La Gazzetta dello Sport, 3 giugno 2008
Anche se i quotidiani l’hanno messo in prima pagina, l’assassinio di Michele Orsi rischia di non farci nessuna impressione

Anche se i quotidiani l’hanno messo in prima pagina, l’assassinio di Michele Orsi rischia di non farci nessuna impressione. Quante volte abbiamo sentito di un regolamento di conti tra malavitosi o di qualcuno ammazzato «perché aveva parlato troppo» o «perché aveva fatto il passo più lungo della gamba», luoghi comuni che nascondono la ripetività di questi delitti, sempre uguali a se stessi? Anche la televisione ci mostra sempre la stessa scena: un lenzuolo per terra, rigonfio del corpo che copre, l’insegna di un bar là dietro, motorini che passano, auto parcheggiate, agenti che accovacciati misurano... Ci soffermiamo su Orsi perché è morto mentre la gente fa la fila al botteghino per assistere allo spettacolo del suo omicidio. Saviano col libro e Garrone col film hanno infatti già raccontato questo delitto. E la questione casomai adesso è: come si spiega che, mentre siamo così bravi a costruire opere d’arte sul male, questo stesso male non riusciamo neanche a scalfirlo nella realtà?
• Ho letto che Orsi aveva chiesto di esser protetto.
Franco Roberti, il capo del pool anticamorra di Napoli, dice che la richiesta di protezione deve accompagnarsi alla decisione di andare a vivere da un’altra parte. Questa decisione, molto difficile, l’imprenditore non l’aveva ancora presa. Roberti ha spiegato che se non ci si trasferisce, ogni protezione è inutile.
• Il nesso con la spazzatura c’è? Non sarà un tentativo di alzare la tensione nello scontro tra il governo e quelli che non vogliono le discariche?
Il nesso c’è, ma non è quello. Nel 2000 Orsi s’era aggiudicato la gara per lo smaltimento dei rifiuti nel Basso Casertano. La situazione laggiù è talmente compromessa che questo solo fatto basta a considerarlo sospetto. Come si può prendere un appalto simile senza corrompere, senza pagare il pizzo? Deve essere successo, perché da ultimo Orsi collaborava, cioè stava dicendo a quelli del pool che cosa aveva capito del vasto giro criminale che sta dietro allo smaltimento dei rifiuti. Non è detto che siano sempre affari in grande, come quelli che fa Servillo in Gomorra. Qualche volta basta farsi pagare il pizzo. Sulla Salerno-Reggio Calabria le cosche si sono divise i tratti di autostrada e non c’è subfornitore che non paghi.
• Quindi l’hanno ammazzato perché stava parlando?
Ci sarebbe anche il nome dell’assassino. Un Giuseppe Setola di 37 anni che, appena arrestato, disse di essere malato agli occhi e un giudice, di cui non sappiamo il nome, gli concesse di andarsi a curare a Pavia. Seguì fuga con seguito di strage: il 2 maggio l’uccisione di Umberto Bidognetti, cugino del boss e pentito; quindi l’incendio alla fabbrica di materassi del presidente dell’Associazione antiracket di Santa Maria Capua Vetere; poi, il 16 maggio, l’assassinio a Castelvolturno di Domenico Noviello, che aveva mandato in galera un po’ di gente sette anni fa, non era protetto e girava – inutilmente – armato. Quattro giorni fa, sparatoria contro Francesca Carrino, nipote di Anna Carrino, che fu l’amante di Francesco Bidognetti, il capoclan oggi in carcere a cui ha dato tre figli. Una vendetta trasversale: Anna s’è pentita e hanno svuotato due caricatori sulla nipote. Quarantotto ore dopo l’assassinio di Orsi.
• Mi pare chiaro che ce l’hanno con i traditori, cioè con i pentiti. Vorranno impedire altri pentimenti.
Roberto Saviano dà anche molta importanza al secondo grado di giudizio del processo Spartacus, quello che ha portato in galera i due capi dei Casalesi, Francesco Bidognetti e Francesco “Sandokan” Schiavone. L’avvocato di Bidognetti, in marzo, parlando anche a nome del latitante Antonio Iovine, ha chiesto che il processo sia spostato da Napoli. L’argomento è che quella procura è prezzolata dai comunisti e loro sono dei perseguitati. Le accuse dei capicamorra, con minacce, riguardano anche Saviano e la giornalista del Mattino, Rosaria Capacchione.
• Mi interessa sapere se, facendo le discariche e poi i termovalorizzatori, si darebbe o no un colpo alla camorra.
Sì, si darebbe un colpo alla camorra, ma solo se si creassero le condizioni per impedire ai clan di chiedere soldi alle ditte impegnate nei lavori. L’estate scorsa Iovine, uno dei dieci latitanti più pericolosi d’Italia, si trovava al centro di Roma, in piena piazza del Pantheon. La polizia lo fermò, gli chiese i documenti e poi lo lasciò andare. Capirono chi era solo al ritorno in commissariato, osservando una delle foto segnaletiche appese alle pareti. Ecco, se la costruzione delle discariche e poi dei termovalorizzatori sarà difesa così, le camorre di tutt’Italia potranno dormire sonni tranquilli. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/6/2008]