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 2009  febbraio 25 Mercoledì calendario

Ieri Berlusconi e Sarkozy si sono messi d’accordo su un mucchio di cose (presentarsi ai vertici dell’Unione europea avendo la stessa posizione, mandare in Libano un contingente congiunto italo-francese e studiare la possibilità di creare un battaglione navale misto, scavare la galleria nel Tenda, mettere in sicurezza il Frèjus, fare la Tav, ecc

Ieri Berlusconi e Sarkozy si sono messi d’accordo su un mucchio di cose (presentarsi ai vertici dell’Unione europea avendo la stessa posizione, mandare in Libano un contingente congiunto italo-francese e studiare la possibilità di creare un battaglione navale misto, scavare la galleria nel Tenda, mettere in sicurezza il Frèjus, fare la Tav, ecc.), ma quella che ha fatto più impressione è stata l’intesa sulle centrali nucleari. Se ne costruiranno quattro, in territorio italiano, e utilizzando l’esperienza (o, come si dice, il know how) francese.

Si può fare? Non c’era stato un referendum nel 1987 che aveva bloccato le centrali?
Il verde Paolo Cento ieri ha diffuso un comunicato in cui si sostiene che gli effetti di quel referendum sono ancora validi. Gli antinuclearistio vinsero con il 62 per cento dei voti. D’altra parte il Parlamento sta approvando la legge che prevede la creazione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, cioè il via libera all’energia prodotta dall’atomo: è a due terzi dell’iter. Fabio Evangelisti dell’Italia dei Valori protesta infatti perché questo accordo italo-francese è stato stipulato prima che il Parlamento si esprimesse. Suppongo che Berlusconi potrebbe replicare: io firmo e poi il Parlamento ratificherà, così come avviene con le alleanze militari o i trattati di pace. Ci sono poi altre reazioni negative: Ferrero ha detto che si tratta «semplicemente di una follia», Legambiente sostiene che «tutti gli studi internazionali mostrano che il nucleare è la fonte energetica più costosa. Rimane poi aperta la questione delle scorie e della sicurezza». Greenpeace insinua che l’intesa serve solo a Sarkozy, «Sarkozy vuole tenere in piedi il nucleare francese»

Queste proteste hanno importanza? I Verdi non stanno più in Parlamento, l’Idv è un partito – almeno per ora – del 5%...
Se è per questo protesta anche Realacci del Partito democratico: avverte che la Francia adopererà questo accordo per finanziarsi con i fondi italiani. Ma queste proteste sono interessanti perché mostrano che razza di vespaio può suscitare l’energia atomica. Magari oggi un referendum contro le centrali uscirebbe battuto. Ma quando si trattasse di mettere la centrale qui piuttosto che là, allora sì che ne vedremmo delle belle: nessuno la vorrà di sicuro nel suo cortile.

Come pensano di fare?
Ieri su questo punto non hanno detto nulla. Ma il ministro Scajola, all’inizio dell’anno, aveva spiegato che non sarà il governo a scegliere la località dove costruire: saranno gli stessi comuni a offrirsi, suppongo perché saranno previsti degli incentivi potenti. Lo stesso Scajola sostiene che in Francia c’è la fila per avere una centrale sul proprio territorio. Però quando l’ingegner Fornaciari ha proposto di rimettere in funzione Trino (ci vorrebbero dieci mesi, dice) la governatora del Piemonte, Mercedes Bresso, s’è opposta: non voglio roba atomica dalle mie parti, ha detto.

In che consiste poi precisamente questo accordo Italia-Francia?
Costruzione, in luoghi da stabilire, di queste quattro centrali dette di quarta generazione, vale a dire più sicure (però in caso di guasto i morti e i contaminati sarebbero di più, almeno secondo quello che scrive il quotidiano inglese Independent). Società tra la nostra Enel e l’lectricité de France (Edf), con maggioranza italiana, ma azionariato aperto ad altri soggetti. Progettazione paritetica. Gli italiani del resto hanno già una quota del 12,5% nel progetto del reattore di Flamanville. La posa della prima pietra dovrebbe aver luogo entro il 2012. Le turbine dovrebbero accendersi nel 2020. Stiamo parlando della prima centrale, naturalmente. I tempi delle altre tre per ora non si sanno.

Il 2020… ehm… non è un po’ lontano?
E’ una data ottimistica. Per ottenere le autorizzazioni ci vogliono sette anni. Per costruire l’impianto altri sette. Sette e sette fa quattordici. Se tutto va liscio, la prima centrale sarà pronta nel 2023. Stiamo immaginando che non vi siano proteste, blocchi, cortei, e tutto quello che abbiamo visto, per esempio, in Val di Susa. vero che la legge in Parlamento – che istituisce l’Agenzia per la sicurezza nucleare – lascia pochissime possibilità d’intervento agli enti locali. Ma questo non significa che non vi saranno mobilitazioni, occupazioni e altre resistenze di natura sociale. Anzi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/2/2009]