Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 24 Venerdì calendario

Allora: c’è questo Bisignani amico di tutti, messo sotto torchio dai magistrati, a cui non si sa che cosa sta dicendo, intanto però ci sono come sempre migliaia di intercettazioni, giustificate dal fatto che Bisignani era indagato e quindi peggio per quelli che stavano al telefono con lui, i quali hanno nomi grossi, più o meno tutti i ministri del centro-destra, gli amministratori delegati delle grandi aziende pubbliche, papaveri della Rai (sempre centro-destra) e chi più ne ha più ne metta

Allora: c’è questo Bisignani amico di tutti, messo sotto torchio dai magistrati, a cui non si sa che cosa sta dicendo, intanto però ci sono come sempre migliaia di intercettazioni, giustificate dal fatto che Bisignani era indagato e quindi peggio per quelli che stavano al telefono con lui, i quali hanno nomi grossi, più o meno tutti i ministri del centro-destra, gli amministratori delegati delle grandi aziende pubbliche, papaveri della Rai (sempre centro-destra) e chi più ne ha più ne metta. Il centrodestra vorrebbe adesso vietare per legge la pubblicazione di queste intercettazioni, intanto la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera deve dare o negare il permesso di arrestare l’on. Papa (Pdl), ex magistrato e informatore del Bisignani medesimo. In altri tempi, si sarebbe stati sicuri del “no”, ma adesso c’è la Lega in fibrillazione, Bossi attacca Maroni e l’on. Castelli, a proposito di Papa e delle intercettazioni, dice: «Già da ministro avevo avuto la percezione di un potere non definito che non risiedeva solo a Palazzo Chigi, adesso si è aperto uno squarcio, forse abbiamo scoperto che Bisignani era l’uomo del quarto potere». Bossi ha bisogno di far vedere ai suoi che fa sul serio, quindi i leghisti potrebbero anche mettere nei guai Papa, il che sarebbe clamoroso.

Come si fa a proibire ai giornali di pubblicare le intercettazioni?
Con una legge. Per esempio, il Senato ha già approvato la legge che limita fortemente il potere di intercettare. Si potrebbe portare quel testo alla Camera e… Solo che i numeri della Camera non sono tanto sicuri come quelli del Senato. E la Lega? Che direbbe la Lega? L’altra strada è fare un decreto che proibisca sic et simpliciter la pubblicazione di questi materiali. Già introdurre la distinzione tra quelli che sono penalmente rilevanti e quelli che non lo sono aprirebbe la strada a contenziosi infiniti.

Perché un decreto?
Per far presto. Bisognerà però convincere Napolitano che ci troviamo di fronte a un’emergenza. E mi pare difficile. C’è una lunga dichiarazione di Cicchitto, il più impegnato su questa materia, che lamenta non solo la violazione della privacy e quel che segue, ma anche il fatto che queste documentazioni siano a senso unico. Come mai nessuno si occupa dei lobbisti di De Benedetti? Perché nessuno sputtana Bersani o Franceschini?

Forse De Benedetti i lobbisti non ce li ha? Forse i Bisignani di sinistra sono più prudenti dei Bisignani di destra?
Soprattutto i Bisignani di sinistra hanno poco da tramare, dato che non hanno in mano le leve del potere.

Ma alla fine questo Bisignani quali leggi ha infranto?
Non si sa, e questo è il bello di tutta la faccenda. Senta Di Pietro: «Da quello che ho avuto modo di vedere nelle carte, non sarà certo facile arrivare ad individuare dei reati. Trovare dei capi d’imputazione. Non ne vedo. Il fatto è che in questi anni, ovvero da Tangentopoli ad oggi, il sistema si è specializzato. Industrializzato. Quando indagavo io, si potevano seguire le strade e arrivare alle tangenti, individuare i percorsi che portavano al reato. Oggi le tangenti non esistono più. Sono abilmente mascherate dietro consulenze, collaborazioni. E i reati, invece, si nascondono dietro incontri di lavoro, operazioni di lobby. Credo che per arrivare a qualche risultato in questa inchiesta sia necessaria soltanto una cosa: una confessione. Esplicita. Altrimenti finirà tutto come è cominciato». Una dichiarazione molto grave, e per due motivi. Il prim si ammette che Woodcock, come già molte volte in passato, s’è buttato a corpo morto in un groviglio del quale non possiede il filo conduttore. Un bel gioco, se non fosse che ha come corollario degli innocenti in galera (sono tutti innocenti, prima dell’ultima condanna). Secondo Di Pietro insinua che Woodcock, senza avere idea di quale reato sia stato commesso, ma pensando che qualche reato da qualche parte deve esserci, tiene ristretti alcuni esseri umani aspettando che, sfiniti, confessino qualcosa. Beh, glielo voglio dire in quattro parole: non si può fare. Invece di una legge contro le intercettazioni, bisognerebbe istituire una commissione parlamentare su questo pubblico ministero, troppe volte recidivo della sua disinvoltura.

Che ne dice della legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni?
Un errore marchiano, un’iniziativa indegna di un partito che si vuole liberale. I giornali hanno il diritto-dovere di stampare tutto quello che ritengono interessante, che sia penalmente rilevante o no. Purché riguardi personaggi pubblici. L’unica legge ammissibile relativamente ai giornali è fatta di quattro parole: «La stampa è libera». Non lo dico io, l’ha scritto Cavour più di un secolo e mezzo fa

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 giugno 2011]