La Gazzetta dello Sport, 9 luglio 2009
I giornali mostrano in genere scarso interesse per i discorsi che i leader mondiali pronunciano al loro arrivo in un Paese straniero: si tratta sempre di parole di circostanza, che ribadiscono amicizia, stima e quant’altro

I giornali mostrano in genere scarso interesse per i discorsi che i leader mondiali pronunciano al loro arrivo in un Paese straniero: si tratta sempre di parole di circostanza, che ribadiscono amicizia, stima e quant’altro.
• Invece stavolta?
Stavolta è stato un po’ diverso. Il presidente Obama, arrivato intorno alle 10 e 30 del mattino a Pratica di Mare con moglie e figlie, s’è subito trasferito in elicottero a Roma per salutare Napolitano. Ha quindi pronunciato il primo discorso: «Il governo italiano è un vero, grande amico degli Stati Uniti e su tanti temi importanti Italia e Usa lavorano fianco a fianco. Sui temi del G8 il governo italiano ha dimostrato una forte leadership ». Ai giornalisti intanto, Mike Froman, il funzionario americano che ha preparato il G8 per la Casa Bianca, diceva: «La presidenza italiana ha fatto uno splendido lavoro». E il presidente della Ue, José Manuele Barros, rispondendo a una domanda sulla possibile uscita dell’Italia dal G8, dichiarava: «Ipotesi assolutamente non credibile ».
• Che cos’altro avrebbero dovuto dire?
No, lei non sa che da un paio di giorni la stampa internazionale e in particolare i giornali inglesi attaccano a testa bassa il governo Berlusconi per la faccenda delle escort che gli tengono compagnia a Palazzo Grazioli. Martedì il Guardian ha scritto che il governo italiano ha organizzato il G8 così male che Obama in persona ha dovuto farsi carico dei lavori. Secondo questo giornale l’Italia è talmente screditata che sta per essere allontanata dal G8 e sostituita dalla Spagna. Berlusconi ha risposto: «Colossale cantonata di un piccolo giornale». Ieri però lo stesso New York Times , in un editoriale molto scettico sull’utilità del vertice e sulla qualità politica di molti leader presenti, ha parlato di «programmazione imperdonabilmente negligente da parte del governo ospite». E poi: «Tradizionalmente è l’ospite a dettare tono, tema e agenda di questi incontri. Ma il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha speso gran parte delle sue energie, nelle ultime settimane, a cercare di eludere le accuse pubblicate dalla stampa sulle sue frequentazioni con escort e minorenni. Showmanship: forse. Leadership: no».
• E le parole gentili di Obama, di Barroso e degli altri volevano rintuzzare questo brutto giudizio su di noi?
Probabilmente la diplomazia italiana ha chiesto a quella americana ed europea un aiuto. I problemi che Berlusconi s’è costruito con le sue mani sono difficili da negare, però negli attacchi stranieri c’è anche parecchia malafede. La faccenda della Spagna, per esempio, molto più in crisi di noi (banche, immobiliare, disoccupazione). In ogni caso: le parole del presidente Usa e di Barroso dovrebbero aver chiuso la questione, per il momento. Vediamo come se la caverà il nostro premier nella conferenza stampa finale. I giornalisti stranieri hanno già detto di esser pronti ad andare all’assalto sulla faccenda delle escort. Ieri il Times ha pubblicato questa vignetta: si vede Berlusconi che agita un G8 in cui l’8 ha la forma di un reggiseno. La stampa straniera è ossessionata dalle avventure erotiche del Cavaliere.
• Come è andata la prima giornata del vertice?
Nella dichiarazione finale gli otto si impegnano a sostenere la domanda e ripristinare la crescita, mantenendo i mercati aperti e in concorrenza tra loro. I governi, dicono, hanno fatto tanto, ma la situazione resta incerta e, insomma, dalla crisi non siamo usciti. Cercheremo di non esagerare con le tasse (traduzione di: «siamo impegnati ad assicurare la sostenibilità fiscale a medio termine»). Lotteremo contro l’evasione fiscale. Nuove regole per la finanza mondiale, e condivise. Eccetera. Insomma delle genericità, che confermano i dubbi sull’utilità di questi summit. Però è meglio vedere i capi del mondo riuniti intorno a un tavolo, sia pure a dire banalità, piuttosto che impegnati a farsi la guerra. Non disprezziamo quello che abbiamo, vagheggiando chi sa che. I potenti si parlano e questo è un bene in sé.
• Manifestazioni? Proteste?
I terremotati hanno sistemato sulla collina di Roio una scritta a caratteri cubitali che si legge bene dall’alto: «Yes, we camp», distorsione ironica dello «Yes, we can» obamiano. Ieri sera Berlusconi in un veloce incontro stampa ha detto che entro novembre tutti gli sfollati avranno un tetto e che alla fine dell’anno si terrà un G8 dedicato alle tecnologie utili ad affrontare le catastrofe naturali. A Roma c’è stato un sit-in di 300 persone davanti a Regina Coeli. Quattro francesi e un greco, che volevano srotolare uno striscione a piazza di Spagna, sono stati bloccati dalla polizia. Nel complesso, poca roba. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/7/2009]