La Gazzetta dello Sport, 13 giugno 2009
Forse il terribile Ahmadinejad, l’uomo che non crede all’Olocausto e vuole l’annientamento di Israele, se ne tornerà a casa e lascerà a qualcun altro il posto di presidente

Forse il terribile Ahmadinejad, l’uomo che non crede all’Olocausto e vuole l’annientamento di Israele, se ne tornerà a casa e lascerà a qualcun altro il posto di presidente. L’Iran ieri ha votato (nella foto Afp, una giovane vota a Teheran) e i risultati si sapranno al più tardi entro stasera. Per vincere bisogna prendere la metà dei suffragi più uno. Altrimenti i due candidati più votati andranno al ballottaggio venerdì prossimo, 19 giugno.
• Ahmadinejad può perdere?
Potrebbe perdere. I candidati in corsa sono quattro: oltre al presidente uscente, ci sono Mohsen Rezai, che è stato capo dei Pasdaran, ossia le Guardie della Rivoluzione istituite al tempo dell’ayatollah Khomeini; Mehdi Karoubi, già presidente della Camera; e Mir-Hossein Mousavi, che fu presidente della Camera negli Anni 80, al tempo della guerra con l’Iraq. Quest’ultimo, cioè Mousavi, è l’avversario vero del presidente in carica, quello che potrebbe batterlo. Lo descrivono come moderato e non-nemico dell’Occidente. Ma con la Persia io ho imparato che bisogna andarci molto piano: al tempo dello Scià, eravamo tutti innamorati di Khomeini, che, pazzescamente, ci sembrava più moderno. Dopo di che ecco instaurata una delle teocrazie più severe, un’autentica dittatura di preti. Sa come funziona la democrazia iraniana? Il presidente che stanno eleggendo adesso è il capo del governo, mentre l’autorità suprema, cioè quello che noi chiameremmo il vero Presidente della Repubblica, è il Leader supremo, un’autorità religiosa nominata da 88 religiosi che a sua volta sceglie i dodici Consiglieri dei Guardiani. Il Consiglio dei Guardiani può bloccare qualunque legge, persino se il Parlamento – dico per assurdo – l’avesse votata all’unanimità. I quattro che concorrono per la carica di presidente sono stati autorizzati dal Leader supremo e dal Consiglio dei Guardiani. Quattro anni fa Ahmadinejad, che non era neanche favorito, vinse perché il Leader supremo decise che doveva prevalere contro il riccone Rafsanjani. E lo fece sapere.
• Chi è sto Leader supremo?
L’ayatollah Ali Khamenei.
• E che cosa ha deciso rispetto a questo voto?
Non ha detto niente, cioè si è mantenuto neutrale. Una cosa abbastanza sorprendente. Ma tutta la campagna elettorale è stata sorprendente. I sostenitori di Mousavi a un certo punto hanno cominciato a sfilare per le strade di notte, innalzando una quantità di drappi verdi, il colore che era stato sorteggiato per il loro candidato. Questi cortei erano all’inizio piuttosto timidi e incerti, perché in Iran la polizia è una bruttissima bestia. Ma il potere ha lasciato fare, e a un certo punto queste manifestazioni, in favore dell’uno o dell’altro, si sono moltiplicate e sono diventate appassionatamente tumultuose, senza che accadesse nulla di grave. parso a un tratto che in quel luogo carico di oppressione si fosse aperta una finestra e avesse cominciato a spirare un vento di democrazia. I due candidati più accreditati si sono affrontati per 1800 minuti in 38 trasmissioni televisive, scambiandosi insulti violentissimi, al punto che Ahmadinejad, a un certo punto, ha chiesto e ottenuto 19 minuti supplementari, da solo, per replicare a Mousavi. Badi che anche Ahmadinejad ha un mucchio di sostenitori, innamorati del suo essere palesemente povero e della fierezza con cui si oppone ai cattivi americani.
• Sulla bomba atomica che dicono Mousavi e gli altri?
Non dicono niente, perché affermare di voler rinunciare al nucleare sarebbe interpretato da gran parte del popolo come una resa all’America. Le elezioni, per costui, sarebbero perse subito. Lo stesso Obama s’è guardato bene dal far trasparire simpatie per questo o quello dei concorrenti: un suo appoggio significherebbe infatti sconfitta certa. La Casa Bianca s’è limitata a dire che l’America tratterà allo stesso modo con qualunque vincitore.
• Tuttavia è vero che bisogna tifare contro Ahmadinejad.
La caduta dell’attuale presidente – nel caso, il primo nella storia a non durare per due mandati – riaprirebbe parecchi giochi. I siriani verrebbero a più miti consigli e i due principali alleati di Teheran nell’area, cioè gli Hezbollah libanesi e i palestinesi di Hamas, si troverebbero a un tratto con le spalle scoperte. Gli Hezbollah hanno già perso le loro elezioni, che è un buon segno... Staremo a vedere. importante adesso che a Teheran si sian fatte ore di fila per votare (anche Ahmadinejad è stato due ore in piedi ad aspettare il suo turno), in un’atmosfera di entusiasmo e di vitalità, con un afflusso alle urne del 70%, dieci punti in più del 2005. Dicono che sia un buon segnale. Staremo a vedere. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/6/2009]