La Gazzetta dello Sport, 11 giugno 2008
Ieri abbiamo fatto la conoscenza del nuovo ministro della Pubblica Istruzione, una signora di Brescia che nella vita civile fa l’avvocato e si chiama Mariastella Gelmini

Ieri abbiamo fatto la conoscenza del nuovo ministro della Pubblica Istruzione, una signora di Brescia che nella vita civile fa l’avvocato e si chiama Mariastella Gelmini. Fino ad ora il ministro Gelmini non si era ancora pronunciato. Ieri, davanti alla Commissione Cultura della Camera, ha reso note le sue intenzioni: le scuole paritarie fanno istruzione come gli altri e devono essere aiutate, le ”i” non sono tre, ma quattro e cioè alle berlusconiane ”impresa, internet e inglese” bisogna aggiungere l’’italiano”, anche nel senso che ci sono tanti extracomunitari che vanno aiutati a superare la barriera linguistica. Bisogna valorizzare il merito, avere tolleranza zero verso i bulli, eccetera. L’unica cosa che interessa tutti è se la storia dei debiti da recuperare, cioè in pratica il rinvio a settembre reintrodotto da Fioroni, viene confermato oppure no. Viene confermato. La Gelmini ha detto che bisogna finirla con le riforme a tutti i costi. Ha usato i verbi ”imbullonare” e ”sbullonare”. «Per troppi anni abbiamo investito le nostre energie sull’attività legislativa, abbiamo imbullonato e sbullonato leggi e decreti, badando più al colore politico che alla sostanza dei problemi». Adesso basta - dice - non ripartiremo da zero. Quindi la circolare Fioroni resta. Prepararsi a dare gli esami a settembre. E i ragazzi come la prenderanno? Si sa già come la prenderanno: precipitandosi a scegliere le scuole più facili. Stiamo assistendo proprio in queste ore a frenetici passaggi dai licei agli istituti tecnici e dagli istituti tecnici ai professionali. in corso anche un boom dei diplomifici, quelle scuole che ti fanno fare due o tre anni in uno o che comunque, previo pagamento di una retta congrua, ti garantiscono la promozione. Non mi chieda come fanno a garantire la promozione, perché io non lo so. Fatto sta che un debole segnale di volontà riformatrice, proveniente da Fioroni, ha rivelato quello che già sapevamo: una quantità troppo grande di ragazzi non ha nessuna voglia di studiare o di affaticarsi dietro faccende incomprensibili. La famiglia, nella gran parte dei casi, è d’accordo con loro o se ne frega. Come abbiamo amaramente constatato altre volte, molti genitori chiedono alla scuola di tenergli i figli, e basta. Che i professori non stiano lì a rompere le scatole. Sa che c’è una nuova sigla? lo ”sga”, ”giudizio di ammissione sospeso” (l’acronimo giusto sarebbe stato ”gas”, ma devono averlo giudicato iettatorio). L’anticamera della bocciatura. Gli sga sono quelli il cui destino viene deciso in autunno. Su questo, il ministro? Su questo il ministro neanche una parola. Le agenzie ieri davano grande risalto al fatto che la Gelmini s’è indignata per gli stipendi troppo bassi degli insegnanti. Davanti ai deputati ha snocciolato cifre: i nostri docenti di scuola secondaria superiore guadagnano, dopo 15 anni di insegnamento, 27.500 euro lordi l’anno, tredicesima compresa. Una miseria rispetto ai quasi 50 mila dei tedeschi e ai 40 mila abbondanti dei finlandesi. Indovini un po’? «Siamo ultimi in Europa», l’etichetta con la quale giriamo il mondo e che ci viene appiccicata anche in questo caso. Non è giusto sottolineare che i professori guadagnano poco? giusto, ma il ministro, che s’è appena insediato ed è dunque innocente di tutto, dovrebbe dire che il basso salario dei docenti corrisponde prima di tutto alla bassa considerazione che la società italiana ha dei professori, tante volte maltrattati da famiglie e studenti, mai minimamente motivati se non da se stessi. Lo stipendio basso ha come prima ragione quella: i professori sono considerati una massa di manovra elettorale e nient’altro. Gelmini protesta per gli stipendi, ma dove prenderà i soldi per aumentare i compensi dei prof? In Tre metri sopra il cielo cattivo della situazione, colei che con le sue pretese infastidisce i buoni così eroici nel fare le flessioni è una povera professoressa, vista come l’ultimo dei relitti umani. Il discorso del ministro non le è piaciuto. Mi son sembrate chiacchiere. Banca d’Italia ieri ha diffuso uno studio in cui si dimostra che i figli dei ricchi più o meno escono dalla scuola avendo in mano qualcosa, quelli dei poveri vengono distanziati dal sistema. Quelli del Sud vengono fuori più ignoranti di quelli del Nord. Le famiglie benestanti mandano i ragazzi ai licei, dove comunque riceveranno una formazione migliore. La cosiddetta scuola di massa, con la promozione democraticamente garantita a chiunque, ha prodotto la più classista delle selezioni. E ce lo viene a dire la Banca d’Italia! La Gelmini, interrogata sullo stato della nostra scuola, ha risposto: «Non è un malato terminale». Beata lei.
