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 2009  settembre 02 Mercoledì calendario

Ieri Putin e la Merkel erano a Danzica, città polacca, per ri­cordare l’inizio della II Guerra Mondiale, cominciata il 1˚ set­tembre del 1939 e finita sei anni dopo avendo lasciato sul terre­no 60 milioni di morti

Ieri Putin e la Merkel erano a Danzica, città polacca, per ri­cordare l’inizio della II Guerra Mondiale, cominciata il 1˚ set­tembre del 1939 e finita sei anni dopo avendo lasciato sul terre­no 60 milioni di morti.

Perché proprio a Danzica?
Quando i tedeschi avevano perso la I Guerra Mondiale, la Germania era stata divisa: a oriente, separata dal resto del Paese, era rimasto un pezzo di Prussia. In mezzo stava un ter­ritorio polacco, che aveva as­sunto il nome di «Stato libero di Danzica». Danzica era un porto molto importante, affac­ciato sul Baltico, e Hitler vole­va riunificare i due pezzi di Germania. Una rivendicazio­ne, in sé, non assurda e a cui si sarebbe potuto dare soddisfa­zione con una normale trattati­va diplomatica. Ma il Führer voleva la guerra.

E’ sicuro?
Sono sicuro. Lo racconta Cia­no, che fu il ministro degli Esteri di Mussolini. Il ministro degli esteri tedesco si chiama­va Ribbentrop. «Fu nella sua residenza di Fuschl – raccontò Ciano nel suo Diario – che Rib­bentrop, mentre attendevamo di sederci a mensa, mi comuni­cò la decisione di dar fuoco al­le polveri, così come avrebbe potuto darmi notizia del più modesto affare di ordinaria amministrazione. «Ebbene, Ribbentrop – gli chiesi pas­seggiando nel giardino al suo fianco – che cosa volete? Il Corridoio o Danzica?» «Ormai non più – e mi sbarrò addos­so quei suoi freddi occhi da Museo Grévin – adesso vo­gliamo la guerra». Erano i pri­mi d’agosto del 1939. A mag­gio, italiani e tedeschi aveva­no stretto il cosiddetto Patto d’Acciaio, cioè un’alleanza mi­litare. Hitler e Ribbentrop ave­vano assicurato a Mussolini che non ci sarebbe stata nessu­na guerra fino al 1943, che era quello che Mussolini chiede­va. Gli italiani si fecero perciò cogliere di sorpresa dalla guer­ra, anche se da mille indizi avrebbero potuto capire come la cosa sarebbe andata a fini­re.

Perché alla cerimonia di ieri c’era anche Putin?
Hitler voleva la guerra mon­diale e intendeva cominciare dalla Polonia solo per garantir­si una prima base di riforni­menti e vettovagliamenti. Ave­va convocato il suo stato mag­giore e chiesto quante possibi­lità vi fossero di uscire vincito­re da un conflitto generale. S’era sentito rispondere che, per vincere, bisognava che l’Unione Sovietica stesse fer­ma. I tedeschi non potevano reggere due fronti, uno a ovest e uno a est. Hitler, vincendo la propria ripugnanza per il regi­me comunista, chiese allora a Stalin un patto di non aggres­sione. Stalin accettò garanten­dosi cospicui vantaggi sul Mar Baltico e in Finlandia. Ecco perché ieri c’erano tutti e due: la Merkel, per chiedere scusa delle azioni compiute dai tede­schi di Hitler, e Putin, per chie­dere scusa del via libera di Sta­lin.

Che cosa hanno detto ieri?
La Merkel ha pronunciato un discorso molto forte. Anzi: il più forte discorso che un leader tedesco abbia fatto dal 1945 a oggi. «Io, cancelliera tedesca, m’inchino qui a Danzica ai sessanta milioni di vittime della guerra e dell’Olocausto scatenati dalla Germania, le pagine più nere della storia d’Europa». Poi: «Aggredendo la Polonia, la Germania scrisse il capitolo più buio della Sto­ria europea. La Germania allo­ra causò al mondo anni di dolo­ri incommensurabili, anni di perdita di diritti e umiliazioni. Non ci sono parole che possa­no descrivere il dolore delle vittime della guerra e dell’Olo­causto attuati dalla Germania, io cancelliera tedesca qui a Danzica m’inchino a tutti i po­lacchi cui causammo dolore in­dicibile ». Putin ha fatto un di­scorso meno impressionante, dichiarando implicitamente che se russi e tedeschi sono col­pevoli, gli altri Paesi non sono innocenti. La frase chiave è: «Ogni patto concluso con Hit­ler fu immorale», un modo per affossare anche l’accordo di Monaco del 1938 tra Londra, Parigi e Berlino. Pur ammet­tendo gli errori sovietici, il pre­mier russo ha negato che l’uni­ca causa della guerra sia stata l’accordo Ribbentrop-Molotov e ha ricordato il contributo da­to poi alla soluzione del conflit­to dall’Armata rossa.

L’Italia non ebbe una parte in quella tragedia?
Non il 1˚ settembre 1939. Mus­solini spiegò al Führer che non era pronto e gli chiese, se ave­va urgenza di farsi affiancare dai soldati italiani, 170 milioni di tonnellate di rifornimenti. Per farle arrivare in Italia ci sa­rebbero voluti 17 mila treni da 50 vagoni. Hitler rispose: «Ap­prezzo le ragioni che vi hanno imposto la decisione di non in­tervenire » aggiungendo sarca­stico «decisione che potrebbe anche essere benefica». Il 5 set­tembre, poi, il generale Hal­der annunciò: «Il nemico è pra­ticamente disfatto». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/9/2009]