La Gazzetta dello Sport, 12 aprile 2008
Domani è dunque il gran giorno... • Domani e dopodomani, vorrà dire. Le urne chiudono alle 15 di lunedì

Domani è dunque il gran giorno...
• Domani e dopodomani, vorrà dire. Le urne chiudono alle 15 di lunedì. A proposito non sarebbe il caso di dare oggi, vigilia delle elezioni, qualche istruzione sul voto?
Giusto. La cosa più importante da raccomandare è di fare un segno preciso su un solo simbolo, quello del partito che si è deciso di scegliere. Se questo partito è apparentato con qualche altra formazione, guardarsi dal fare una X che li comprenda tutti e due: il voto verrebbe annullato. Anche se si vorrebbe votare la coalizione, perciò, scegliere il partito. Il voto arriverà automaticamente anche alla coalizione.
• Mi vengono due domande. Che ragione c’era di rendere nullo il voto per la coalizione?
Bisogna sempre sapere quanti voti raccoglie ogni singolo partito. C’è il problema dello sbarrament chi fa parte di una coalizione deve comunque prendere il 2% alla Camera e il 3% al Senato per essere ammesso. Questo anche se la coalizione raggiunge il quorum previsto del 10 per cento alla Camera e del 20 per cento al Senato. chiaro il concetto? C’è prima di tutto uno sbarramento per la coalizione e se questo sbarramento viene superato, si va a vedere quanto ha preso ciascun partito. E se nell,a coalizione c’è un partito che non è arrivato al 2% alla Camera e al 3% al Senato non passa.
• Potrebbe anche darsi il caso del partito che prende la percentuale minima prevista ma fa parte di una coalizione che non supera lo sbarramento. In questo caso?
Non passa. Infatti i quattro partiti della sinistra si sono scervellati per capire qual era la combinazione giusta. Andando da soli aveva la certezza di passare solo Rifondazione. Coalizzati, la probabilità di non raggiungere il 20 per cento al Senato era molto alta. Così hanno fatto una lista sola con un solo simbolo, l’Arcobaleno. Come se si trattasse di un solo partito. In questo modo al Senato gli basterà l’8%. Se i partiti corrono da soli e non coalizzati, ci vuole infatti una percentuale di voti più alta per superare lo sbarrament il 4% alla Camera e l’8% al Senato. I quattro della Sinistra, facendo una sola lista, puntano a raggiungere l’8 in qualche Regione. Sapevano che al 20 necessario per far passare la coalizione non sarebbero arrivati mai.
• E allora perché An e Forza Italia si sono presentati con una sola lista, questa del Popolo della Libertà? Avrebbero superato tutti e due tranquillamente sia il 4 nazionale che l’8 regionale.
Sì, ma mettendosi insieme hanno aumentato la probabilità di prendere il premio di maggioranza. Il sistema elettorale attuale prevede infatti, oltre allo sbarramento, anche un premio in seggi per il partito o la coalizione che arrivano primi. In particolare: 340 seggi garantiti alla Camera, qualcosa come il 55% dei posti anche se hanno preso una percentuale di voti molto più bassa. E anche se hanno vinto per un voto solo. In questo modo alla Camera è garantita la governabilità. Discorso diverso al Senat qui il premio non è nazionale, ma regionale. Ogni Regione assegna cioè un certo numero di seggi-premio al partito che in quella Regione è arrivato primo. La Costituzione prevede infatti che la rappresentanza del Senato sia su base regionale e quando Berlusconi e Calderoli (che avevano dato retta a Casini) cambiarono la legge elettorale sul finire della legislatura 2001-2006 vennero richiamati dal presidente Ciampi il quale li avvertì che se la legge non avesse rispettato il dettato costituzionale – che imponeva appunto scelte basate su base regionale – la legge sarebbe stata considerata incostituzionale. Il centro-destra inventò così i premi regionali e scavò la fossa al governo di centro-sinistra: è proprio il sistema dei premietti distribuiti localmente che rende probabile l’ipotesi del pareggio. Io prendo un premio qua, tu lo prendi là e alla fine abbiamo lo stesso numero di parlamentari. Ma lei, quando all’inizio le ho spiegato la faccenda del simbolo da segnare con precisione, ha detto che aveva da fare due domande.
• Sì, l’altra domanda era: ma c’è proprio bisogno di questi simboli? Perché non si fa una semplice lista con i nomi dei partiti e accanto una casella da barrare? Sarebbe più semplice, no?
I simboli, o loghi, da segnare con una ics risalgono al tempo in cui il 90 per cento degli italiani era analfabeta. Il contadino, che era capace di morire in battaglia (poco dopo sarebbe scoppiata la Grande Guerra), non sapeva però leggere le lettere che formavano – per esempio – le parole “Partito socialista”. Gli si diceva: guarda la falce e il martello, e non sbaglierai. E così lui non sbagliava. Oggi i simboli, oltre a esser brutti, non hanno più senso. Spariranno, a un certo punto, anche quelli. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/4/2008]