La Gazzetta dello Sport, 9 giugno 2008
Hillary Clinton ha fatto molti più debiti di quanti si immaginasse: 30 milioni di euro almeno, e Obama, il vincitore delle primarie democratiche che ha assoluto bisogno del voto dei clintoniani e soprattutto delle clintoniane, è disposto ad aiutarla con 12 milioni

Hillary Clinton ha fatto molti più debiti di quanti si immaginasse: 30 milioni di euro almeno, e Obama, il vincitore delle primarie democratiche che ha assoluto bisogno del voto dei clintoniani e soprattutto delle clintoniane, è disposto ad aiutarla con 12 milioni...
• Sempre con Hillary. Non sarebbe il caso di parlare di Obama, a questo punto, e di lasciar perder la Clinton?
Ha ragione, anche se Hillary, pur perdendo, non è affatto uscita di scena. Bene: conquistando la nomination, Obama è entrato nella storia perché è nero e questo, in tre secoli di vita americana e 42 presidenti, non è mai accaduto: mai un nero è stato presidente né vicepresidente né candidato. In questo, una vittoria della Clinton sarebbe stata appena un pochino meno storica: c’è stato infatti un candidato vice-presidente donna, Geraldine Ferraro, vice di Mondale contro Reagan, più di vent’anni fa. Ma c’è un altro punto, meno noto, che fa di Obama un candidato storico, comunque vada a finire la gara.
• Quale?
Barack ha rinunciato al finanziamento delle lobby. Con il termine “lobby” si indicano i gruppi di potere o le grandi multinazionali che finanziano i candidati garantendosi così certi interventi legislativi o certe politiche di settore favorevoli, o almeno non sfavorevoli. In America questo tipo di finanziamenti è pubblico e deve essere reso noto, mese per mese, durante la stessa campagna elettorale. Perciò uno può vedere che - tanto per dire - i fabbricanti di tabacco o l’industria farmaceutica hanno dato più soldi a questo invece che a quello e farsi un’idea di quello che succederà quando il candidato sarà eletto. Per inciso: da noi le grandi lobby dànno soldi a tutti lo stesso, dànno soldi cioè sia a quelli che dicono di pregar Dio dalla mattina alla sera sia a quelli che si fanno vedere stracciati e con la bandiera rossa in mano: la differenza è che da noi è tutto segreto e se uno gli va a chiedere da chi si fanno finanziare si sente rispondere con un ridicolo: «Come si permette?». Ma, tornando a Obama: all’inizio della campagna Obama annunciò che non avrebbe preso i soldi da questi lobbisti e restituì addirittura il contributo di Tony Rezko, che poco dopo sarebbe stato condannato per corruzione. Il risultato di questa scelta è stato eccezionale: fino ad ora il candidato democratico ha messo insieme 264 milioni di dollari, una cifra mai vista prima e che si è accumulata in gran parte grazie a piccoli versamenti, anche per somme minime (10 o 50 dollari), che gli sono arrivati da tanti sostenitori. McCain, in questo momento, ha in cassa appena cento milioni. Tutta la campagna elettorale ha mosso finora 950 milioni, 250 in più rispetto al 2004. chiaro che, nei prossimi cinque mesi, andremo ben oltre il miliardo.
• Ci vuole una piccola storia del candidato.
Il padre di Obama era un keniota. Si chiamava Obama pure lui, era figlio di agricoltori benestanti e a un certo punto entrò in un programma di scambi culturali studenteschi e grazie a questo andò alle Hawaii. La madre di Obama, una bianca, si chiamava Ann e viveva in Kansas. I suoi genitori a un certo punto decisero di tentare la fortuna altrove e si trasferirono a Honolulu. Qui avvenne l’incontro: il possibile futuro presidente degli Stati Uniti nacque il 4 agosto del 1961, quando Kennedy (primo presidente cattolico della storia americana) era alla Casa Bianca da otto mesi. Barack ha avuto una carriera politica molto semplice: dopo aver preso due lauree (una in Antropologia alla Columbia e un’altra in Legge a Harvard) andò a fare l’avvocato a Chicago. Una delle piccole calunnie che si sussurrano nei suoi confronti è di aver fatto carriera per essere stato un grande amico dei bianchi... Ma insomma, nel 1996 - quando era già sposato con Michelle (una nera di cui sentiremo parlare parecchio se diventerà First lady) - si candidò vittoriosamente al Senato dell’Illinois. Da qui non fu difficile entrare nel Senato nazionale. stato solo nel 2004: in quattro anni eccolo quasi alla Casa Bianca.
• Che cosa si propone di fare, da presidente?
Grande domanda. In una delle molte agiografie uscite finora si dice che il suo pensiero è stato influenzato da quella parte d’infanzia passata a Giakarta con la mamma e il suo secondo marito (il padre era tornato in Kenya e non s’era fatto più vedere). A Giakarta, il piccolo Obama sarebbe stato colpito dallo spettacolo della povertà e avrebbe giurato di salvare il mondo eccetera eccetera. Scusi, un candidato nero alla Casa Bianca che cosa potrebbe promettere ai suoi elettori se non la palingenesi universale, il riscatto dei poveri e il trionfo della nuova America? Luoghi comuni, in quel contesto, anche se molto ben detti. Ma ci sarà modo di parlare di questo, anche diffusamente. Alla finale con McCain mancano ancora cinque mesi. [Giorgio dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/6/2008]