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 2008  maggio 31 Sabato calendario

In Piemonte e Valle d’Aosta piove di meno, la perturbazione si sta spostando verso il Veneto, il Frejus è stato riaperto al traffico pesante già ieri mattina, a Torino stamani si torna a scuola, i ponti che erano stati chiusi al traffico sono stati quasi tutti riaperti, non ci sono più paesi isolati

In Piemonte e Valle d’Aosta piove di meno, la perturbazione si sta spostando verso il Veneto, il Frejus è stato riaperto al traffico pesante già ieri mattina, a Torino stamani si torna a scuola, i ponti che erano stati chiusi al traffico sono stati quasi tutti riaperti, non ci sono più paesi isolati. Insomma: l’emergenza è praticamente finita. Il Po ha esondato nel parco del Valentino, a Torino, ma provocando solo curiosità: la gente s’avvicinava per vedere l’acqua fuori dagli argini e creava in questo modo un pericolo. stato necessario transennare per allontanare crocchi e capannelli. Il governo ha proclamato lo stato di calamità per le due regioni e stanziato, per ora, cinque milioni di euro.

• Morti?
Quattro. Gli ultimi, una madre – Erika Poet, di 34 anni – e la sua bambina di tre anni, di nome Annik. I loro corpi sono stati trovati ieri. Il padre e gli altri tre figli si sono salvati per caso: si trovavano da un’altra parte al momento dell’onda di piena. Il vecchio recuperato cadavere mercoledì apparteneva alla stessa famiglia, era il nonno di Annik. La quarta vittima è un giovane rumeno che stava tentando di salvare la sua automobile.

• Le posso dire che sono sempre stupito dei morti provocati dall’alluvione? Non vedono l’acqua salire? Come mai non fanno in tempo a salvarsi?
Ma lei non sa quello che dice. Prima di tutto l’acqua blocca le uscite e uno dei drammi dei soccorritori è impedire ai parenti in ansia di tentar di raggiungere le famiglie assediate dalla piena. L’acqua poi sfonda, è una bomba atomica che ti entra in casa dalle finestre. I morti vengono trovati in genere a chilometri di distanza, disfatti dalla violenza del colpo. Lei viene ingannato dalla parola ”allagamento”, s’immagina qualcosa di simile all’acqua del rubinetto che sale nella vasca da bagno. Ma non è così. Lei dove sostituire al termine “allagamento”, la parola “esplosione”. Un’esplosione d’acqua e di fango. Si annega, si soffoca e si viene dilaniati nello stesso tempo, sbattuti via insieme a mobili, tronchi, pezzi d’asfalto, corpi di bestie. Con il fango, quando torna il sole, si continua a combattere per mesi e mesi.

• C’è un problema politico? stato fatto quello che si doveva fare per difendere il territorio da questa catastrofe?
Lei sa che in Piemonte c’è un comune che si chiama Piovèra, che è come dire “pioverà”. Poi c’è un altro posto che si chiamava Sparvara e che a metà Ottocento venne spazzato via da un’alluvione. Lo ricostruirono e lo ribattezzarono Alluvioni Cambiò, in modo da non dimenticare mai che cosa può fare la pioggia da quelle parti. Questo per dirle che ci sono abituati, che si sono attrezzati e che fanno e hanno fatto molto. I ponti costruiti dopo l’alluvione del 2000 hanno retto bene. Alessandria, dopo il disastro del 1994 (seimicinquecento metri cubi d’acqua al secondo addosso alla gente), s’è rimessa in piedi magnificamente. Il problema è che a un certo punto, da Roma, hanno cominciato a lesinare i soldi. Benché il disastro da pioggia sia qui una specie di certezza, ai governi, quando hanno denaro, viene meglio diistribuire, risarcire socialmente, tener conto degli elettori. Chi s’accorge di un milione in più o in meno dato per un’eventualità che si considera remota? La prevenzione – credono i politici – non porta voti.

• La pioggia di maggio non è eccezionale?
Nonostante la storia dell’anticiclone delle Azzorre, no. Storicamente le alluvioni piemontesi sono d’autunno o di primavera, e più frequentemente in maggio e in ottobre. sbagliato dire che non si è fatto niente. vero però che l’idea di una politica del territorio vera, con investimenti veri, è sempre dura a passare.

• Ho sentito dire che da quelle parti ci sono scorie radioattive.
Sì, a Saluggia, nel vercellese, a cento metri dalla Dora Baltea sono sepolte le scorie del post-nucleare italiano. Il sito si chiama Eurex. Per proteggerlo è stato anche costruito un muro alto più di 20 metri. stato progettato per reggere l’esondazione totale della Dora e la rottura contemporanea di tutte le dighe in Valle d’Aosta. Cioè un evento da migliaia di morti. Infatti se l’acqua si portasse via i contenitori ci troveremmo in una catastrofe planetaria (così Rubbia, lanciando grandi allarmi nel 2000). Legambiente dice che il pericolo può venire anche da sotto, cioè l’acqua – secondo loro – potrebbe penetrare il sito e inquinarsi radioattivamente entrando dai tombini. Si tratta di 230 metri cubi di scorie nucleari ad alta, media e bassa attività. Dico: non si potrebbero portare in un posto all’asciutto? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 31/5/2008]