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 2009  luglio 11 Sabato calendario

Ieri il G8 si è occupato dell’Afri­ca...• Quello che tutti vogliono sape­re, però, è se queste mega riu­nioni, che costano pure un sac­co di soldi, servono a qualcosa o no

Ieri il G8 si è occupato dell’Afri­ca...

Quello che tutti vogliono sape­re, però, è se queste mega riu­nioni, che costano pure un sac­co di soldi, servono a qualcosa o no.
Ma mi lasci finire. Gli Otto si sono occupati dell’Africa e si so­no impegnati – almeno così sta scritto nel documento finale – a mettere sul tavolo 20 miliardi di dollari nei prossimi tre anni in modo da soccorrere un mi­liardo di persone che muoiono di fame. Questo numero – 20 miliardi – correggeva al rialzo una precedente dichiarazione di 15 miliardi. E Berlusconi poi in conferenza stampa ha parla­to di «30 miliardi». Le varie or­ganizzazioni umanitarie non governative che stavano a L’Aquila hanno però giudicato deludenti queste promesse. In un altro vertice, che si era tenu­to a Gleaneagles nel 2005, i me­desimi potenti s’erano impe­gnati per 50 miliardi. Ora: i 20 o 30 miliardi di ieri fanno parte dei 50 o si aggiungono ai 50? In realtà non possiamo saperlo adesso. Il G8 è luogo di dichia­razioni, i posti dove queste di­chiarazioni diventano qualco­sa di concreto sono altri e la stampa in genere non li fre­quenta. Non s’è accorto che il momento clou della giornata è quello della foto? Una foto al giorno, per star sicuri di fare co­municazione. Ieri c’era anche Gheddafi, elegantissimo in completo bianco. Dopo la foto c’è stato anche un parapiglia perché s’è avvicinato un tizio e i servizi di sicurezza dei vari leader, per bloccarlo, quasi ve­nivano alle mani tra di loro. Ci è andato di mezzo Sarkozy.

Che c’entra questo con l’utilità del G8?
I 20, 30 o 50 miliardi per l’Afri­ca serviranno molto relativa­mente, tanto è vero che esiste una corrente di pensiero che implora di smetterla con gli aiu­ti se si vuole davvero dare una mano all’Africa. Ma è una deci­sione troppo difficile da pren­dere per politici che vogliono soprattutto farsi fotografare. Sa che cosa servirebbe per l’Africa? Che i Paesi ricchi la smettessero di scaricargli le derrate in sopravanzo, un’abi­tudine che toglie stimolo alla loro produzione. E che, aiutan­doli a produrre, si rendessero disponibili a comprare il loro grano o la frutta o il latte. Se la immagina però la reazione dei contadini europei? Quindi, an­diamo avanti con le foto.

Anche lei sui G8 è critico.
No, perché trovo grandioso co­munque che i grandi si incontri­no e si parlino, anche se con lo scopo principale di fare le belle statuine. A forza di vedersi e parlare, qualcosa esce fuori. Per esempio gli Otto hanno ri­badito, ancora ieri, che il mon­do deve disarmarsi. Che la Pale­stina deve essere ricostruita e resa prospera. Che in Medio Oriente ci vogliono due Stati. Che la politica nucleare irania­na va fermata... Prese di posi­zione notevoli. Pensi che il no­stro ambasciatore a Teheran, Alberto Bradanini, è stato con­vocato dal ministro degli Esteri di quel Paese il quale lo ha rim­proverato perché contro i mani­festanti No Global è stata usata la forza? Il colloquio ha fornito il pretesto per un comunicato in cui gli iraniani stigmatizza­no il comportamento delle po­tenze occidentali nei confronti delle minoranze e specialmen­te dei musulmani. Questo men­tre le manifestazioni nelle stra­de di Teheran – con feriti e for­se morti – sono ricominciate.

Sulla Cina e i massacri dello Xinjiang non hanno detto nien­te?
Neanche una parola. E del re­sto alla Cina fanno la corte tut­ti. Lei saprà che ormai il G8 è considerato insufficiente, per­ché gli otto Paesi che lo forma­no (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia, Russia) non rappresentano che il 50% del Pil mondiale. Che decisioni si possono mai prendere senza l’intesa con Cina e India? Ricor­derà che gli impegni dell’altro giorno sul clima sono stati resi dubbi proprio dall’atteggia­mento contrario di indiani e ci­nesi. Beh, questo dell’Aquila dovrebbe essere l’ultimo G8. L’anno prossimo a Muskoka, in Canada, discuteranno in 13, cioè il G8 sarà diventato un G13, dato che al tavolo siede­ranno anche Brasile, Cina, In­dia, Messico e Sudafrica. O for­se addirittura G14, se avrà suc­cesso l’idea di Berlusconi di ag­gregare l’Egitto.

Come ne esce Berlusconi?
Ne esce bene. Incidenti non ce ne sono stati, neanche durante il corteo di ieri; la terra ha bron­tolato sì, ma senza esagerare; le macerie dell’Aquila hanno commosso tutti, compresi Oba­ma, Michelle, a cui sono spun­tate le lacrime, e madame Car­là che ha fatto ieri, in solitudi­ne, la sua passerella tra le rovi­ne. Persino Repubblica , in un editoriale in cui copriva il presi­dente del Consiglio di bacchet­tate, ha dovuto poi scrivere questa riga (testuale): «Berlu­sconi è stato un ottimo padro­ne politico di casa». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/7/2009]