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 2008  giugno 17 Martedì calendario

Le autorità libiche fanno sapere che si sono perse le tracce di un barcone salpato dal porto di Zuwarah una decina di giorni fa e naufragato presumibilmente il 7 giugno

Le autorità libiche fanno sapere che si sono perse le tracce di un barcone salpato dal porto di Zuwarah una decina di giorni fa e naufragato presumibilmente il 7 giugno. A bordo c’erano 150 persone e di queste solo una si sarebbe salvata. Tripoli ha parlato perché convinta che a bordo vi fossero degli egiziani. In realtà, a quanto s’è capito fino a ieri sera, i migranti erano tutti egiziani e sono partiti dal porto libico solo perché quello è il passaggio più adoperato dagli africani che vogliono sbarcare in Italia. Gheddafi non ha fornito altri dettagli. Il Cairo nemmeno.

• Ho l’impressione che gli africani abbiano ricominciato a tentare la traversata della morte, incuranti del fatto che le probabilità di lasciarci la pelle sono alte.
Gli africani dicono: meglio in galera in Italia che liberi da noi. Sì, gli sbarchi o i tentativi di sbarco sono ricominciati. Ieri girava la foto tremenda dei clandestini naufragati a Malta e che si tenevano a galla stando aggrappati alle reti che servono per pescare i tonni. Sono i superstiti di un viaggio a bordo di un barcone che si è spezzato in due a 50 chilometri dall’isola. Erano tutti somali. Li ha caricati un nostro peschereccio, il Gambero. I dispersi sono sei e di questi tre sono bambini. A Malta, sono stati bloccati altri due barconi, 55 miglia a sud dell’isola: c’erano 28 persone su ciascuna imbarcazione. A Lampedusa poi è stata una domenica di tregenda: sono arrivati 400 clandestini in sette diverse tornate. Gommoni che trasportavano 70-80 persone ciascuno. Non ci sono morti. Ieri ci sono stati altri due arrivi, sempre gommoni che portavano 45 migranti ciascuno. Il centro d’accoglienza dell’isola, fatto per 190 persone, ne ospita adesso più di 500. Il vicesindaco Angela Maraventano, che è leghista ed è diventata senatore, s’è presentata sul molo in abiti arabi, con tanto di chador, e ha chiesto un passaggio per Tripoli. Vuole andare a parlare con Gheddafi, perché è convinta che il problema sia Gheddafi.

E’ vero?
Una parte molto consistente del problema è sicuramente Gheddafi. Lo scorso 29 dicembre, essendo in carica il governo Prodi (e la crisi, benché temuta, non ancora alle viste) il nostro ministro dell’Interno Giuliano Amato e il suo capo di gabinetto Gianni De Gennaro erano volati a Tripoli per firmare l’intesa con quel Paese che prevedeva il pattugliamento congiunto delle coste. Per i libici c’era il loro ministro degli Esteri, Abdurrahman Mohamed Shalgam. Per quanto l’Italia faccia, infatti, non è possibile fermare l’assalto dei barconi se non c’è il controllo dei libici.

Scusi, ma l’idea tirata fuori da Maroni di costringere i barconi, una volta individuati, a girare la prua e tornare indietro?
Non si può fare, come ha spiegato Pisanu. Non esiste comandante di mare che, vedendo una di quelle scialuppe cariche di umanità allo stremo, non intervenga in loro soccorso. A parte il cuore e la tradizione, lo impongono le leggi d’Europa. Un comandante che nello stretto di Sicilia ha buttato in mare un clandestino facendolo morire è stato messo dentro per omicidio. Ha testimoniato contro di lui tutto l’equipaggio. Lasciamo stare quindi idee che, oltre tutto, non avrebbero neanche il sostegno della popolazione. No, il punto-chiave è Gheddafi, che non li faccia partire. Ora Gheddafi, come si sa, vuole che gli costruiamo a nostre spese una litoranea da tre miliardi di euro e vuole, per fare i pattugliamenti, sei unità navali regalate da noi. E poi cinque fuoristrada completamente allestiti per il deserto con i quali i libici avrebbero potuto presidiare le loro frontiere interne. I cinque fuoristrada pare che glieli abbiamo dati, ma per il resto siamo al punto di prima perché nel frattempo Prodi è caduto, ci sono state le elezioni, i leghisti hanno sui clandestini e sui barconi una posizione dura e in più abbiamo pure fatto ministro Calderoli, cosa che a loro non è piaciuta per niente. Perciò se sono ricominciati gli sbarchi di gente che s’è messa in mare in Libia è perché Gheddafi è di nuovo nervoso.

C’è dell’altro?
C’è la bella stagione che s’avvicina, anche se il mare in questo momento è cattivo. E poi ci sono gli spagnoli.

In che senso?
Nel senso che Zapatero, in autunno, ha fatto sparare sui clandestini per fermare un flusso che nel 2006 aveva raggiunto le 7000 unità. Cinquanta morti e Zapatero che è andato in tv a dire, sicuro di sé: «Qui i clandestini non sono ammessi». Non potendo andare più in Spagna, dove li ammazzano, i disperati si riversano ancora più in massa da noi. Ricordiamocelo quando la Spagna protesta perché siamo cattivi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/6/2008]