La Gazzetta dello Sport, 9 novembre 2007
Le Borse hanno ricominciato ad andar giù e specialmente Wall Street, che l’altra sera ha perso il due e passa per cento e ogni giorno soffre perché questa o quella azienda comunica perdite enormi, perdite che nessuno si sarebbe mai aspettato

Le Borse hanno ricominciato ad andar giù e specialmente Wall Street, che l’altra sera ha perso il due e passa per cento e ogni giorno soffre perché questa o quella azienda comunica perdite enormi, perdite che nessuno si sarebbe mai aspettato.
• Sono sempre le storie di quest’estate? la stessa crisi?
E’ la stessa crisi, a parte martedì, giornata in cui s’è inserita la General Motors con perdite di 39 miliardi. Ma non per i mutui: non potrà godere degli sgravi fiscali che erano stati previsti in un primo momento. Guardi, la GM non è affatto preoccupante: il gruppo è in ripresa e le cifre del bilancio non corrispondono ancora alla realtà. Le vendite della casa di Detroit hanno ricominciato a crescere e nell’ultimo trimestre GM è riuscita a far meglio persino della Toyota. La crisi vera, quella che sta tormentando Wall Street e il resto del mondo dall’inizio, riguarda i mutui, gli ormai famosi mutui subprime.
• Spieghi per favore un’altra volta di che si tratta.
Ma niente: il denaro costava pochissimo, praticamente te lo regalavano, allora gli americani pensarono di offrirlo in prestito ai poveracci per indurli a comprarsi casa. Siccome da una trentina d’anni le case crescono sempre di valore, le banche calcolavano che, se i poveracci non fossero riusciti a pagare, loro si sarebbero comunque presa la casa. Perciò: tassi e rate iniziali bassissimi, poi, a partire dal secondo anno, batoste. invece successo quest il valore delle case è sceso e continua a scendere. Due milioni e mezzo di americani hanno difficoltà a pagare e di questi almeno ottocentomila non pagheranno mai. Le banche non rientrano dei soldi e le case, col mercato che è andato giù, valgono molto meno delle somme prestate. Guaio grosso così. Ingigantito da una terza furbata: il mutuo concesso a mister Gomez, della periferia di Los Angeles, è stato fatto a pezzi e insalsicciato, con altri mutui o altre rendite o altri derivati, in obbligazioni che sono state rivendute alle banche di tutto il mondo e da queste rifilate, ogni volta che è stato possibile, alla clientela. Così la furbata americana s’è trasformata in un disastro mondiale. Oh, badi, non è che le banche del resto del mondo avessero ingenuamente abboccat che si stesse commerciando in porcherie – e rivendendo porcherie alla clientela – lo sapevano tutti. Solo che adesso è arrivato il conto e man mano che si capisce quanto è caro questo conto le Borse precipitano.
• Sa perché mi scaldo così poco? Perdono le banche, perdono le Borse e a noi – che non abbiamo comprato casa e non abbiamo comprato azioni – che ce ne importa?
Ce ne importa, ce ne importa. Tutte le aziende del mondo hanno una parte dei loro soldi investiti in Borsa. Se le Borse vanno giù, questa perdita di valore – da registrare a bilancio – si trasforma in perdita secca. Le perdite vanno colmate, cioè gli azionisti devono tirare fuori i soldi. Oppure procedere a dei risparmi: tagliare personale, rinunciare a far assunzioni. Magari l’azienda s’è difesa sufficientemente dal punto di vista economico, ma è stata penalizzata da quello finanziario. Certe volte gli azionisti non hanno neanche voglia di ripianare le perdite o di far sacrifici. Certe volte chiudono e basta...
• Ma sta succedendo sul serio?
In Italia no, ma negli Stati Uniti sì. Ieri Merryl Linch ha comunicato svalutazioni per 27,2 miliardi di dollari (qualcosa come 50 mila miliardi delle vecchie lire), Morgan Stanley per 2,5 miliardi. I sussidi di disoccupazione sono aumentati di 330 mila unità. E Bernanke, il capo della Federal Reserve, mentre io e lei parliamo, sta spiegando la situazione al Congresso. La settimana scorsa ha ancora tagliato il tasso di sconto di un quarto di punto, ma ha anche fatto sapere che era l’ultima volta: su questa semplice frase, cioè sulla presa di coscienza che il tasso di sconto non sarebbe più sceso, le Borse sono precipitate.
• E il petrolio? Contribuisce alla crisi?
Il greggio a cento dollari al barile contribuisce ad aumentare i costi di tutti, cioè a peggiorare i conti delle aziende, cioè a far perdere valore alle azioni. A meno che non si tratti di aziende petrolifere, naturalmente. I paesi produttori (l’Opec) assicurano che faranno di tutto per aumentare la produzione, ma i dati disponibili fino a questo momento dicono che la produzione, nel 2007, potrebbe risultare addirittura diminuita. L’Italia è forse al riparo dai subprime, ma per quello che riguarda l’energia sta nei guai. Rischiamo di pagare davvero cara la rinuncia al nucleare di tanti anni fa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/11/2007]