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 2009  giugno 12 Venerdì calendario

Tre nostri soldati sono stati feriti a Farah, nell’Afghanistan occi­dentale, in uno scontro a fuoco di cui non si conoscono i dettagli

Tre nostri soldati sono stati feriti a Farah, nell’Afghanistan occi­dentale, in uno scontro a fuoco di cui non si conoscono i dettagli. Due, colpiti uno alla mano e l’al­tro al piede, non sono gravi. Il ter­zo, preso all’ascella, è in condizio­ni più serie, ma non in pericolo di vita. I nomi dei militari, fino al momento in cui scriviamo, non sono stati resi noti.

Che stavano facendo, i nostri, in quel posto?
E’ la zona controllata dagli italia­ni. Abbiamo lì 2800 soldati. Due giorni fa c’è stata un’altra battaglia, sono stati colpiti due elicotteri Mangusta, ma non ci sono stati feriti. Da una quaran­tina di giorni è un susseguirsi di episodi preoccupanti: attacco a parà della Folgore il 9 giugno, altri tre feriti non gravemente a Bala Nurgab il 20 maggio, altro parà preso di striscio al braccio il 21, pattuglia aggredita il 16, scaramucce 13 e 14, fino all’epi­sodio della ragazzina di 13 anni ammazzata per sbaglio a un po­sto di blocco di Herat. La situa­zione è più tesa rispetto all’an­no scorso. Nel primo bimestre gli atti ostili nella provincia di Herat (la nostra) sono aumenta­ti del 50% rispetto al 2008. In generale, si viaggia al ritmo di 180 vittime civili al mese, +40% nel confronto con l’anno scorso. L’ambasciatore italiano a Kabul ha invitato le organizza­zioni non governative ad andar­sene dall’Afghanistan.

Perché la situazione sta peggio­rando?
Ci sono le elezioni ad agosto: si rinnovano amministrazioni lo­cali e presidente. Il deteriora­mento è continuo: nessuno vin­ce, nessuno perde. Tecnicamen­te gli occidentali sarebbero in vantaggio: i talebani controlla­vano 12 province l’anno scorso e adesso sono ridotti a due. Il van­taggio non è però la vittoria, la vittoria definitiva, voglio dire ­, che in quell’intrico continua ad apparire irraggiungibile. E infat­ti il ragionamento che fanno i capi pashtun, quando li si va a intervistare in Pakistan, è sem­plice: «Gli americani e gli altri staranno pur vincendo, ma pri­ma o poi se ne dovranno anda­re ».

Obama non voleva aumentare le truppe?
Sì, arriveranno 17 mila soldati, o forse 18 mila. Il Presidente chiede anche a noi di fare qual­che sforzo. certo che Berlusco­ni – preoccupato per la freddez­za della Casa Bianca – farà di tutto per accontentarlo. C’è pe­rò il problema dei soldi: i nostri 2800 soldati ci costano mille eu­ro al minuto, che significa mez­zo miliardo l’anno. Manderemo probabilmente addestratori in modo da risparmiare, dato che un ”addestratore” vale dieci sol­dati normali, aumenteremo di 400 unità il numero di combat­tenti spostandoli dal riparo dei fortini e senza quindi aumenta­re la forza complessiva, portere­mo le basi avanzate da tre a quattro, secondo la regola di Pe­traeus che «non si combatte una guerra di contro-insurrezio­ne facendo i pendolari», vole­ranno 16 elicotteri invece di 13, ma ciascuno per meno ore in modo da non spendere di più. Il punto più importante sono pro­prio gli addestratori: come ha scritto Andrea Nicastro, «ac­compagneranno i soldati afgha­ni al fronte, apriranno fortini nel bel mezzo di aree talebane. Le cose cambieranno. L’Afgha­nistan è una polveriera e 2800 italiani ci sono dentro».

Ma quindi i nostri correranno più pericoli di prima?
Spiega Nicastro: «Cento pove­retti in un fortino in mezzo al nulla rischiano più di mille in una megabase». Bisogna pensa­re che quando la guerra la face­vano i russi controllavano lo stesso territorio con forze dieci volte superiori a quelle attuali.

Verrà il giorno che ce ne torne­remo tutti a casa?
Si tratta di addestrare le milizie afghane in modo da renderle au­tonome e di portare gli attuali 90 mila soldati dell’Afghan Na­tional Army (Esercito Naziona­le Afghano) a 120 mila unità suf­ficientemente preparate. Solo quando questo esercito sarà in grado di difendersi da sé sarà possibile levare le tende. Lo sa che il 60% degli ufficiali afgha­ni hanno imparato il mestiere con i russi? Nel senso che erano schierati con l’Armata rossa… L’esercito è l’unica istituzione di cui si fidano gli abitanti di quel Paese. La polizia, gli ammi­nistratori, gli uomini politici so­no tutti troppo evidentemente corrotti per meritare la fiducia di qualcuno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/6/2009]