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 2008  giugno 25 Mercoledì calendario

Il Vaticano è indignato per le chiacchiere intorno al sequestro di Emanuela Orlandi, i titoloni dei giornali, le insinuazioni su Marcinkus

Il Vaticano è indignato per le chiacchiere intorno al sequestro di Emanuela Orlandi, i titoloni dei giornali, le insinuazioni su Marcinkus...

• Hanno smentito tutto?
Il comunicato è stato diffuso ieri mattina dal direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. giusto dargli la parola: «La tragica vicenda della scomparsa della giovane Emanuela Orlandi è tornata di attualità nel mondo della informazione italiana. Colpisce il modo in cui ciò avviene, con l’amplissima divulgazione giornalistica di informazioni riservate, non sottoposte a verifica alcuna, provenienti da una testimonianza di valore estremamente dubbio. Si ravviva così il profondissimo dolore della famiglia Orlandi. Si tratta di accuse infamanti senza fondamento nei confronti di monsignor Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi. Non si può non esprimere un vivo rammarico e biasimo per modi di informazione più debitori al sensazionalismo che alle esigenze della serietà e dell’etica professionale».

Che cosa si sarebbe dovuto fare?
Forse tacere del tutto. Senonché lo stesso magistrato Ormanni ha detto ieri che la Sabrina Minardi è piuttosto credibile, anche se confonde le date e si scusa per lo stato mentale confuso in cui si trova, ultimo dissesto procuratole dalla cocaina. La Procura di Roma ha disposto una perquisizione nella sede dell’Agi, l’agenzia che ha diffuso ieri le notizie relative alle confessioni della Minardi. Un atto odioso. Però non sono arrivate smentite: il che non significa che la donna stia dicendo la verità, ma solo che sta effettivamente dicendo quello che le viene attribuito.

Ma perché parla proprio adesso?
Forse per aiutare la figlia coinvolta nell’incidente stradale di Lucidi, quello che ha fatto due morti. Vuotare il sacco adesso forse è possibile. Marcinkus è morto nel 2006, la moglie di Calvi l’anno scorso, quelli della Banda della Magliana ancora vivi si dedicano ai lavori sociali. Per esempio, Antonio Mancini, detto Accattone, che sta ai semidomiciliari e aiuta i disabili. Il Messaggero lo ha intervistato ieri. Dice che la Orlandi fu sequestrata per ricattare il Vaticano, ricatto che doveva portare soldi. Il Banco Ambrosiano era fallito lasciandosi dietro un debito di 1,5 miliardi di dollari (sto alle ultime comunicazioni del liquidatore). Lo Ior era così inserito nel gioco di Calvi che i creditori del Banco vennero a chiedere la restituzione dei loro denari proprio alla Santa Sede. Si sa che i creditori americani vennero soddisfatti con 300 miliardi di dollari. Si sa pure che 500 milioni di dollari sono spariti e non se ne riesce a venire a capo. Tutto questo avrebbe a che vedere con Emanuela? Mah. Mancini dice che De Pedis la rapì per costringere Marcinkus a farsi ridare i soldi, dato che gli aveva dato molto denaro da riciclare all’estero e questo denaro non è mai tornato indietro. A naso, la storia mi pare debole, come mi pare debole la faccenda dei Lupi grigi: mettere le mani su una ragazzina per riavere il mancato assassino del Papa? Secondo me non sta in piedi. Ieri Ormanni ha fatto sapere che il padre di Emanuela, Ercole, un semplice commesso, potrebbe aver visto qualche documento compromettente... Mi permetto di dire che suona debolissima anche questa.

E allora?
Un altro giornalista del Messaggero, Massimo Martinelli, ha raccontato che un nostro agente segreto, di nome Giulio Gangi, si mise a indagare sul sequestro e che fu fermato dal suo caposezione il quale gli intimò di non impicciarsi. Il caposezione – ipotizza il Messaggero – sarebbe stato attivato dalla stessa Minardi, allora nel pieno del suo potere, in quanto amante di De Pedis. un fatto che in 25 anni su questa storia non è uscito praticamente niente. La sensazione è che tutta questa voglia di indagare non ci sia stata.

E Marcinkus?
Mi limito a ricopiare l’Agenzia Italia con le dichiarazioni della Minardi sul cardinale. «Io a monsignor Marcinkus a volte portavo anche le ragazze lì, in un appartamento di fronte, a via Porta Angelica... Sarà successo in totale quattro o cinque volte, tre-quattro volte... Lui era vestito come una persona normale. L’iniziativa partiva da Renato. C’era poi il segretario, un certo Flavio. Non so se era il segretario ufficiale. Comunque gli faceva da segretario. Mi telefonava al telefono di casa mia e mi diceva: “C’è il dottore che vorrebbe avere un incontro”. Embè, me lo faceva capire al telefono. Poi, a lui piacevano più signorine (minorenni, no)! Quando entravo, vedevo il signore; non che mi aprisse lui, c’era sempre questo Flavio. Mi facevano accomodare i primi cinque minuti, poi io dicevo: “Ragazze, quando avete fatto, prendete un taxi e ve ne andate. Ci vediamo, poi, domani”». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/6/2008]