La Gazzetta dello Sport, 4 giugno 2008
E’ cominciato il vertice Fao, che chiuderà domani e deve discutere di “cambiamenti climatici ed emergenze alimentari”

E’ cominciato il vertice Fao, che chiuderà domani e deve discutere di “cambiamenti climatici ed emergenze alimentari”. Le agenzie ieri si sono concentrate sulle solite provocazioni del presidente iraniano Ahmadinejad, il quale ha sostenuto che Israele sparirà non per volontà sua, ma perché così vuole la storia; che il mondo è in mano agli incompetenti; che Khomeini è simile a Cristo; che iraniani e italiani si assomigliano tanto e che l’Iran ci vuole molto bene, tanto è vero che siamo il primo esportatore europeo in quel paese. Poi hanno raccontato di Mugabe, l’ottantenne presidente dello Zimbabwe che non si rassegna alla sconfitta elettorale (tra poco dovrà affrontare il ballottaggio col suo avversario) e c’è venuto a dire quant’è bravo, senza spiegarci come mai fa circolare nel suo Paese, dove l’inflazione è prossima al 200.000 per cento, banconote da 50 miliardi, con le quali si comprano un paio di pagnotte. C’è stata poi la manifestazione degli ebrei contro Ahmadinejad, e quella organizzata dal quotidiano Il Riformista contro il regime iraniano. Infine il presidente Fini ha annunciato di aver annullato, viste le dichiarazioni del presidente, l’incontro del 9 giugno con l’ambasciatore iraniano. Decisione clamorosa.
• Qualcuno ha parlato di fame?
Mugabe, vagamente. Dice che è pronto a mettere a disposizioni terreni del suo paese per le bioenergie. «Lo abbiamo già fatto quattro anni fa».
• Questo non sottrae terreno alle coltivazioni?
Così dicono tutti. Ma è un dato contestato. L’Unione Produttori Internazionali, basandosi su rapporti della Toepfer International, fornisce cifre diverse: nel 2007, la superficie agricola destinata alla produzione di cereali è stata di 762 milioni di ettari, mentre gli ettari destinati alla coltura del biodiesel sono stati solo sei milioni. L’Ocse e la stessa Fao, in un rapporto congiunto, hanno messo in evidenza che nel 2006 il deficit di cereali di Nord America, Europa e Australia è stato complessivamente di 60 milioni di tonnellate, quattro volte il numero di cereali impiegato per produrre etanolo. I Produttori non ci avvertono del fatto che questo dato è però destinato a peggiorare: nel 2006 gli agricoltori americani hanno destinato al biocarburante il 16 per cento del loro granturco. Nel 2007 si è arrivati al 30 per cento e questa quota, grazie agli incentivi della Casa Bianca, è destinata a restare costante per i prossimi cinque anni. Sono comunque terreni sottratti all’alimentare e che ci sia una questione di terreni è dimostrato dal comportamento della Cina.
• Perché, che fa la Cina?
Va disperatamente a caccia di terreni in tutto il mondo. Entro le frontiere della Repubblica Popolare vive oggi il 21% della popolazione mondiale ma la sua agricoltura ha solo il 9% delle terre arabili del pianeta. E non c’è acqua, solo il l8% delle riserve del Pianeta. C’è una direttiva che viene dal centro: comprare terreni ovunque quasi a ogni condizione. I cinesi sono all’attacco in Brasile e Argentina per soia, zucchero, mais. In Nigeria per miglio, semi e arachidi da olio. In Indonesia e Malesia per riso, legname, palme da olio (per i biocarburanti). In Australia e Nuova Zelanda per gli allevamenti di bestiame e la produzione di latte. Gli uffici commerciali delle ambasciate cinesi all’estero hanno mappe dettagliate dei raccolti più importanti per ogni paese. Dal Messico all’Uganda alla Birmania, la Cina è pronta a subentrare ai latifondisti pubblici e privati.
• Questo senza tener conto dei problemi degli altri?
E’ l’ultimo dei loro pensieri.
• Ma allora la Fao a che serve? Non dovrebbe garantire a tutti la vittoria sulla fame?
La Fao è nata nel 1945 proprio per affrontare i problemi dell’alimentazione nel mondo. Come l’Onu, è diventata un mostro burocratico, con 3600 dipendenti e sprechi enormi. Nel 1996 s’era impegnata a dimezzare entro il 2015 gli affamati del mondo. E gli affamati del mondo sono invece passati dagli 800 milioni di allora agli 854 di oggi. Il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha chiesto di chiuderla. C’è però il ragionamento del nostro ministro Renato Brunetta: «La Fao ha due facce. Una è quella formale e burocratica, da passerella, magari con i banchetti opulenti e gli africani in vestito da cerimonia. Però esiste anche l’altra: è l’unica agenzia globale su una materia globale. Brutta, sporca, cattiva, costosa che sia, è la sola agenzia ad avere il know how globale. La Fao conosce quanti cereali ci sono in Africa e in Asia, mercato per mercato, segmento per segmento, condizione geopolitica per condizione geopolitica. il luogo giusto per valutare. Le manca soltanto un po’ di politica decisionistica». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/6/2008]