La Gazzetta dello Sport, 15 marzo 2009
C’è una decisa presa di posizione di Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria ( foto Imagoeconomica), la quale chiede senza mezzi termini al governo di tirar fuori i soldi per aiutare le piccole e medie imprese

C’è una decisa presa di posizione di Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria ( foto Imagoeconomica), la quale chiede senza mezzi termini al governo di tirar fuori i soldi per aiutare le piccole e medie imprese. Ecco le sue parole, pronunciate a Palermo durante un convegno dedicato proprio alla piccola industria: «Noi oggi lanciamo un appello al presidente del Consiglio richiamandolo alla gravità della situazione, facendogli presente che se non si agisce in fretta, se non si stanziano fondi veri a supporto delle imprese, c’è il rischio che nei prossimi mesi tante aziende possano fallire. Continuiamo a credere che la ripresa ci sarà e alla fine dell’anno si potranno vedere alcuni segnali di miglioramento ma è necessario agire subito e stanziare fondi veri per aiutare le imprese».
• Berlusconi che cosa ha risposto?
Ha telefonato subito e fissato un appuntamento per martedì. Non so bene che cosa potranno dirsi. Franceschini vuole l’assegno per i disoccupati, la Confindustria i soldi per le imprese… Nel frattempo, a metà settimana, il debito pubblico italiano ha superato i 1.700 miliardi di euro.
• Quindi?
Se la prendono tutti con le banche. Marcegaglia: «La prima cosa che noi vogliamo è il credito ». A Londra, dove c’è stata l’ennesima riunione dei paesi del G20, preparatoria a quella decisiva (?) del 2 aprile, la parola d’ordine dei ministri finanziari è stata: «Ripristinare il credito ». Il comunicato: «La nostra priorità chiave è ora quella di ripristinare il mercato del credito affrontando con forza, dove necessario, i problemi nel sistema finanziario attraverso il continuo sostegno alla liquidità e la ricapitalizzazione delle banche». Qui però è stato espresso anche un altro concetto: «Occorre una piena e trasparente comunicazione sull’entità degli asset tossici presenti nei bilanci delle banche, in modo che i governi affrontino questo problema che sta impedendo al flusso di credito di tornare alle normalità...».
• Che significa?
Significa quello che ci siamo detti tante volte: le banche sono zeppe di pezzi di carta che oggi valgono o zero o molto meno del numero che c’è scritto sopra. A quanto ammonta il valore nominale di questi pezzi di carta? E a quanto il loro valore reale? La risposta più probabile alla prima domanda è 18 mila miliardi di euro, una cifra nettamente superiore anche al Pil degli Stati Uniti. Qual è il valore reale di questa roba? Non è zero, ma in questo momento non la vuole nessuno. Le banche cioè non sanno quanta ricchezza hanno a disposizione. Quindi, sono molto restie a tirar fuori i soldi. Anzi, in molti casi approfittano della disponibilità della Bce per stampare altri titoli dubbi (per non dir tossici) e rifilarli a Francoforte in modo da avere in cambio denaro vero. Ora, è chiaro che il problema non può essere risolto se queste pratiche non finiscono e, nello stesso tempo, se non si stabilisce a quanto ammonta il problema. Questo dice il comunicato dei 20. Tremonti ha poi aggiunto un elemento in più.
• Quale?
Ha detto: «In settembre-ottobre il problema era la liquidità, un problema finanziario. Oggi il problema è l’export ed è connesso con la fiducia. Occorre la fiducia. Oggi i dati del commercio internazionale sono come dopo l’11 settembre, quando tutto si fermò». Questo collima col discorso della Marcegaglia: l’export è fermo, cioè i traffici internazionali sono rallentati paurosamente. Ap Moeller-Maersk, primo gruppo armatoriale al mondo, ha messo fuori servizio 25 navi portacontainer: «Non c’è domanda, è inutile far circolare un naviglio così imponente ». Confetra ha reso noto che il traffico merci su strada è sceso in gennaio-febbraio del 15%, quello su ferrovia del 50%. Persino le rimesse dei migranti sono calate da 337 miliardi di dollari (2007) a 289. Questo ha conseguenze sull’economia reale, cioè sul lavoro. C’è molta enfasi sull’automobile, ma anche il tessile è in grande difficoltà, idem l’edilizia, l’Indesit di Torino ha chiuso, il made in Italy in genere soffre. Questo significa anche taglio dei posti di lavoro, problemi sociali.
• La Marcegaglia vuole che lo Stato tiri fuori i soldi per sostenere imprese che non vendono i loro prodotti come prima?
Sì, il presidente di Confindustria ha anche chiesto «supporto per chi perderà il lavoro», «un supporto vero, con soldi veri ». Un aiuto vero alle imprese sarebbe anche quello di pagarle, da parte della Pubblica Amministrazione. Lo Stato salda i suoi conti, quando va bene, a 300 giorni. Ballano una settantina di miliardi. Sarebbero sufficienti quelli per far respirare le aziende. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/3/2009]