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 2009  marzo 20 Venerdì calendario

Il ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, vuole introdurre il tetto sulla presenza di alunni stranieri nelle classi: non più del 30 per cento

Il ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, vuole introdurre il tetto sulla presenza di alunni stranieri nelle classi: non più del 30 per cento.

Immagino che ci siano già parecchie polemiche.
Il ministro ha fatto riferimento al caso limite della scuola elementare Carlo Pisacane, del quartiere Torpignattara a Roma. Un quartiere popolare. Qui, su 173 alunni, 143 non hanno la cittadinanza italiana, benché 99 siano nati in Italia. A febbraio, quando scoppiarono le polemiche intorno a questa situazione, un gruppo di genitori – italiani e non – lanciò un appello in difesa della scuola e della sua peculiarità. Chiedevano che altre famiglie di italiani iscrivessero i loro figli, in modo da evitare la chiusura. Nel testo di questo appello sta il nucleo del problema: «L’integrazione può essere la semplice annessione dei pochi nella cultura dei molti, scelta che comporta l’assunzione di rischi e responsabilità di non poco conto o, invece, la condivisione di una realtà comune in continuo cambiamento, nel rispetto reciproco e senza omologazioni ». Cioè: bisogna che gli stranieri intenzionati a restare in Italia diventino italiani o no?

La Gelmini che cosa vuole?
Vuole l’integrazione, cioè che si accostino sempre di più al nostro costume, che imparino la nostra lingua e le nostre leggi. Cosa assai difficile se in una classe di 30 bambini ci sono solo due o tre italiani.

Come si fa a risolvere un problema simile se la scuola a disposizione è quella e non un’altra?
Non lo so e il ministro non lo ha spiegato. D’altra parte il provvedimento dovrebbe entrare in vigore a partire dall’anno scolastico 2010-2011. Ci sono quasi due anni di tempo per studiare qualcosa e far tesoro anche di esperienze già fatte da altri. A Vicenza il sindaco Achille Variati – del Partito democratico – ha imposto un tetto di tre alunni che non parlano italiano per ogni classe. Sarà il Comune stesso a provvedere per gli altri. Nel quartiere Sant’Agabio di Novara, dove c’è una situazione non dissimile da quella della Pisacane, il Comune ha messo a disposizione degli italiani mensa e scuolabus, gratis, perché vadano a rimpolpare la popolazione di connazionali. A Milano stanno pensando a qualcosa di analogo. A Roma, negli asili, l’assessore Laura Marsilio ha proposto di non mettere più di cinque stranieri per classe. Sono tentativi, ispirati a esperienze fatte in Catalogna – dove funzionano anche le vituperate classi d’inserimento – che aspettavano proprio una qualche regolamentazione dal ministero. Ieri la Gelmini, in una conferenza stampa fiume a cui ha partecipato anche Brunetta, ha fornito le prime indicazioni.

Sugli studenti e le cariche dell’altro giorno non ha detto niente?
No, su quello ha parlato Brunetta: gli studenti dell’Onda, secondo lui, «sono dei guerriglieri e come tali vanno trattati ». Un’esagerazione. Poco dopo si è corretto (per modo di dire): «Mi sono sbagliato, non hanno la dignità dei guerriglieri, che sono una cosa seria. Sono solo quattro ragazzotti in cerca di sensazioni». La Gelmini ha buttato acqua sul fuoco: «Come tutti sanno, Brunetta usa toni forti e provocatori ma mi auguro vivamente che gli episodi della Sapienza non si ripetano più». Alla Sapienza, l’ateneo di Roma, gli studenti avevano tentato di sfilare in corteo fuori dell’università e la polizia li ha caricati.

E sui professori? La Cgil l’altro giorno ha scioperato per i tagli.
Il ministro ha detto che quasi 32 mila insegnanti hanno chiesto di andare in pensione, 12 mila in più rispetto all’anno scorso. Anche il personale (bidelli, segretarie, eccetera) ha presentato duemila domande in più, 8mila contro le 6mila del 2008. Gelmini ha spiegato che questo riduce il taglio dei precari: non ci sarà più bisogno di lasciarne a casa 42 mila, probabilmente basterà rinunciare a 18 mila. Il ministro ha detto che altri risparmi saranno realizzati nel sistema universitario, dove il 20% dei corsi di laurea saranno soppressi. infine tornata sulla questione del 5 in condotta, ricordando che si tratterà di una decisione collegiale e conseguente a una qualche sanzione. «E’ stata una necessità, non una scelta», ha aggiunto. Si ricorderà che gli alunni col 5 in condotta non saranno ammessi alla classe successiva. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/3/2009]