La Gazzetta dello Sport, 9 settembre 2009
È morto Mike Bongiorno.• Come? Dove? Quando?Un infarto. Aveva 85 anni. Era in vacanza a Montecarlo con la moglie Daniela

È morto Mike Bongiorno.
• Come? Dove? Quando?
Un infarto. Aveva 85 anni. Era in vacanza a Montecarlo con la moglie Daniela. Stava all’hotel Metropole. Erano partiti lunedì scorso. Giusto un attimo per tirare il fiato prima di mettersi a preparare il nuovo programma, il Riskytutto , con cui avrebbe inaugurato la sua terza vita televisiva, quella sulla tv satellitare. Mike ha infatti inaugurato i programmi della Rai-tv con Arrivi e partenze in cui girava per porti e aeroporti a intervistare vip in viaggio (dalle 14.30 del 3 gennaio 1954, lo stesso giorno in cui la Rai cominciò le trasmissioni su tutto il territorio nazionale), ha inaugurato quelli di Berlusconi, con I sogni nel cassetto in onda su Telemilano (poi Canale 5) dal 9 dicembre 1979. E presto sarebbe diventato una delle star di Sky, con la riedizione sul satellite del suo programmadimaggiorsuccesso, il Rischiatutto che adesso avrebbe cambiato nome in Riskytutto.
• Era però ormai al tramonto, no? Mediaset non gli aveva rinnovato il contratto.
Si dispiacque moltissimo non tanto per il mancato rinnovo – era un professionista, sapeva che quel momento prima o poi sarebbe arrivato – quanto per il modo. Raccontò a Fabio Fazio, lo scorso ottobre, che i dirigenti avevano semplicemente lasciato scadere il contratto, senza chiamarlo, spiegargli, ringraziarlo. Disse che persino Berlusconi, cercato al telefono, si negava. Mike aveva le lacrime agli occhi quando ricordò che a Natale gli era stato impossibile fare gli auguri a Silvio, s’era sentito rispondere da una segretaria che a cercare il Cavaliere erano tanti e che lui sarebbe stato messo in lista come gli altri. Ma che fosse davvero al tramonto... Non lo so. Tra i tanti meriti di Fiorello c’è anche quello di aver scoperto la vena giullaresca, l’inclinazione infantile di Mike Bongiorno. Gli spot Infostrada e poi, il 21 giugno del 2007, quella sfilata per via Asiago a Roma, la strada dove stava lo studio di VivaRadio2: Mike s’era vestito da zio Sam, Fiorello e Baldini da majorettes. Il Riskytutto era in realtà una bella sfida: a 85 anni bisognava dimostrare di essere ancora sulla breccia. Murdoch ci aveva creduto, Mediaset no.
• Non è esagerato il lutto nazionale che si percepisce in giro? Era davvero così importante?
Naturalmente l’identificazione tra Mike e la televisione italiana è totale, specialmente se si intende per tv quella, decisiva per la formazione del Paese, degli Anni 50-70. Possiamo sintetizzare un discorso che sarebbe troppo lungo con le parole che gli dedicò tre anni fa Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca, la custode della lingua italiana: «Mike, lei ha insegnato l’italiano agli italiani. La sua scelta stilistica, piacesse o no a noi professori, era quel che ci voleva per diffondere la nostra lingua». Stiamo parlando di un’epoca in cui milanesi e siciliani parlavano lingue diverse e non si capivano tra di loro. Mike, attraverso la Rai, è stato un protagonista della nostra unificazione linguistica.
• E le critiche feroci di Eco?
Vuol dire la famosa Fenomenologia di Mike Bongiorno del 1961, in cui si spiegava che il successo di Mike era dovuto all’esibizione della sua mediocrità, capace di tranquillizzare il pubblico e farlo sentire superiore al personaggio che vedeva in tv? Mike ne soffrì, e a un certo punto diede una risposta magnifica: «Non ho mai rinnegato la mia mediocrità. Me ne sono sempre fatto vanto perché per me la mediocrità è uno stato di grazia. Mediocrità non è necessariamente sinonimo di ignoranza, piuttosto è parola che ben si sposa con umiltà e modestia». Quando due anni fa pubblicò la propria autobiografia ( La versione di Mike , Mondadori), Giovanni Mariotti sentenziò che nell’eterna lotta tra Mike e i Professori (o il Professore, pensando a Eco), Mike aveva vinto.
• Ricordiamo qualcosa del Mike sportivo?
Juventino sfegatato, s’era rovinato un menisco giocando a calcetto, soffriva di una borsite cronica per colpa del tennis, aveva una capsula sinoviale in meno per un test fatto col bob e due chiodi piantati nel femore che s’era fratturato sugli sci. Praticava tutti gli sport possibili, compreso il pugilato: nel 1951 fece lui la radiocronaca per l’Italia dello storico match tra Joe Louis e Rocky Marciano. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/9/2009]