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 2009  agosto 18 Martedì calendario

Sono arrivati anche i dati della Confcommercio sulla crisi e da questi risulta che: il Pil alla fine dell’anno risulterà calato del 4,9%, ma crescerà dello 0,6 nel 2010 e addirittura dello 0,8 nel 2011

Sono arrivati anche i dati della Confcommercio sulla crisi e da questi risulta che: il Pil alla fine dell’anno risulterà calato del 4,9%, ma crescerà dello 0,6 nel 2010 e addirittura dello 0,8 nel 2011. I consumi al 31 dicembre ri­sulteranno più bassi dell’1,9% ma cresceranno dello 0,6 sia nel 2010 che nel 2011. Infine…

Basta, basta. Sa che questi da­ti mi hanno stufato? Ma il Pil non era in calo del 6%?
Sì, secondo l’Istat. Ma questa è la Confcommercio. E prima era­no arrivati i dati Ocse. E tra un po’ qualche altra istituzione au­torevole ci farà sapere che il Pil scenderà, i consumi pure, l’in­flazione anche, ma poi nel 2010... Una canzone alla quale non si crede poi neanche così facilmente. vero che il Pil, mi­surando in definitiva gli scam­bi, darebbe conto anche del sommerso. Ma tutto il resto? Se compro un motorino usato da un mio amico e non dico niente a nessuno (come capita di conti­nuo), il mio acquisto viene regi­strato dalle tabelle? E poi, co­me ha spiegato Ricolfi lo scorso giugno: «Oggi la maggior parte degli ”esperti” prevede per l’Ita­lia un Pil a -5,5%, ma appena 4 mesi fa, a febbraio, i medesimi esperti prevedevano un -2%, e fino a pochi mesi prima - nono­stante la crisi fosse già in corso ­favoleggiavano di una crescita positiva, fra lo 0,2% e l’1,3% a seconda delle fonti. In realtà è tutto l’apparato dei generatori di previsioni economiche che da anni spara a getto continuo cifre ultraballerine, che spesso subiscono radicali rettifiche nel giro di pochi mesi e quasi mai, a consuntivo, si rivelano azzecca­te ».

Se le cose stanno così, che ne parliamo a fare?
La Confcommercio, che è il sin­dacato dei commercianti, ag­giunge qualche dato su cui vale la pena di riflettere. Stabilito che c’è la crisi, a che cosa rinun­ciano gli italiani e che cosa inve­ce si ostinano ad acquistare, co­sti quel che costi?

Che cosa?
Tagliano auto e moto (-15%), viaggiano o spediscono meno merci (i trasporti in genere so­no in calo del 7,4%), smettono di mangiar pesce (-7,1%). Ma continuano a spendere: negli oggetti per la casa e per il giardi­no (+14,3%) e soprattutto nei telefonini (+15,4%). La Con­fcommercio ha fatto una sintesi di come i nostri gusti si sono evoluti negli ultimi 7 anni. L’ac­quisto di elettrodomestici (tv, hi-fi ecc.) è aumetato del 50%, abbiamo smesso di comprar li­bri (-9,4%) e giornali (-11,3%), abbiamo aumentato il consu­mo di carne (+7,2%) e diminui­to quello di pesce (-4,8%). Infi­ne, c’è la faccenda dei telefoni­ni: +189% in 7 anni. Acquisti cioè pressoché triplicati.

Come se lo spiega?
Me lo spiego come un vizio da baggiani. Baggiani soprattutto perché gli utenti dei telefonini non si sono ancora organizzati per costringere le compagnie a comportarsi nei loro confronti con un minimo di correttezza. Sa che Tim, Vodafone e le altre sigle pagano fior di soldi a socie­tà di consulenza per avere noti­zie sulla customer satisfaction, vale a direla soddisfazione del cliente ? Beh, dev’essere denaro speso inutilmente. La soddisfa­zione del cliente dev’essere a ze­ro. Secondo l’ultima indagine Ocse, un utente italiano che fac­cia un uso medio del cellulare (780 minuti di chiamate, 600 sms e 8 mms l’anno) paga il tri­plo di un olandese. In Europa si paga meno che da noi in 16 Pae­si. Stanno peggio degli italiani solo tedeschi, spagnoli e greci. Adesso poi, come ha denuncia­to il sociologo Peppino Ortole­va, è venuta la moda di infilarti un servizio o una suoneria col sistema di mandarti un sms e aspettare che tu risponda o lo apra. Per disattivarlo devi fare altre telefonate. Non parliamo poi del semplice servizio a clien­ti che chiedono informazioni. A Roma, Vodafone non risponde al telefono per principio e per qualunque problema, anche il più banale, bisogna andare di persona al suo negozio-ufficio di piazza in Lucina. Disagi enor­mi.

Non si può fare qualcosa?
Ieri Telecom è stata multata di 600 mila euro dall’Antitrust: ha ostacolato i suoi clienti che volevano cambiare gestore. Dieci mesi fa l’Antitrust aveva sanzionato con un milione tutti e quattro gli operatori (Tim, Vo­dafone, Wind e 3). Però le socie­tà mettono nel conto queste multe quando fanno quello che fanno. Bisognerebbe mettere in atto un qualche sciopero dei cellulari, tornare magari al fis­so, e darsi una calmata. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/8/2009]