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 2009  luglio 24 Venerdì calendario

Vuoi vedere che l’Italia si spac­cherà non perché Bossi fonderà la Repubblica della Padania, ma perché qualcun altro darà vi­ta alla Repubblica delle Due Sici­lie, con capitale a Napoli, Paler­mo o magari Bari, facendo ma­gari ricircolare la lira?• Ma che sta dicendo?Intanto ci sono notizie, minutis­sime, che dicono qualcosa

Vuoi vedere che l’Italia si spac­cherà non perché Bossi fonderà la Repubblica della Padania, ma perché qualcun altro darà vi­ta alla Repubblica delle Due Sici­lie, con capitale a Napoli, Paler­mo o magari Bari, facendo ma­gari ricircolare la lira?

Ma che sta dicendo?
Intanto ci sono notizie, minutis­sime, che dicono qualcosa. Non tanto il bambino di Trevi­so costretto a cambiare scuola perché i compagni gli gridava­no che era napoletano e puzza­va, quanto la storia dei prèsidi di Vicenza: una mozione della Provincia votata sia dal cen­tro- destra che dal centro-sini­stra lamenta che ci siano troppi meridionali a dirigere le scuole del territorio e chiede che tra prèsidi del Nord e del Sud ci sia­no pari opportunità. Crediamo di doverci indignare con la Le­ga e i Nordisti, ma quando an­diamo a vedere il fatto più da vicino scopriamo che nei con­corsi le commissioni proclama­no un numero di idonei «giu­sto » (per dir così) al Nord, e un numero di idonei eccessivo al Sud. Da un certo momento in poi, per via di questo trucco, ci sono solo idonei meridionali. E bisogna chiamar quelli. La rigi­dità dei regolamenti costringe il Nord a esaurire queste gra­duatorie tarocche prima che si possano indire altri concorsi. Ecco un minimo frammento delle due questioni, la «questio­ne settentrionale» e la «questio­ne meridionale».

Da dove viene fuori, partendo da questo, l’idea che il Sud pos­sa a un certo punto far repub­blica a sé?
Non viene fuori solo da questo, ma da uno stillicidio impressio­nante di incomprensioni tra Settentrione e Mezzogiorno. Questo stillicidio ha un’origine molto chiara: il Sud sta riceven­do meno soldi da Roma e nei prossimi anni ne riceverà sem­pre meno anche dall’Europa (la data nel crollo dei finanzia­menti importanti è fissata al 2013). Di conseguenza, all’in­terno del Popolo della Libertà e all’interno del Partito democra­tico si registrano tensioni meri­dionaliste che potrebbero dar luogo a movimenti importanti, capaci anche di far nascere un Partito Unico del Sud con den­tro le attuali destra e sinistra, la pugliese Poli Bortone e il na­poletano Bassolino, il calabre­se Loiero e il siciliano Micci­ché. La Lega del Sud. Con que­sta differenza: mentre la Lega del Nord, oggi il più antico par­tito in Parlamento, si presentò sulla scena con un personale politico completamento nuovo – e giovane, la Lega del Sud nasce dentro i partiti tradizio­nali, sembra al momento anco­ra un prodotto della Casta.

Come comincia questo terre­moto?
Lombardo, il governatore della Sicilia ( nella foto in alto con il premier ), è quello che ha preso l’iniziativa più dirompente, but­tando fuori dalla propria giun­ta l’Udc, strizzando l’occhio al Partito democratico (che non lo dice, ma ci sta), lavorando per una federazione di tutti i movimenti meridionalisti di de­stra o di sinistra e facendo la fronda allo stesso Berlusconi. Ha detto: non voteremo più niente che non vada a vantag­gio del Mezzogiorno. Berlusco­ni, mercoledì scorso, in una riu­nione della direzione, senten­do che Tremonti veniva messo sotto accusa, ha promesso: «Fa­remo un piano per sedare il malcontento». Il Cavaliere ha già assaggiato gli effetti di que­sto malcontento, con l’astensio­nismo siciliano alle ultime am­ministrative. Tremonti, per par­te sua, vuole fare la Banca del Sud, e Micciché vuole fondare un partito meridionale da affi­liare al Popolo della Libertà.

E a sinistra?
A sinistra, Bassolino sta pen­sando di mettere insieme «un movimento politico-culturale oltre i partiti», perché alle ele­zioni regionali del prossimo an­no non sarà probabilmente can­didato. Il sindaco di Bari, Mi­chele Emiliano, dice che il Parti­to del Sud c’è già ed è il Partito democratico, perché senza il Sud il Pd non va da nessuna parte. E in effetti, a livello re­gionale, i punti di forza del cen­tro- sinistra stanno ancora a Sud: Campania, Puglia, Cala­bria. Come vede, è tutta una partita tra grossi calibri, dun­que molto diversa dalle inquie­tudini leghiste delle origini. Co­me dice De Rita: il leghismo «è minuta e paziente mobilitazio­ne dei localismi», mentre que­sto nuovo meridionalismo è una faccenda «tutta di vertice, gestita da potenti capi di seg­menti di interessi».

Ma il Sud ha torto o ha ragione?
Quelli che gli dànno torto ricor­dano che, dal Dopoguerra a og­gi, con un terzo della popola­zione, il Sud produce un quar­to del reddito. E che gli aiuti eu­ropei, capaci di far crescere le aree deboli d’Europa del 3% l’anno nell’ultimo decennio, hanno invece spinto il nostro Sud a una crescita di appena lo 0,3. I difensori del Sud dicono che adesso tutti i soldi disponi­bili vanno al Nord e che il Mez­zogiorno, di fatto, sta mante­nendo il Settentrione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/7/2009]