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 2009  settembre 06 Domenica calendario

I manager delle banche non po­tranno più guadagnare come pri­ma. E i proprietari delle banche dovranno metter soldi nelle loro creature, in modo che le banche non vadano avanti solo con i de­biti e con i debiti sui debiti – siste­ma che ha condotto alla crisi at­tuale – ma siano forti pure di mezzi propri e quindi più capaci di resistere alle tempeste

I manager delle banche non po­tranno più guadagnare come pri­ma. E i proprietari delle banche dovranno metter soldi nelle loro creature, in modo che le banche non vadano avanti solo con i de­biti e con i debiti sui debiti – siste­ma che ha condotto alla crisi at­tuale – ma siano forti pure di mezzi propri e quindi più capaci di resistere alle tempeste. Questa è la conclusione del G20 finanzia­rio che s’è tenuto a Londra fino a ieri. Un vertice parecchio interes­sante, soprattutto ieri: hanno parlato Tremonti, Draghi e Ti­mothy Geithner, il segretario al Tesoro americano. Il vertice s’era aperto con una lettera di sette ministri delle Finanze (in primis Tremonti) in cui si chiede­va che bonus e superstipendi dei banchieri venissero tagliati.

C’è resistenza su questo? Co­m’è possibile? Dopo quello che hanno combinato?
C’è resistenza soprattutto da parte di inglesi e americani, cioè da parte dei rappresentan­ti delle due nazioni più finanzia­rizzate. Sul fronte avverso sem­brano molto decisi Sarkozy e la Merkel. Lo scontro è più profon­do di quel che sembra e riguar­da la sede del comando: fino a che punto la politica ha diritto di intervenire sulla finanza? Qual è il limite oltre il quale l’in­tervento degli Stati metterà a repentaglio i sacri princìpi del libero mercato? Se si comincia a stabilire per legge che l’ammi­nistratore delegato o il presi­dente di una banca non può guadagnare più di tanto, non si aprirà la strada a ingerenze an­cora più pesanti da parte della politica? Il guaio di questi ragio­namenti liberisti è che vengono fatti in un momento in cui le banche principali del mondo stanno in piedi solo grazie a un profluvio impressionante di sol­di messi nelle loro casse pro­prio dagli Stati, cioè dai contri­buenti. Il Comitato Economico e Finanziario della Ue (Efc) ha reso noto che il 31,2% del Pil eu­ropeo è stato destinato al salva­taggio delle banche. Poiché il Pil della Ue è di 10 mila miliar­di, stiamo parlando di una som­ma pari a 3.000 miliardi, il dop­pio del Pil italiano. Il G20 di ieri ha cominciato a lanciare un messaggio chiaro: padroni del­le banche, chiunque voi siate, tirate fuori i soldi vostri perché noi Stati molto presto dovremo riprenderci i nostri.

Quanto presto?
Non si sa. A Londra s’è molto parlato di «strategia d’uscita», ma si è anche specificato che la strategia bisogna metterla a punto subito, sapendo però che per l’uscita (cioè per il momen­to in cui Stato e contribuenti do­vranno riprendersi quello che hanno dato) bisognerà aspetta­re come minimo il 2011. E non sbagliare i tempi: cominciare a riprendersi il denaro troppo presto può affossare definitiva­mente l’economia mondiale, ri­prendersi i soldi troppo tardi può far esplodere l’inflazione. Le banche oltre tutto continua­no a tenere, ovunque nel mon­do, un atteggiamento odioso. Sono piene di liquidità, ma non la fanno circolare. Come ha det­to ieri Tremonti: «Pensano ai lo­ro bilanci e non al bilancio d’in­sieme ».

Che altro ha detto il ministro?
Che le banche non devono esse­re così grandi da non poter falli­re. Ci sono istituti che maneg­giano più denaro di uno Stato! E che la finanza non può coman­dare la politica: dev’essere l’in­verso. Concetto col quale si è detto d’accordo anche l’ammi­nistratore delegato di Banca In­tesa, Corrado Passera.

Il discorso di Draghi?
Dedicato alle banche. Ha parla­to come presidente del Finan­cial Stability Board , dopo un col­loquio col ministro del Tesoro americano, Geithner. Sarà Dra­ghi a formulare una proposta relativa ai compensi dei ban­chieri, da presentare al prossi­mo vertice di Pittsburgh. Lo spi­rito sarà quello di compensare il management delle banche in base ai risultati «di lungo perio­do», il che significa che non po­tranno far giochetti per spinge­re e tener su il titolo in Borsa in modo da lucrare su finte crea­zioni di valore. Le stock options continueranno a essere ammes­se, decisione che mi lascia pie­no di dubbi. vero però che su questi temi bisogna che la legi­slazione di tutti i Paesi si asso­migli perché il mercato dei ma­nager e delle banche è davvero globale.

E l’americano che cosa ha det­to?
Geithner ha pronunciato un di­scorso in linea con questi con­cetti, recepito poi nel comunica­to finale. In più: vuole porre un limite all’indebitamento delle banche. Piuttosto è degno di no­ta anche un intervento di Napo­litano, che ha parlato in video­conferenza al convegno di Cer­nobbio dello Studio Ambroset­ti: «la crisi non è finita – ha det­to, è necessario bloccare il ri­schio di un ritorno a pratiche che hanno comportato e causa­to la crisi finanziaria». Poi una frase sull’immigrazione: l’Euro­pa deve coordinare i propri in­terventi in materia, ma «l’inalie­nabile diritto all’asilo» non può non essere garantito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/9/2009]