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 2009  marzo 30 Lunedì calendario

E’ finita la convention-congresso- kermesse azzurra, quella assemblea costituente che ha sancito la nascita del Popolo delle Libertà, il partito della destra in cui si sono riuniti gli ex di Forza Italia, gli ex di Alleanza Nazionale e gli ex di un nugolo di microformazioni che si sono affrettate a mettersi al riparo

E’ finita la convention-congresso- kermesse azzurra, quella assemblea costituente che ha sancito la nascita del Popolo delle Libertà, il partito della destra in cui si sono riuniti gli ex di Forza Italia, gli ex di Alleanza Nazionale e gli ex di un nugolo di microformazioni che si sono affrettate a mettersi al riparo. Ha chiuso i lavori, ieri, Berlusconi con un discorso di una settantina di minuti interrotto da una sessantina di applausi.

Che cosa ha detto?
Lascerò in fondo la cosa più importante, cioè la volontà di dare più poteri al capo del governo. Gli altri punti sono: i rapporti con l’opposizione; la crisi economica; il federalismo; la scuola; l’ambiente; il partito; le elezioni europee.

Non è un po’ troppa roba? Su Fini non ha detto niente?
Sui due passaggi delicati del discorso di Fini non ha pronunciato una sola parola. E cioè: testamento biologico e referendum. Fini aveva detto: Stato e Chiesa devono essere separati, non possiamo fare leggi ispirate a princìpi morali, perché questo introdurrebbe al cosiddetto stato etico, o teocrazia. La teocrazia, tanto per intenderci, è quella degli ayatollah iraniani, che governano in nome di Dio. Si ricorderà che è materia resa attuale dalla tragedia di Eluana Englaro: non abbiamo una legge che ci dica come comportarci in quelle circostanze, e la legge appena varata dal Senato ha suscitato critiche perché ammette implicitamente che la vita non ci appartiene e che quindi non sono decisive le istruzioni che lasciamo sulle terapie da somministrarci, o non sommini-strarci, nel caso dovessimo trovarci in stato vegetativo. Fini ha criticato il testo varato dal Senato, Schifani gli ha risposto che «laicità non significa omissione di responsabilità», Berlusconi ieri ha tirato via. Quanto al referendum elettorale, la Lega lo boicotta e vuole che si svolga in un giorno diverso dalle Europee, facendoci sopportare un costo che secondo i referendari è di 400 milioni di euro (tutto quello che risparmiamo con l’ora legale). Fini è un referendario della prima ora e ha detto – giustamente – che la consultazione di Segni e Guzzetta ci spingerebbe verso il bipartitismo tanto caro al premier. Ma Berlusconi – stretto pure qui tra vari fuochi – non ha risposto neanche a questo. Due silenzi molto significativi. Fini, peraltro, non s’è neanche fatto vedere in platea.

Veniamo agli altri discorsi.
Crisi economica: «Il nostro primo dovere è uscirne. Stimoleremo i giovani a creare imprese con i prestiti d’onore». Federalismo: «Non è un tributo a Bossi. Ci voleva e ci farà risparmiare. Quello che risparmieremo lo adopereremo per abbassare le tasse». Scuola: «Non sarà più un ammortizzatore sociale. Il titolo di studio non sarà più un pezzo di carta, ma garanzia di lavoro, e le famiglie meno fortunate dovranno poter scegliere tra istruzione statale e privata. Saranno premiate le università con gli standard migliori. La selezione del corpo docente non deve essere più una riserva privata per parenti e amici». L’ambiente: «Bisogna far rispettare il divieto di lordare le strade con mozziconi e cartacce, di imbrattare i muri. Dobbiamo riportare le nostre città al decoro ».

Su Franceschini?
Lo ha sfidato a candidarsi alle Europee, come farà lui. una risposta all’attacco del leader del Pd che aveva detto: cosa ti candidi a fare se la carica al Parlamento europeo non è compatibile con quella di premier? una truffa, ritirati! Berlusconi risponde: è una candidatura di bandiera, chiamo il mio popolo alla riscossa. Fallo anche tu, se hai coraggio. Poi, nel discorso del Cavaliere, l’opposizione è entrata nella faccenda delle riforme istituzionali. Presidenzialismo, eccetera.

In che modo?
Il premier dice: sarebbe bene fare le riforme in due. Ma come fidarsi della sinistra? Se si tirerà indietro, faremo da soli. E la riforma più importante è: che il presidente del Consiglio abbia potere, perché fino a oggi, con la Costituzione che c’è, non ne ha praticamente nessuno. Guardi che, su questo punto, Berlusconi non ha tutti i torti: i nostri costituenti, trovandosi a edificare il nuovo Stato dopo il trauma del fascismo, badarono a non dar troppa forza a nessuno, che nessuno potesse minimamente somigliare a un dittatore. Col passare dei decenni, e il moltiplicarsi dei cosiddetti inciuci, ci troviamo oggi nella situazione che, a tutti i livelli, nessuno ha veramente potere e nessuno dunque è responsabile di nulla. Tutto si fa al coperto e chi sbaglia non paga praticamente mai. chiaro che cominciando ad assegnare al primo ministro poteri e responsabilità ci si potrebbe avviare sulla strada di un vero cambiamento. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/3/2009]