La Gazzetta dello Sport, 6 marzo 2009
Ogni volta che può, Berlusconi si affanna a raccomandare ottimismo: chi ne ha voglia si compri la macchina, i giornali non stiano lì a fare i catastrofisti, la crisi riguarda molto poco l’Italia, le nostre banche sono solide, eccetera

Ogni volta che può, Berlusconi si affanna a raccomandare ottimismo: chi ne ha voglia si compri la macchina, i giornali non stiano lì a fare i catastrofisti, la crisi riguarda molto poco l’Italia, le nostre banche sono solide, eccetera. Ieri invece proprio il più importante dei suoi ministri è venuto meno alla consegna di dipingere per quanto possibile un futuro roseo. Tremonti, incontrando i rappresentanti delle imprese e delle banche, ha detto: «Il 2009 sarà un anno ancora più difficile del 2008. Il che è tutto dire».
• E i rappresentanti delle imprese e delle banche che cosa hanno risposto?
Niente. Di fronte a un uditorio sgomento, il ministro dell’Economia ha assicurato che agli otto miliardi già disponibili per gli ammortizzatori sociali sarà aggiunto un altro gruzzoletto. Come si metteranno insieme questi altri soldi? Lo sapremo la settimana prossima. Tremonti ha aggiunto che bisogna far di tutto per ridurre l’impatto della crisi e aiutare le famiglie a pagare le rate del mutuo o della macchina. E che assolutamente non si intacchi il ciclo del credito, che alle imprese sane si garantisca il sostegno e che a quelle in difficoltà, ma capaci di superare la tempesta, si lasci l’appoggio della liquidità. «La burocrazia sta bloccando cento miliardi di investimenti, bisogna snellire le procedure». Tuttavia la dichiarazione sull’annus horribilis che ci aspetta ha contribuito a deprimere la Borsa italiana, nonostante la Banca centrale europea stesse annunciando un taglio di mezzo punto del tasso di sconto.
• Un altro? A quanto siamo arrivati?
Il denaro da ieri costa alle banche l’1,5%, il tasso più basso da quando esiste l’euro. Ma il governatore Trichet ha detto che potrebbe scendere ancora, se sarà necessario. Le Borse tuttavia non si sono fatte commuovere da questa mossa che in altri tempi sarebbe stata incoraggiante. Sono andate giù tutte, anche se Milano ha perso un’enormità (-5,39%). Però non è solo questione di Tremonti, Francoforte è andata giù del 5,02%, Parigi del 3,96%, Londra del 3,18%.
• Che altro c’è oltre alla frase di Tremonti?
Ieri le Borse s’erano riprese – e anche piuttosto bene – per via dell’illusione che oggi il premier cinese Wen Jiabao avrebbe annunciato nella sua relazione al Congresso del Popolo un nuovo piano di investimenti, simile a quello deciso in novembre (465 miliardi di euro). Wen Jiabao non ha invece annunciato nessun piano, s’è limitato a dire che il Paese tenterà di crescere al ritmo dell’8%, che è già 5 punti in meno rispetto all’anno scorso e che sarà in realtà molto difficile da raggiungere. I cinesi devono risparmiare perché in quel Paese non c’è praticamente né la pensione né l’assistenza sanitaria e le famiglie devono proteggersi da sé. tutto denaro che non circola. Il premier ha annunciato una vasta riforma del welfare, ma intanto milioni di uomini e donne stanno tornando nei villaggi di campagna, dato che le città non sono più in grado di sfamarli. I cinesi non spendono, gli americani non spendono, e noi a chi venderemo i nostri prodotti? E in Cina poi s’annunciano gravi questioni sociali. Le Borse non possono che andare giù.
• Il regime cadrà?
Non credo, perché comunque la Cina cresce e i conti pubblici sono in ordine. Il controesodo riguarderebbe in questo momento 20 milioni di persone. Che è un numero piccolo, se paragonato al miliardo e mezzo che abita quel Paese. I numeri europei sono relativamente più gravi. Il solo fallimento della Opel ci costerebbe 400 mila posti di lavoro, comprendendo l’indotto. La Opel ha presentato ieri un piano di ristrutturazione che prevede 7600 esuberi e che viene giudicato disperato. La Opel è della General Motors, che ieri ha informato il governo americano di essere sul punto di chiedere l’amministrazione controllata (chapter 11). La GM quanti posti di lavoro vale nel mondo, compreso l’indotto? Qualche milione di sicuro. GM era la seconda azienda automobilistica al mondo. La prima, Toyota, ha chiesto aiuti al governo mercoledì. E questo non sembra che l’inizio.
• C’è sempre quest’idea che debba saltare qualche banca grossa.
Citigroup, certo. Ma Citigroup è ancora una banca grossa? Dal 2006 a oggi ha perso il 98% del suo valore, cioè ha bruciato 271,7 miliardi di dollari. L’azione, che valeva 55,70 dollari, sta adesso sotto il dollaro. Il governo americano l’ha nazionalizzata, è vero. Ma che cosa ha nazionalizzato, alla fine? Ben poco, si direbbe. Ha solo garantito ai creditori che a un certo punto, e in qualche modo, saranno pagati. Obama lo potrà fare anche per altre banche? E per quante altre banche? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/3/2009]