La Gazzetta dello Sport, 19 agosto 2009
Bollettino di ieri dall’Afghanistan: Kabul. Razzo sul palazzo presidenziale. Nessun ferito. La notizia è impressionante perché finora le fonti ufficiali avevano garantito che i talebani bombardavano, sì, ma riuscendo a colpire solo quartieri periferici

Bollettino di ieri dall’Afghanistan: Kabul. Razzo sul palazzo presidenziale. Nessun ferito. La notizia è impressionante perché finora le fonti ufficiali avevano garantito che i talebani bombardavano, sì, ma riuscendo a colpire solo quartieri periferici. Kabul. Dalle parti dell’Ufficio centrale delle Dogane, uno shahid (martire) ha guidato un’autobomba contro un convoglio americano che si stava trasferendo da Camp Phoenix a Jalalabad (confine pakistano). Sette morti e 30 feriti. Sei delle vittime sono inglesi. Gli inglesi, i più forti alleati degli americani in Oriente, sono in questo momento preda di forti dubbi sulla missione afghana e sui suoi scopi. Churi, provincia di Urzgan. Un altro shahid s’è presentato al seggio elettorale e s’è fatto esplodere. Sei morti. Argo, provincia del Badakhstan. Bomba sul ciglio della strada, uccisi tre uomini che avrebbero fatto gli scrutatori alle elezioni di domani e il loro autista. Farah. Truppe italiane (bersaglieri del primo reggimento inquadrati nella Folgore) e truppe afghane attaccate nei pressi del villaggio di Pusht Rod. Nessun ferito. Jalalabad. Razzi sulla città. Dieci feriti, tra cui quattro donne e quattro bambini (nella foto AP in alto) . Jalalabad è prossima al confine pakistano.
• Suppongo che questo massacro sia motivato dalle elezioni di domani.
E’ così. I talebani puntano a far fallire la consultazione. Vincerebbero se la percentuale degli elettori fosse troppo bassa. Che cosa si intende per «troppo bassa»? Mah. Nel 2004 votarono in 12 milioni. Stavolta si sono iscritti alle liste elettorali in 17 milioni, su una popolazione di 33. Il governo afghano considera questo numero – 17 milioni – prossimo al 90 per cento degli aventi diritto. Sarebbe dunque già questo un buon risultato. Però si voterà bagnando il dito nell’inchiostro indelebile e premendo poi questo dito sulla scheda. I talebani hanno promesso che, dopo le elezioni, batteranno i villaggi alla ricerca dei contadini che si sono prestati alla «truffa occidentale». Le dita macchiate dall’inchiostro indelebile saranno tagliate. In altri volantini, gli ex studenti islamici ora divenuti, a seconda dei casi, banditi o guerriglieri, promettono di mutilare anche il naso o le orecchie.
• Possono far questo? Sono così numerosi?
Hanno tutto il tempo che vogliono per farla pagare a chi vogliono farla pagare. Quello che conta però è l’effetto della minaccia adesso, e cioè la possibilità o meno di spaventare tanti elettori e convincerli a restarsene a casa.
• Succederà?
Non si sa. Forse sì. L’intensificarsi degli attacchi su Kabul e davanti ai seggi elettorali è il loro modo di far propaganda e di dire agli afghani: non andate alle urne. Qualche numero può far capire meglio la questione: i talebani sono pashtun e i pashtun sono l’etnìa più numerosa in Afghanistan, il 47% circa di tutta la popolazione. Il presidente in carica, Hamid Karzai, è un pashtun. Se tra i pashtun l’astensione fosse molto alta, Karzai potrebbe non essere eletto al primo turno. Per i talebani sarebbe un buon risultato in ogni caso: il ballottaggio con il secondo arrivato si terrebbe in ottobre, i guerriglieri avrebbero la possibilità di tenere alta la tensione nel Paese ancora per molte settimane.
• Però nel 2004 il voto fu un successo.
Agli afghani, uomini e donne, era piaciuta molto l’idea di andare a votare. Fatte le debite proporzioni, si può dire che accorsero alle urne in massa. I talebani però si disinteressarono della faccenda, proprio per non rischiare in popolarità. Da allora a oggi è accaduto che il governo del presidente Karzai non è stato all’altezza della situazione e, stando a quello che dicono riservatamente gli stessi americani che lo proteggono e lo sostengono sia pure di malavoglia, ha corrotto il Paese e diffuso ovunque una sensazione di ingiustizia. La recrudescenza della guerra ha fatto il resto: troppi civili ammazzati, troppa poca fiducia da parte della gente nel futuro promesso dagli occupanti.
• Karzai sarà rieletto?
E’ certamente il favorito. Se non dovesse farcela al primo turno, dovrà vedersela quasi sicuramente con Abdullah Abdullah, ex ministro degli Esteri, un medico tagiko che secondo i sondaggi gode adesso del 25% dei consensi. In caso di ballottaggio, diventerà decisiva la scelta di campo del terzo concorrente, l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/8/2009]