La Gazzetta dello Sport, 4 luglio 2009
Se non ci fosse stata la tragedia di Viareggio, questa settimana ci saremmo occupati della politica estera di Obama in Oriente

Se non ci fosse stata la tragedia di Viareggio, questa settimana ci saremmo occupati della politica estera di Obama in Oriente. Due avvenimenti di prima grandezza: martedì gli americani hanno cominciato a ritirarsi dall’Iraq, e in Afghanistan siamo giunti al punto culminante di un’offensiva in corso da più di due mesi e che ha come obiettivo la riconquista dell’Helmand, la zona dove operano gli italiani. L’operazione si chiama Khanjar – Colpo di spada – e si propone di cacciare definitivamente i talebani da una zona strategica per la vicinanza col Pakistan e l’abbondanza delle coltivazioni di grano e soprattutto d’oppio, attraverso le quali i talebani, che hanno costituito un governo provvisorio e comandano come fossero i capi di uno Stato indipendente, finanziano la propria guerra e il terrorismo internazionale. Cioè al Qaeda o quel che ne resta.
• Il suo accenno agli italiani che cosa significa? Che stiamo combattendo anche noi?
No, il comando italiano ha ceduto il territorio agli americani perché esercitino la loro offensiva secondo le regole dell’Enduring Freedom ( search and destroy ) e non seguendo i nostri caveat. Gli italiani hanno assunto un atteggiamento più offensivo solo nella provincia di Badghis, a nord di Herat, e a sud di Kabul dove hanno soprattutto affiancato le truppe afgane. Ieri, a 20 chilometri da Farah, un nostro mezzo Lince ha subito un attentato suicida: due parà sono rimasti lievemente feriti, in un’operazione che ha portato alla cattura di un gruppo di insorti e al sequestro di armi.
• La vera offensiva è però quella americana di adesso.
Sì. Lei ricorderà che Obama si propone di portare gli effettivi statunitensi in quel Paese dai 32 mila di gennaio ai 68 mila del prossimo dicembre. Ebbene il trasferimento più consistente è avvenuto negli ultimi due mesi: 8500 marines sono stati portati dagli Stati Uniti all’Afghanistan. Di questi, quattromila partecipano all’attacco in corso in queste ore, insieme con 650 soldati e agenti di polizia afghani, appoggiati da 50 aerei e da un numero imprecisato di elicotteri. L’Helmand è la maggiore provincia afghana per estensione (poco più piccola dell’Irlanda) ed è uno dei bastioni talebani nel sud dell’Afghanistan: vi si produce più della metà dell’oppio afgano che a sua volta alimenta il 90% del mercato mondiale dell’eroina.
• Come sta andando?
I talebani, mentre resistono, hanno ucciso un soldato americano. L’operazione Colpo di spada , che non è ancora conclusa, replica quello che l’esercito pakistano è riuscito a fare nella valle dello Swat. Uscendo, grazie alla voce grossa di Obama, da un criminale torpore, l’esercito del nuovo presidente Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, è riuscito a riprendere il controllo del territorio e a cacciare i talebani, i quali s’erano impadroniti delle miniere di smeraldi di Gojaro Valley, le più preziose al mondo. Per poche settimane, i talebani avevano costituito una Repubblica della sharia, obbligato tutti i maschi giovani a scavare e accumulato soldi vendendo diamanti grezzi al mercato nero. Centomila dollari al giorno. Colpire talebani e qaedisti sulle fonti di finanziamento (gli smeraldi qua, l’oppio là) è decisivo. E una mano la darà la Russia: alla vigilia della visita di Obama a Mosca, ha concesso di aprire un corridoio sul proprio territorio lungo il quale far passare armi e approvvigionamenti per le truppe Usa.
• E in Iraq? Non è contradditorio che mentre è in corso una grande offensiva complessiva, vi sia un ritiro da Baghdad?
Una volta tanto le promesse fatte in campagna elettorale vengono mantenute. Barack aveva chiaramente detto che se fosse stato eletto avrebbe incrementato l’impegno in Afghanistan e avrebbe lasciato l’Iraq definitivamente entro il 2011. Aveva anche detto la data in cui questo ritiro sarebbe cominciato: 30 giugno 2009, appunto. C’era solo un’area della scacchiera che si prevedeva diversa: quella iraniana. Benché possa sembrare pazzesco, Washington sperava che alla fine Teheran avrebbe dato un contributo importante all’eliminazione dei talebani. I pashtun sono in maggioranza sunniti, cioè nemici degli sciiti che comandano in Iran.
• Perché l’offensiva in Afghanistan arriva proprio adesso?
Il 20 agosto ci sono le elezioni presidenziali. Far sì che si svolgano regolarmente e pacificamente è una grande vittoria politica, carica di significato. Come in Iraq il ritiro avviene con l’ambizione di lasciare il controllo del Paese agli stessi iracheni, così in Afghanistan non può esserci soluzione se il bastone del comando non passa agli afghani. Secondo la valutazione Usa, in quest’ottica la conquista dell’Helmand è strategicamente essenziale. Anche gli inglesi erano riusciti a insediarsi laggiù, ma poi, nel febbraio 2007, i talebani li avevano ricacciati indietro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/7/2009]