Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  maggio 03 Sabato calendario

Il problema con le denunce dei redditi messe in rete da Visco è che, anche dopo la decisione di oscurarle, restano comunque visibili

Il problema con le denunce dei redditi messe in rete da Visco è che, anche dopo la decisione di oscurarle, restano comunque visibili. E-Mule, Rapidshare e altri siti le hanno copiate e le tengono a disposizione di tutti, si suppone per sempre. nato anche un sito specializzato, che si chiama Redditodelvicino.com: i fondatori si propongono da oggi in poi di far conoscere a tutti i redditi di tutti.

• Chi ha ragione?
Come sempre, torti e ragioni sono distribuiti. vero che c’è una legge del 1972 che rende pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei cittadini, in modo che chiunque a richiesta possa consultarle. Ma è anche vero che la stessa legge limita la disponibilità dei dati a un anno. Dunque, poiché qualunque cosa venga messa su Internet può rimanerci teoricamente per sempre, l’iniziativa di Visco risulta già per questo discutibile. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha poi ricordato, proprio ieri, che l’articolo 24 della legge 15 del 2005 (quindi siamo in epoca Berlusconi) «vieta espressamente la diffusione delle denunce dei redditi dei contribuenti». Qui si introduce una distinzione sottile: una cosa è la pubblicità delle dichiarazioni, un’altra la loro diffusione. Secondo Rienzi chiunque può chiedere di conoscere il reddito di un signor X, ma facendo domanda e motivando la richiesta. Altra considerazione: nel 1972 Internet non esisteva e dunque il legislatore non poteva prevedere nella legge tutele particolari da un mezzo di comunicazione tanto potente.

• Insomma Visco ha torto.
Il garante per la privacy – istituzione nei confronti della quale nutriamo la massima antipatia – ha disposto la cancellazione immediata dalla rete con una motivazione che si richiama alla mancanza di leggi sufficientemente chiare sul problema. In ogni caso Visco è un uomo politico e non poteva non prevedere la quantità di problemi che un’iniziativa di questo genere avrebbe sollevato. La prudenza era obbligatoria. Mettersi in testa di dare questa lezione di democrazia l’ultimo giorno e senza aver preso in considerazione i pro e i contro attraverso un dibattito pubblico e di alto livello è francamente sconcertante.

• E che ne dice di quelli che hanno preso i dati e se li sono messi sul loro sito, rendendoli facilmente cliccabili? E dei giornali che pubblicano le liste di nomi?
Sulle liste di nomi stampate dai giornali, la Gazzetta – come avrà visto – ha deciso di non procedere. Sul nostro giornale, nessun nome. Per parte mia le dico che queste decisioni devono essere prese dai direttori dei giornali e non da un’autorità esterna. Qualunque autorità esterna che decida che cosa è lecito e che cosa non è lecito pubblicare, attenta a un fondamento della democrazia. Con buona pace di Rodotà – che ha inventato questa roba – e del garante attuale, dottor Pizzetti, che ogni giorno si trova di fronte qualche problema troppo grande per lui. Quanto ai siti, l’impossibilità di tenere sotto controllo la rete è ormai acclarata. Questo rende ancora più risibile l’esercizio d’autorità del cosiddetto garante. I dati comunque resteranno a disposizione, anche se poi perderanno presto d’interesse, dato che si riferiscono al 2005.

• E Grillo?
Vuol dire l’arrabbiatura di Grillo? Guardi, Grillo ha torto ad arrabbiarsi, perché chi di rete ferisce può benissimo di rete perire. Ma hanno torto anche i grillini che adesso lo hanno messo sotto accusa per il fatto che guadagna quattro milioni di euro l’anno. Infatti qui si deve stabilire se è un peccato guadagnare molti soldi. La ricchezza che non sia frutto di crimini va forse perseguitata? O si pensa che la ricchezza sia sempre frutto di crimini? Grillo poi, accanto alla cifra dell’incasso lordo, ha anche quella del versamento al fisco, fino a prova contraria ineccepibile. E come lui, tutti gli altri. Quindi dov’è il problema? Del resto, che il comico-politico guadagnasse bene e che il suo celebre blog fosse un formidabile strumento di promozione delle sue serate i giornali l’avevano scritto molte volte. E anche se non l’avessero scritto, a occhio era chiaro. I grillini imparino il vecchio detto: l’inferno è lastricato di buone intenzioni.

• E che ne dice dell’altra questione: che la criminalità, leggendo i redditi di tante persone, potrebbe più facilmente sequestrare o ricattare?
Rienzi ha denunciato Visco a 104 procure della Repubblica, e anche il generale Speciale - il grande nemico del ministro di Prodi - ha insistito su questo punto. Io ci credo poco. La criminalità organizzata quello che deve sapere lo sa. E i dati poi sono vecchi. Tre anni possono fare una grande differenza. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/5/2008]