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 2009  agosto 27 Giovedì calendario

Il cancro al cervello alla fine ha ucciso Ted Kennedy, 77 anni, se­natore da quasi mezzo secolo, ca­po di uno dei clan più illustri d’America, fratello di John, il presidente ammazzato a Dallas nel 1963, e di Bob, ucciso pochi anni dopo quando stava tentan­do la conquista della Casa Bian­ca

Il cancro al cervello alla fine ha ucciso Ted Kennedy, 77 anni, se­natore da quasi mezzo secolo, ca­po di uno dei clan più illustri d’America, fratello di John, il presidente ammazzato a Dallas nel 1963, e di Bob, ucciso pochi anni dopo quando stava tentan­do la conquista della Casa Bian­ca. Ted è morto nella sua casa di Hyannis Port. Forti espressioni di dolore non solo da parte di Obama, di cui il senatore scom­parso è stato un grande sosteni­tore, ma anche di Bush.

Non era poi così importante, pe­rò, no? Voglio dire: meno impor­tante dei fratelli.
Aveva tentato di candidarsi al­la Casa Bianca nel 1980, ma non era neanche riuscito a otte­nere la nomination . Volle arri­vare però fino alla fine e presen­tarsi alla Convention benché avesse appena 1225 delegati contro i 1981 di Carter, che era il presidente uscente. I demo­cratici scelsero Carter (che poi fu travolto da Reagan) e lui per la rabbia non volle neanche stringergli la mano. Durante le ultime primarie, Hillary s’è ri­chiamata continuamente a quell’episodio per sostenere il suo diritto a non cedere a Oba­ma fino all’ultimo. Come sap­piamo, dovette poi cambiare idea. Quanto all’importanza di Ted, beh, era il capoclan di que­sta potentissima famiglia che adesso si ritrova senza punti di riferimento: si contendono la leadership la figlia di John, Ca­roline, che però non è neanche riuscita a diventare senatrice di New York dopo l’ascesa di Hil­lary al ministero degli Esteri. E il figlio di Robert, Joe. Contro di loro proprio la vedova di Ted, e sua seconda moglie, Vi­cky, che ha qualche aspirazio­ne di leadership, forse anche pensando ai due figli avuti dal primo matrimonio e che Ted aveva adottato. Ted in realtà avrebbe tifato per Caroline, che era la sua cocca. In The Drea­mer That Never Died dell’ex di­rettore del New York Times, Ed­ward Klein, c’è il racconto di tut­te le infinite beghe della fami­glia.

E’ giusto parlar male di un mor­to?
Non ne ho ancora parlato male. I Kennedy, generalmente par­lando, sono dei tipacci. Al vec­chio Joseph, padre dei nove Kennedy che occupano la no­stra vita, piacevano i nazisti. Aveva fatto i soldi col contrab­bando degli alcolici. Ted, a sua volta, ne ha combinate di tutti i colori. Fu espulso da Harvard perché copiava. Finì con l’auto in mare a Chappaquiddick, vici­no all’isoletta di Martha’s Vine­yard dove Obama sta in vacan­za adesso, e lasciò morire anne­gata Mary Jo Kopechne, sua se­gretaria- amante, senza avverti­re nessuno dell’incidente, per­ché sperava in qualche modo di farla franca. Un episodio che gli ha stroncato la carriera. Una volta che il figlio Patrick – ex cocainomane ma ciononostan­te deputato – andò a sbattere con la Mustang contro una bar­riera di cemento del Congres­so, papà si diede da fare per im­pedire alla polizia di fargli la prova del palloncino. E un’altra volta lo beccarono che si stru­sciava alla cameriera di un bar, profittando del fatto che la mo­glie era andata un attimo al ba­gno (la poveretta si chiamava Carla Gaviglio). Come tutti i Kennedy era piuttosto sessuo­mane.

Avrà fatto qualcosa di buono, no?
E’ stato senatore quasi mezzo se­colo (in America è prassi che il seggio al Congresso o al Senato siano praticamente a vita) e ha fortemente appoggiato Obama per la riforma sanitaria. Obama tiene nel suo studio un suo olio in cui si vede una veduta di Ca­pe Cod. Del resto nel suo Stato, il Massacchussetts, una riforma sanitaria alla maniera di Oba­ma è già stata realizzata, con il suo appoggio. Ma, democrati­co e liberale, Ted non ha avuto paura di sposare le idee degli avversari, quando lo persuade­vano. Ha appoggiato l’interven­to in Iraq voluto da Bush ed è sempre stato contrario all’abor­to.

Il suo atto politico più importan­te?
La legge (firmata con Kerry, Hil­lary e John Edwards) che esclu­deva dalle commesse pubbli­che tutte le aziende che avesse­ro trasferito all’estero anche so­lo 50 posti di lavoro. Una nor­ma per niente liberal , e adotta­ta nel 2004, quando non c’era ancora la crisi e non si parlava ancora con tanto spavento di un ritorno al protezionismo. Mi piace ricordare anche questo: fu un senatore serissimo, esem­plare soprattutto se paragona­to ai nostri. Dal 1993 fino a mag­gio dell’anno scorso, quando si scoprì il tumore, aveva bucato solo 206 votazioni su 4044. Gia­vazzi ha raccontato che in Mas­sacchussets era normale sentir dire da qualcuno: «Ora telefo­niamo all’ufficio del senatore Kennedy e gli chiediamo di oc­cuparsi di questo problema».

Mogli? Figli? Solo lo sciagurato Patrick di cui sopra?
Tre figli dalla prima moglie Jo­an, da cui divorziò nel 1982. Di Patrick abbiamo detto. E gli al­tri due non hanno nessuna in­tenzione di far politica. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/8/2009]