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 2009  luglio 22 Mercoledì calendario

Berlusconi ha firmato ieri il de­creto che stanzia duecento milio­ni per costruire centomila allog­gi in cinque anni, destinati a fa­miglie a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni so­ciali svantaggiate, studenti fuo­ri sede, sfrattati, immigrati re­golari a basso reddito residenti da almeno dieci anni in Italia o da almeno cinque anni nella stessa Regione…• Duecento milioni diviso cento­mila fa duemila euro

Berlusconi ha firmato ieri il de­creto che stanzia duecento milio­ni per costruire centomila allog­gi in cinque anni, destinati a fa­miglie a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni so­ciali svantaggiate, studenti fuo­ri sede, sfrattati, immigrati re­golari a basso reddito residenti da almeno dieci anni in Italia o da almeno cinque anni nella stessa Regione…

Duecento milioni diviso cento­mila fa duemila euro. Duemila euro ad alloggio?
E’ un piano in cinque anni. Sup­pongo che i duecentomila eu­ro siano per il primo anno, cioè per i primi 20.000 alloggi. Fa 10.000 euro ad alloggio che è sempre poco. Il ministro per le Infrastrutture Matteoli ha pe­rò spiegato che prossimamen­te ci saranno altri 350 milioni, col che arriveremmo a 27.500 euro ad alloggio. Non è gran­ché, ma teniamo conto che si tratta di edilizia popolare. Mat­teoli ha aggiunto: «Il Piano consiste in un insieme di inter­venti di edilizia residenziale pubblica, project financing, agevolazioni alle cooperative edilizie e un sistema integrato di fondi immobiliari, cui è de­voluto uno stanziamento di 150 milioni di euro che a regi­me si stima attrarrà investi­menti per 3 miliardi». Cioè, il governo immagina di mettere una prima tranche, poi dovran­no arrivare i privati, attratti da condizioni di favore particola­ri, e infine – lo dice ancora il ministro - «la collaborazione anche finanziaria di Regioni ed Enti locali», i quali potran­no mettere a disposizione aree demaniali da riqualificare. In questo caso, i terreni saranno praticamente gratuiti. Direi che l’insieme sta in piedi.

C’è qualche rapporto col Piano casa di cui si parlò qualche me­se fa, quello che prevedeva di aggiungere una stanza alla vil­letta o di trasformare lo sga­buzzino in bagno?
Certo, è la prosecuzione di quel piano.

Ma le Regioni e i Comuni non s’erano rivoltati promettendo sconquassi?
Da allora a oggi sono stati fatti accordi tra Stato ed Enti Loca­li, e qualche Regione ha legife­rato seguendo le impostazioni del governo, quando non le ha anticipate. Hanno già varato un loro Piano casa che regola gli interventi su ville, villette e ultimi piani dei condomini Pie­monte, Veneto, Provincia di Bolzano, Emilia Romagna, To­scana, Umbria, Lombardia, Provincia di Trento, che però non ha bisogno di un piano ca­sa perché offre incentivi alla ri­strutturazione già nella norma­tiva ordinaria. Sono in dirittu­ra d’arrivo Lazio e Campania. Le abitazioni interessate da questi provvedimenti sono 4.091.183, per una percentua­le, relativa all’intero patrimo­nio immobiliare italiano, del 47,3%. Al ministero si lamenta­no che non abbiano ancora le­giferato Molise, Sardegna, Sici­lia, Basilicata, Calabria e Abruzzo dove più della metà della popolazione vive in villet­te mono o bifamiliari.

Se tutte le Regioni legiferasse­ro secondo i desideri del gover­no, quanti sarebbero gli alloggi potenzialmente ristrutturabi­li?
Nove milioni e mezzo. Un am­pliamento del 20% comporte­rebbe una crescita complessi­va della superficie abitabile di 490 milioni di metri quadrati. Si movimenterebbero una ses­santina di miliardi, con effetti benefici sul settore edilizio, che è in crisi: entro la fine del 2009 un edile su otto avrà per­so il posto, secondo i calcoli di sindacati e associazioni im­prenditoriali. Gli uomini di Berlusconi rimpiangono i ritar­di con cui le Regioni si sono de­cise a varare i loro piani perché in questo modo s’è perso il peri­odo estivo, durante il quale, se­condo il Cresme, si compiono il 70% degli interventi di ri­strutturazione. La Lombardia, per esempio, ha varato il piano adesso, ma non potrà renderlo operativo fino al 16 ottobre. Bi­sogna aspettare le delibere dei Comuni a cui le Regioni devo­no lasciare una finestra tempo­rale per correggere o limitare quanto stabilito al loro livello. Si fa comunque parecchio affi­damento sugli edifici fatiscen­ti, che potranno essere abbattu­ti – se privi di valore storico e non abusivi – e ricostruiti an­che in un sito diverso e con au­menti di cubature fino al 35%. In tutta Italia gli immobili in stato pessimo, ma abitati, sono 332 mila e un terzo di questi si trova nelle Regioni che hanno già legiferato, con una concen­trazione particolare in Campa­nia.

Non saremo ricoperti dal ce­mento?
Il pericolo c’è e in un’intervista al Corriere della Sera Giulia Ma­ria Crespi, presidente del Fon­do Ambiente Italiano, ha lan­ciato un grido altissimo contro i politici di tutti gli schieramen­ti, pronti, a suo giudizio, a de­vastare il paesaggio italiano. Ieri le ha risposto, sempre sul Corriere, il ministro Bondi. Ma, le dico la verità, la risposta m’è parsa debole. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/7/2009]