La Gazzetta dello Sport, 24 agosto 2007
Tags : Le indagini sul delitto di Garlasco
Lunedì prossimo la procura di Vigevano farà il punto sul delitto di Garlasco. In discussione soprattutto la faccenda delle scarpe troppo pulite di Alberto Stasi (che avrebbero dovuto essere, invece, sporche di sangue) e il capello che Chiara stringeva tra le dita, di color chiaro e lungo 5-6 centimetri

Lunedì prossimo la procura di Vigevano farà il punto sul delitto di Garlasco. In discussione soprattutto la faccenda delle scarpe troppo pulite di Alberto Stasi (che avrebbero dovuto essere, invece, sporche di sangue) e il capello che Chiara stringeva tra le dita, di color chiaro e lungo 5-6 centimetri. Intanto in paese è arrivato Fabrizio Corona, intenzionato a realizzare un servizio fotografico sulle due gemelle Cappa. Interrogato sul fotomontaggio che ha permesso alle sorelle di comparire in una stessa foto con la ragazza uccisa e di finire quindi a ripetizione sulle pagine dei giornali, il fotografo ha detto: «M’è piaciuta. una mossa alla Corona». Il ministro Di Pietro ha intanto stigmatizzato l’interesse dei giornalisti per la vicenda, a suo dire sproporzionato. «Le indagini non le fanno più le Procure, ma i giornalisti su basi quasi sempre infondate e su illazioni».
• Che ne dice?
Le indagini le fanno le Procure e i giornalisti le osservano e le giudicano, basandosi su quello che viene loro riferito dai magistrati e su quello che hanno accertato per conto loro. Un delitto, con le relative indagini, porta sempre alla luce un contesto, un ambiente, una società, dei personaggi. L’unica accusa che è legittimo fare ai giornalisti è di scrivere male, quando scrivono male. O di mentire, quando mentono. Il resto è il prodotto di inquietudini di persone che non hanno capito che cos’è una libera stampa, oppure che l’hanno capito ma vogliono che la libera stampa si eserciti solo sugli altri. Lo dico per il ministro Di Pietro e lo dico anche per la famiglia Cappa, che minaccia querele e parla di dati o notizie “sensibili”, un aggettivo ridicolo che farebbe supporre l’esistenza di dati o notizie “insensibili”. L’arrivo di un fotografo famoso sul luogo di un delitto come questo deve essere considerato normale.
• Ma secondo lei come va a finire? Di Pietro dice che il Paese si divide in innocentisti e colpevolisti. E ha ragione. Anche i nostri lettori hanno cominciato a schierarsi. C’è qui, per esempio, la lettera del lettore Massimo Bolognesi: dice che «è evidente» l’innocenza di Alberto dato che non ha movente, soffre troppo e si vede che è sincero. Secondo Bolognesi l’assassino è una donna ed è per forza molto vicino alla vittima.
Ma, guardi, ieri Ennio Fortuna, il procuratore generale di Venezia, parlando a proposito dei due coniugi ammazzati vicino a Treviso, ha detto che «innamorarsi di un’unica teoria è sempre un punto di partenza sbagliato». Raramente ho sentito dire una cosa tanto giusta. Ora, nel caso di Garlasco, la teoria circola nelle teste di tutti quanti, inquirenti compresi, da un pezzo. Ed è questa: Alberto aveva una relazione segreta con una donna, probabilmente una donna-arpia, una donna frustrata e invidiosa di Chiara, smaniosa di emergere, che lo aveva soggiogato e che lo voleva tutto per sé. Costei ha bussato alla porta di Chiara, quel lunedì mattina, e Chiara, che la conosceva, le ha aperto. successo allora quello che sappiamo, cioè il massacro. Più tardi, il giovane Stasi, con la sua aria bionda e sperduta, è andato a cercare la fidanzata, è entrato in casa, ha visto quello che era successo, ha capito subito chi era l’assassina e ha deciso di proteggerla. Perché si vergognava di aver tradito Chiara, non voleva che si sapesse della tresca, e soprattutto perché aveva paura di lei, dell’amante-strega. Vede che bella storia, tragica e passionale nello stesso tempo? Ma, sulla base di quello che sappiamo, potrebbe benissimo essere falsa. Intanto potrebbe essere falso l’assunto da cui si muovono tutti i ragionamenti, e cioè che Chiara dovesse conoscere per forza la persona a cui ha aperto la porta.
• Come è possibile?
Perché se Chiara fosse stata una persona anziana, questo timore di aprire a uno sconosciuto sarebbe stato di sicuro fortemente presente. Ma una ragazza giovane e spensierata, alle nove di mattina, può benissimo sentir bussare alla porta e aprire senza pensarci, anche se è in pigiama. Può credere di sapere chi sta suonando alla porta. Può aver aperto solo uno spiraglio («C’è posta!») e l’assassino dall’altra parte aver dato uno spintone ed esser balzato dentro col suo batticarne, o quel che era.
• Perché uno sconosciuto dovrebbe fare una cosa simile?
A Firenze, qualche anno fa, una signora è stata uccisa in casa sua da una cinquantenne che s’è fatta aprire la porta fingendosi una postina. Costei da ragazza era stata innamorata del suo compagno (ignaro) e quarant’anni dopo s’era voluta vendicare della felicità che le era stata negata. Anche lì le indagini erano partite subito in direzione di questo compagno, ed erano poi approdate alla verità per caso. Anche lì il delitto era avvenuto di mattina.
• Quindi Alberto è innocente?
Fino a prova contraria, sì. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/8/2007]