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 2009  luglio 30 Giovedì calendario

Da oggi forse l’RU486 potrebbe circolare liberamente anche in Italia.• Di che si tratta?Della pillola che fa abortire le donne nei primi due mesi di gravidanza

Da oggi forse l’RU486 potrebbe circolare liberamente anche in Italia.

Di che si tratta?
Della pillola che fa abortire le donne nei primi due mesi di gravidanza. In pratica, una polverina bianca che blocca la gestazione ed espelle il feto. Per la donna, che tecnicamen­te non avrebbe neanche biso­gno di ricoverarsi in ospedale, è più o meno come avere un ciclo. Proprio la facilità, me­glio la banalità, di un gesto dal risultato altamente drammati­co (l’uccisione di una creatu­ra, sia pure in nuce) ha contri­buito a creare un’opposizione formidabile all’adozione di questa pillola. Comunque, se mai riceverà il via libera alla circolazione nel nostro Paese, non potrà che essere sommini­strata in ospedale e non sarà disponibile in farmacia.

Da che cosa dipende questo via libera?
Dalla decisione che prenderà stamattina il consiglio d’ammi­nistrazione dell’Aifa. L’Aifa è l’Agenzia pubblica, ma autono­ma, istituita dal ministro Tre­monti, ma nella legislatura 2001-2006, e incaricata di oc­cuparsi dei farmaci. Il suo pro­nunciamento dovrà tener con­to di un parere positivo già rila­sciato dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e della deci­sione del Comitato Prezzi di far pagare 14,28 euro la confe­zione da una compressa e 42,28 euro quella da tre. L’Aifa potrebbe fare obiezioni pro­prio sul prezzo, dato che il co­sto della pillola è interamente a carico del Servizio Sanitario. Ma i margini sono ristretti. Dei cinque membri che compongo­no il CdA, sono certamente fa­vorevoli alla somministrazio­ne della pillola Giovanni Bisso­ni, assessore alla Salute in Emi­lia e che ne permise la circola­zione nella sua Regione nel 2005, e Claudio De Vincenti. A Romano Colozzi, assessore al­la Lombardia, la Ru non piace per niente e il presidente del CdA Sergio Pecorelli può esse­re considerato «blandamente scettico». Se il voto fosse esclu­sivamente politico, tutto di­penderebbe perciò dal quinto membro, la dottoressa Gloria Saccani Jotti, una bella signo­ra bionda di professione anato­mopatologa e odontoiatra.

Che significa: «se il voto fosse esclusivamente politico»?
Il Consiglio d’Amministrazio­ne dell’Aifa deve prendere una decisione di natura tecni­ca e se pure gli orientamenti politici di ciascun membro so­no importanti, i cinque consi­glieri non potranno non tener conto del parere favorevole del Comitato Tecnico e della questione del mutuo riconosci­mento.

Che cosa vuol dire?
All’interno dell’Unione euro­pea, quando un farmaco è già in commercio in uno dei Paesi è possibile estendere la richie­sta di commercializzazione an­che agli altri. La Ru486 è nor­malmente commercializzata in tutta l’Unione, tranne che in Italia, Irlanda e Portogallo. In­somma, non sarà semplice per il CdA dell’Aifa bloccare anco­ra la circolazione della pillola. Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, s’è fatta con­segnare dalla Exelgym, l’azien­da produttrice della Ru, gli ul­timi dati e da questi risulta che 29 donne hanno perso la vita dopo aver abortito tramite la pillola. Se non si trattasse di aborto, basterebbe probabil­mente questo a bloccare la cir­colazione della Ru. Il Moru­par, un vaccino per la trivalen­te, fu tolto dal commercio solo per aver provocato quattro shock anafilattici (senza alcun decesso).

Com’è la situazione dell’abor­to in Italia?
La stessa Roccella ha illustrato ieri al Parlamento i dati sull’at­tuazione della legge 194, quel­la che regola l’interruzione di gravidanza. In circa 25 anni, il numero di aborti si è dimezza­to: sono stati 121.406 nel 2008 contro i 234.801 del 1982, un calo del 48,2%. Rispetto al 2007: meno 4,1%. diminuito anche il tasso di abortività tra le minorenni ed è confermato che le minori italiane ricorro­no all’aborto meno delle mino­ri degli altri Paesi europei. Gli aborti sono invece in aumento tra le immigrate, specie tra quelle provenienti dall’Euro­pa dell’Est. La stima degli abor­ti clandestini in Italia è pari a 15 mila casi (100 mila nel 1983), la maggior parte dei quali nell’Italia meridionale (dati del 2005). Aumentano anche le obiezioni di coscien­za tra i medici: ormai sette gi­necologi su dieci si rifiutano di praticare aborti (nel 2005 era­no il 58,7%). Questa percen­tuale arriva all’85% nel Lazio e supera l’80% in altre quattro regioni del Sud. Concluden­do, la Roccella ha detto che la legge 194 «ha prodotto buoni risultati. In Italia l’aborto con­tinua a diminuire, quindi non credo ci sia bisogno di rivede­re la legge». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/7/2009]