. Conseguenze di questo falliment non le sa immaginare nessuno. Il dollaro potrebbe (forse) guadagnare in ogni caso. Nella prima ipotesi, l’euro, sgravato del peso delle economie più deboli, diventerebbe talmente forte da essere assai scomodo da maneggiare, con evidenti vantaggi per il dollaro e per le esportazioni Usa. Nel secondo caso, il dollaro riprenderebbe il suo ruolo di valuta dominante. È molto sottile, in questo senso, la dichiarazione cinese di ieri che proclama la più grande fiducia nella nostra moneta.

I cali di ieri hanno dunque solo cause internazionali? Non ci sono responsabilità nostre?
Sì, noi abbiamo la grave responsabilità di aver accumulato un debito prossimo ai 1900 miliardi di euro, pari cioè al 120% del nostro Pil. La nostra classe politica, ignorando la bomba atomica su cui sta seduto il paese, s’è poi messa a litigare. Non è un caso che l’attacco sia cominciato giovedì scors in quei giorni Berlusconi dichiarava a “Repubblica” che il ministro dell’Economia è inaffidabile («una serpe in seno») e lo stesso Tremonti, mentre è in qualche modo toccato dall’inchiesta sull’onorevole Milanese, si permetteva di dare del “cretino” a Brunetta. Ai mercati non piace nemmeno il trucco, contenuto nella manovra, di spostare il grosso dei risparmi al 2013-2014. Di fatto, su 68 miliardi da tagliare, ne vengono garantiti subito poco meno di 26. I creditori, in questi casi, pensano in genere che la seconda fase dei tagli non arriverà mai. Per questo la Merkel ci ha sollecitato ad approvare presto la manovra (che anticiperà alcuni dei risparmi futuri) e per questo le opposizioni si sono dette disponibili, a patto di accogliere qualche loro richiesta, a votare il testo senza troppe storie. Napolitano ha fatto ieri due appelli in questo senso.

Gli americani che lottano per il dollaro hanno intanto grossi probemi a casa loro.
Per legge gli Stati Uniti non possono indebitarsi per più di 14.300 miliardi di dollari, un tetto che sarà raggiunto il 2 agosto. Il Congresso, dominato dai repubblicani, non è disposto per ora ad aumentare questo tetto. Si sta profilando questa soluzione: tagli per duemila miliardi in dieci anni(specie a sanità e difesa) e autorizzazione a indebitarsi fino a 16.300 miliardi. Non so se è davvero una soluzione: gonfiandosi di debiti è inevitabile che un paese prima o poi scoppi

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 12 luglio 2011]