• L’unica cosa che interessa tutti è se la storia dei debiti da recuperare, cioè in pratica il rinvio a settembre reintrodotto da Fioroni, viene confermato oppure no.
Viene confermato. La Gelmini ha detto che bisogna finirla con le riforme a tutti i costi. Ha usato i verbi ”imbullonare” e “sbullonare”. «Per troppi anni abbiamo investito le nostre energie sull’attività legislativa, abbiamo imbullonato e sbullonato leggi e decreti, badando più al colore politico che alla sostanza dei problemi». Adesso basta – dice – non ripartiremo da zero. Quindi la circolare Fioroni resta. Prepararsi a dare gli esami a settembre.
• E i ragazzi come la prenderanno?
Si sa già come la prenderanno: precipitandosi a scegliere le scuole più facili. Stiamo assistendo proprio in queste ore a frenetici passaggi dai licei agli istituti tecnici e dagli istituti tecnici ai professionali. in corso anche un boom dei diplomifici, quelle scuole che ti fanno fare due o tre anni in uno o che comunque, previo pagamento di una retta congrua, ti garantiscono la promozione. Non mi chieda come fanno a garantire la promozione, perché io non lo so. Fatto sta che un debole segnale di volontà riformatrice, proveniente da Fioroni, ha rivelato quello che già sapevamo: una quantità troppo grande di ragazzi non ha nessuna voglia di studiare o di affaticarsi dietro faccende incomprensibili. La famiglia, nella gran parte dei casi, è d’accordo con loro o se ne frega. Come abbiamo amaramente constatato altre volte, molti genitori chiedono alla scuola di tenergli i figli, e basta. Che i professori non stiano lì a rompere le scatole. Sa che c’è una nuova sigla? lo “sga”, “giudizio di ammissione sospeso” (l’acronimo giusto sarebbe stato “gas”, ma devono averlo giudicato iettatorio). L’anticamera della bocciatura. Gli sga sono quelli il cui destino viene deciso in autunno.
• Su questo, il ministro?
Su questo il ministro neanche una parola. Le agenzie ieri davano grande risalto al fatto che la Gelmini s’è indignata per gli stipendi troppo bassi degli insegnanti. Davanti ai deputati ha snocciolato cifre: i nostri docenti di scuola secondaria superiore guadagnano, dopo 15 anni di insegnamento, 27.500 euro lordi l’anno, tredicesima compresa. Una miseria rispetto ai quasi 50 mila dei tedeschi e ai 40 mila abbondanti dei finlandesi. Indovini un po’? «Siamo ultimi in Europa», l’etichetta con la quale giriamo il mondo e che ci viene appiccicata anche in questo caso.
• Non è giusto sottolineare che i professori guadagnano poco?
giusto, ma il ministro, che s’è appena insediato ed è dunque innocente di tutto, dovrebbe dire che il basso salario dei docenti corrisponde prima di tutto alla bassa considerazione che la società italiana ha dei professori, tante volte maltrattati da famiglie e studenti, mai minimamente motivati se non da se stessi. Lo stipendio basso ha come prima ragione quella: i professori sono considerati una massa di manovra elettorale e nient’altro. Gelmini protesta per gli stipendi, ma dove prenderà i soldi per aumentare i compensi dei prof? In Tre metri sopra il cielo cattivo della situazione, colei che con le sue pretese infastidisce i buoni così eroici nel fare le flessioni è una povera professoressa, vista come l’ultimo dei relitti umani.
• Il discorso del ministro non le è piaciuto.
Mi son sembrate chiacchiere. Banca d’Italia ieri ha diffuso uno studio in cui si dimostra che i figli dei ricchi più o meno escono dalla scuola avendo in mano qualcosa, quelli dei poveri vengono distanziati dal sistema. Quelli del Sud vengono fuori più ignoranti di quelli del Nord. Le famiglie benestanti mandano i ragazzi ai licei, dove comunque riceveranno una formazione migliore. La cosiddetta scuola di massa, con la promozione democraticamente garantita a chiunque, ha prodotto la più classista delle selezioni. E ce lo viene a dire la Banca d’Italia! La Gelmini, interrogata sullo stato della nostra scuola, ha risposto: «Non è un malato terminale». Beata lei. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/6/2008]