La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 2008
L’Fbi sta arrestando i manager americani che hanno truffato i risparmiatori col sistema dei mutui subprime

L’Fbi sta arrestando i manager americani che hanno truffato i risparmiatori col sistema dei mutui subprime. Da marzo a oggi sono finite in carcere 406 persone. Alcune di queste hanno pagato una cauzione e sono tornate temporaneamente libere, in attesa della sentenza. 287 però sono ancora chiuse in cella e 173 sono già state condannate. Le inchieste (144 procedimenti che stanno dando luogo ad altrettanti processi) vanno avanti da marzo senza che i giornali si siano interessati della cosa. Ma l’altro giorno sono finiti dentro due altissimi dirigenti della defunta banca Bear Stearns e le immagini del loro arresto (mani dietro la schiena, faccia totalmente visibile, gli agenti che li spingevano in macchina premendogli la testa col palmo della mano) hanno fatto il giro del mondo. L’inchiesta è così diventata di pubblico dominio e ha riportato l’attenzione sui mutui subprime, che ci ostiniamo a rimuovere dalla nostra testa (praticamente ogni giorno qualche grande guru della finanza mondiale annuncia: «Ormai ne siamo fuori») ma che invece da una decina di giorni (compreso ieri) hanno ricominciato a buttar giù le Borse.
• Prima di tutto mi ricordi la questione dei subprime perché è passato troppo tempo dall’ultima volta che ne abbiamo parlato.
La parola subprime significa “sotto il primo” cioè di seconda qualità. Gliela faccio semplice il più possibile: le banche, che da noi vogliono sempre un mucchio di garanzie per concederci un mutuo, in America presero invece a prestare i soldi a questo e a quello, senza andar troppo per il sottile. Ipotecavano la casa e tanto bastava. Come mai? Perché poi rivendevano al pubblico il credito. Un ”cattivo” credito, perché la persona che aveva ricevuto i soldi molto presto non sarebbe più stata in grado di pagare. Le banche andavano tranquille: se il mutuatario smetteva di pagare, quello che ci rimetteva era il citrullo che s’era comprato il credito e a cui i soldi delle rate non arrivavano più. Loro invece – cioè le banche – si potevano pigliare la casa. Il giro è saltato perché a un certo punto il valore delle case è precipitato. Pignorando le abitazioni, gli istituti non rientravano dei soldi tirati fuori all’inizio. Quindi i subprime – o prestiti di seconda qualità – hanno avuto la capacità di travolgere sia i cittadini qualunque che le stesse banche.
• Le banche non sono state punite abbastanza dal fatto di aver perso soldi?
Le banche americane hanno truffato i cittadini. I due manager arrestati l’altro giorno – Matthew Tannin, ammanettato nella sua casa del New Jersey e Ralph Cioffi, preso nel suo appartamento a Manhattan – spiegavano ai loro clienti che tutto andava bene e intanto vendevano di nascosto i loro titoli in modo da evitare i prossimi ribassi. Scioccamente si raccontavano queste astuzie per posta elettronica. La Sec – il corrispondente statunitense della nostra Consob, cioè l’organo di governo della Borsa – proibisce a chi maneggia il denaro altrui di comportarsi in questo modo. Sa quanto rischiano? Quarant’anni di carcere!
• Perché da noi una cosa simile non succede mai?
Lei mi vuole mettere nei guai. Abbiamo altre leggi e altri sistemi. E soprattutto altri costumi. Tanzi si fa fotografare nella sua villa e dice di pregar tanto Iddio. Questo basta a commuovere giornalisti e pubblico, anche se i risparmiatori della Parmalat vorrebbero magari ripristinare la pena di morte. Cragnotti, che finora s’è fatto un paio di mesi di galera, ha detto in tutte le salse che le banche non erano autorizzate a vendere i suoi bond al pubblico, cosa che invece le banche hanno fatto. Ha detto una cosa vera? Ha detto una cosa falsa? Non lo sappiamo, e comunque i banchieri portati sul banco degli imputati sono pochissimi e oltre tutto piuttosto indignati.
• Sono i nostri magistrati ad esser troppo timidi?
Sono prima di tutto le nostre regole ad essere diverse. E comunque i magistrati americani non fanno tutta la politica che fanno i nostri e quando mettono dentro qualcuno, o portano sul banco degli accusati il presidente della Repubblica, nessuno pensa, come qui, che si muovano in quanto partito. Adesso i commentatori dicono che l’attacco sui subprime ha anche una motivazione politica. Essendo le bancarotte e la perdita delle case di migliaia di cittadini imputabili a Bush, l’azione delle procure avrebbe lo scopo di restituire un po’ di credibilità ai repubblicani e a McCain. Pensi un po’: le inchieste di cui stiamo parlando vanno avanti da marzo e nessuno in questo periodo ha fiatato. Non ci sono neanche foto di pubblici ministeri in prima pagina.
• Ma con questi subprime, alla fine, quanti soldi si sono persi?
Mille miliardi di euro, pare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/6/2008]