La Gazzetta dello Sport, 23 marzo 2008
Ieri la giornata mondiale dell’acqua, una ricorrenza voluta dall’Onu di cui si sono accorti in pochissimi

Ieri la giornata mondiale dell’acqua, una ricorrenza voluta dall’Onu di cui si sono accorti in pochissimi.
• Già, l’anno scorso ci fu invece un bel can-can e mi ricordo che restammo due giorni a parlare del problema.
La giornata capitò in mezzo alle riunioni dell’Ipcc, l’Istituto dell’Onu che si occupa del clima e delle prossime catastrofi ambientali, quindi le faccende dell’acqua cascarono su un terreno preparato bene. Quest’anno la testa della gente e quella dei potenti è concentrata sulla crisi dei mutui, delle Borse e delle Banche. L’acqua sembra un fastidio da maniaci. Naturalmente non è così e, guardi, dovremmo imparare proprio dalla crisi dei subprime: la finanza creativa esiste da una ventina d’anni e in questi vent’anni poche voci isolate hanno gridato contro il pericolo senza essere ascoltate o venendo considerate con sufficienza, anche se la previsione della catastrofe era ovvia. Idem con l’acqua: se faccio spallucce quando mi fanno vedere che troppi grandi fiumi non arrivano più al mare perché si seccano prima (il Rio Grande oppure il Colorado o anche il caso famoso del lago Aral, ridotto a un cumulo di sale) oppure sbadiglio quando mi spiegano che la metà dell’acqua distribuita in Italia va persa, poi non devo meravigliarmi se, un certo giorno, i rubinetti funzioneranno a orario oppure un chilo di carne di manzo – per la cui produzione ci vogliono poco meno di 10 mila litri d’acqua – avrà un costo impossibile.
• Queste cose lei ce le ricordava anche un anno fa. cambiato qualcosa da allora?
Ho letto un discorso che Ban Ki-Moon, il segretario generale dell’Onu, ha distribuito l’altro giorno alla stampa. All’inizio ci sono le solite cifre impressionanti che purtroppo non impressionano più nessun ogni 20 secondi un bambino muore per le malattie associate alla mancanza d’acqua, per un totale di un milione e mezzo di morti l’anno, due miliardi e mezzo di persone vivono in condizioni igieniche pessime, l’acqua rischia di provocare una guerra in 46 paesi e una rivoluzione in altri 56, le Olimpiadi di Pechino significheranno anche una deviazione verso quella capitale di milioni di metri cubi di acqua, e del resto una delle ragioni per cui la Cina opprime il Tibet è proprio l’acqua, dato che il Tibet è di fatto un’enorme cisterna. Anche questa è roba vecchia, saputa e risaputa, e i cinesi non si impressioneranno di certo per gli articoli del segretari stanno completando la costruzione sullo Yang Tze della diga delle Tre Gole, nella regione dello Hubei. Sa che significa? Un milione e 200 mila persone costrette a un esodo biblico, la nascita di trenta nuove città ciascuna con 30 milioni di abitanti, la distruzione di 13 città, 140 paesi, 326 villaggi che finiranno sommersi in fondo al bacino. Tutto questo perché il Fiume Giallo, un distruttore di territorio con le sue frequenti inondazioni, andava poi anche in secca troppo spesso. Gli portano, per stabilizzarlo e arricchirlo, le acque del Fiume Azzurro.
• E in Italia?
In Italia c’è la gran questione dell’acqua sprecata. E il dibattito se le risorse idriche debbano essere gestite dallo Stato, dai privati o da tutt’e due messi insieme.
• E che strada si dovrebbe prendere?
La questione è sostanzialmente questa: da noi sono vecchi la rete di distribuzione – che perde troppo –, le fognature e gli impianti di depurazione. Per ammodernare il sistema ci vorrebbero investimenti per 50 miliardi di euro. Fatti seriamente, questi investimenti porterebbero benessere e lavoro. Dove trovare i soldi però? Ecco perché sembrerebbe inevitabile il ricorso ai privati, sulla base di un principio di questo genere: l’acqua resta dello Stato, il business connesso ti viene dato in concessione con la possibilità di farti applicare tariffe redditizie a patto che tu investi i soldi nell’ammodernamento del sistema. Per quello che ho visto finora, è un discorso che non funziona. I privati si buttano sui profitti e, in massima parte, degli investimenti se ne fregano. Le società miste pubblico-privato portano a risultati non troppo diversi: i soci privati tendono a mettersi in tasca i ricavi e pretendono di caricare gli investimenti sul partner pubblico. Il partner pubblico – cioè il sindaco – è troppo spesso in conflitto di interessi, partecipa privatamente alle società dei privati e poi fa il controllore pubblico. Su tutto l’affare abbiamo montato come al solito una spaventosa rete burocratica imperniata su 98 Ambiti Territoriali Ottimali, con pletora di impiegati, mini-autorithy locali e altri orrori dello stesso genere che non ci hanno fatto fare un passo in avanti. La verità molto semplice è che l’acqua va pagata molto più di adesso e che bisogna poi pretendere un servizio perfetto. Se no arriverà anche in questo settore qualcosa di molto simile ai subprime. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/3/2008]