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 2009  giugno 29 Lunedì calendario

Otto funzionari dell’ambasciata inglese a Teheran sono stati arre­stati con l’accusa di aver avuto «un ruolo attivo e importante» nei disordini di questi giorni

Otto funzionari dell’ambasciata inglese a Teheran sono stati arre­stati con l’accusa di aver avuto «un ruolo attivo e importante» nei disordini di questi giorni.

Sono inglesi?
No, sono iraniani. Otto funzio­nari iraniani dell’ambasciata del Regno Unito. Se fossero ot­to inglesi, ci troveremmo in una situazione simile a quella del 1978, quando l’ambasciata ame­ricana venne occupata dagli stu­denti e Khomeini salì al potere. Ma anche così il gesto è gravissi­mo e infatti da Corfù, dove sono riuniti per il vertice Ocse i mini­stri degli Esteri europei, David Milliband, capo del Foreign Of­fice, ha qualificato gli arresti co­me «minacce e intimidazioni» e ha invitato le autorità iraniane al «rilascio immediato dei fun­zionari » (alcuni di loro, non si sa quanti, secondo quando scri­ve «Voice of America» sul pro­prio sito web, sarebbero stati ri­lasciati già nella notte). C’è agi­tazione anche nelle altre cancel­lerie: nei giorni scorsi il leader supremo Khamenei e il presi­dente Ahmadinejad avevano in­dicato in Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti i buratti­nai – secondo la loro espressio­ne – delle rivolte iraniane. Il no­stro ministro degli Esteri Fratti­ni ha detto che a questo punto bisognerebbe che l’Europa pren­desse una posizione comune sulla questione. Fatto non sem­plice, bisogna dire. L’Iran è un partner commerciale molto im­portante di parecchi Paesi euro­pei (a cominciare dal nostro) e a tirar troppo la corda – è il re­tropensiero dei politici – si pos­sono rischiare rappresaglie do­lorose, specialmente in questo momento di crisi.

E’ il caso di fare questi ragiona­menti? Lì è in corso un massa­cro.
Ieri la Federazione Internazio­nale dei diritti umani ha dichia­rato che le persone arrestate in Iran dopo il 12 giugno sono due­mila. Gli scomparsi sarebbero centinaia. Ieri ci sono state altre dimostrazioni e incidenti. Era stata autorizzata una manifesta­zione in memoria dell’ayatollah Mohammed Behesti, ucciso da una bomba ad Amburgo nel 1981. I seguaci di Mousavi e del movimento cosiddetto riforma­tore ne hanno approfittato per riunirsi e gridare slogan contro la polizia. A quel punto la mani­festazione è stata considerata il­legale e sono cominciate le cari­che e il lancio di lacrimogeni, se­guiti da almeno trenta arresti. I blogger dicono che tra i manife­stanti c’era la figlia di Rafsanja­ni, che era già stata arrestata qualche giorno fa. Gli scontri so­no avvenuti nelle strade intor­no alla moschea di Ghoba. Le persone coinvolte dovrebbero essere tremila.

Ma allora gli oppositori non so­no ancora sconfitti?
Oggi dovrebbe essere in pro­gramma una catena umana da piazza Tajrish a piazza Rah Ahan attraverso la via Vali Asr. Se i giovani ci riusciranno, si for­merà un lungo cordone umano che attraverserà Teheran da nord a sud. Altre forme di oppo­sizione: scrivere slogan sulle banconote, soprattutto il motto di questa rivoluzione «Dov’è il mio voto?». Ma è assai poco pro­babile che il regime lasci corre­re e non è difficile prevedere qualche incidente grave anche oggi. Ieri Khamenei ha lanciato un appello: «Chi non accetterà le vie legali per la protesta do­vrà affrontare conseguenze più amare». Ha poi definito «idioti» i commenti dei leader occiden­tali sulle elezioni.

Se non ho capito male, questo Khamenei è la vera anima nera del regime. lui che ha voluto far vincere Ahmadinejad con l’imbroglio. Ma quando finirà di essere la Guida suprema e di dar ordini a questo e a quello?
La Guida suprema è eletta a vi­ta. L’organismo che la elegge è il Consiglio degli esperti, presie­duto da Rafsanjani, uno dei ne­mici di Khamenei e di Ahmadi­nejad. Rafsanjani sta tentando di mettere insieme una maggio­ranza di esperti che destituisca Khamenei con la motivazione – ammessa – «che non mostra sag­gezza». Pare che fino a questo momento abbia tirato dalla sua 40 capi religiosi su 86. L’arresto degli iraniani e il nervosismo evidente dei capi è dovuto al fat­to che lo scontro all’interno dei gruppi di potere è fortissimo e molto equilibrato. Come ho già detto molte volte, Ahmadi­nejad e Khamenei hanno un for­te seguito nel Paese e il loro ro­vesciamento avrebbe conse­guenze difficili da immaginare.

Insomma, è una guerra tra pre­ti.
Non esattamente. Secondo quello che ha scritto ieri Barba­ra Spinelli, è una guerra tra il potere militare divenuto sem­pre più forte negli ultimi anni e il potere clericale, a cui Ahmadi­nejad toglie via via spazio. In al­tri termini: Ahmadinejad, con l’appoggio di Khamenei, stareb­be addirittura tentando di tra­sformare l’Iran in uno stato lai­co. Intendiamoci: ’laico’ come poteva esser laica la Germania di Hitler. Una dittatura, cioè, priva di ogni spiritualità, e con­vinta che stia arrivando il tem­po di rovesciare le sorti del mon­do. Come scrive la Spinelli: l’Apocalisse. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 29/6/2009]