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 2009  settembre 12 Sabato calendario

Ieri, 11 settembre 2009, celebra­zioni per l’attentato del 2001 e di­scorso di Obama. «Gli Stati Uni­ti non indeboliranno mai la loro lotta contro Al Qaeda»

Ieri, 11 settembre 2009, celebra­zioni per l’attentato del 2001 e di­scorso di Obama. «Gli Stati Uni­ti non indeboliranno mai la loro lotta contro Al Qaeda». Il presi­dente ha parlato al Pentagono, dove cadde il terzo dei quattro ae­rei con cui Bin Laden attaccò l’America. C’era anche Michelle e i due hanno deposto una coro­na di fiori sulla lapide che ricor­da quel giorno e le 189 vittime dell’attacco, 64 a bordo del volo 77 dell’American Airlines e 125 dentro l’edificio. Obama: «Il mio primo pensiero è la sicurezza del popolo americano. il primo pensiero con cui mi sveglio al mattino, l’ultimo pensiero con cui vado a dormire. Questa re­sponsabilità è il cuore delle politi­che che la mia amministrazione sta portando avanti. Nessuno può garantire che non ci sarà più un altro attacco. Ma quello che io posso garantire è che noi faremo ogni cosa in nostro pote­re per ridurre la probabilità di un attacco, e non esiteremo a fa­re ciò che è necessario per difen­dere l’America».

Potrebbe accadere? Un altro attacco, voglio dire.
Sembrerebbe di no, anche se è meglio non lanciarsi in afferma­zioni come questa senza fare scongiuri. Secondo Gilles Ke­pel, per esempio (ma è un’opi­nione molto condivisa) Bin La­den e il suo ideologo al Zawahi­ri si sono infilati in un vicolo cie­co. Kepel è professore di Studi sul Medio Oriente e Mediterra­neo a Parigi. Prima di tutto - fa notare - Al Qaeda non ha un ter­ritorio di riferimento come Ha­mas o Hezbollah e questo è un limite grave. Usando Internet, attraverso cui il movimento ha cercato di svilupparsi fin dal­l’inizio, non è facile mobilitare le masse. «Zawahiri, che è il Le­nin del movimento jihadista, ­dice Kepel - a un certo punto prese atto che gli attacchi agli stati empi – Algeria, Egitto, Ara­bia Saudita – non portavano da nessuna parte. Concepì quindi questo grande spettacolo tragi­co dell’11 settembre 2001, quat­tro aerei suicidi che avrebbero fatto crollare le Twin Towers, distrutto il Pentagono e centra­to la Casa Bianca. L’idea era quella di infiammare l’Islam mostrando la capacità di ferire a morte l’impero del male, cioè l’America. Ma a che scopo? Allo scopo di far nascere, grazie al­l’entusiasmo dei fedeli, uno sta­to fondamentalista islamico go­vernato attraverso la sharia. Quello che ai qaedisti alleati con i talebani è riuscito per un breve periodo nel Pakistan del Nord, prima della controffensi­va dell’esercito.

E come mai gli è riuscito solo in quel caso?
E’ politica degli attenta­ti suicidi, ha colpito in definiti­va soprattutto altri musulmani, specialmente sciiti. Keppel: «Nonostante l’appoggio di qual­che tv araba che organizzava raccolte di fondi per le famiglie dei martiri, oggi Bin Laden e i qaedisti sono abbandonati per­fino dai leader della minoranza sunnita. Al Zawahiri è criticato anche dai suoi». Sa qual è il se­gno delle difficoltà reali del grande terrorismo?

Qual è?
E’ difficile reclutare martiri tra gli uomini sani in giovane età. La maggior parte delle volte gli infelici che si fan­no saltare per aria sognando il Paradiso sono disabili o vecchi o donne. C’è una forte parteci­pazione al martirio delle don­ne: in Iraq poco tempo fa è sta­ta arrestata una Samira Ahmed Jassim, alias Um al Muminin (Madre dei Fedeli), di 51 anni che reclutava solo ragazze. Ha ammesso di averne arruolate al­meno 80. Nel video della con­fessione si vedeva Samira tutta vestita di nero, la parte lasciata visibile dal velo piena di rughe. Un profilo di queste attentatrici mostra che si tratta di donne so­le e disperate, senza risorse. Identikit che riguarda un baci­no vasto, ma che testimonia an­che di un cambio antropologi­co dello shahid, fino a un paio d’anni fa quasi sempre un giova­ne di famiglia buona e istruito.

Obama ha ricordato solo le vitti­me del Pentagono?
 C’è stata una cerimonia anche a Ground Zero, come sempre: so­no stati messi dei fiori nelle due vasche quadrate che simboleg­giano le Torri Gemelle (presen­ti il vicepresidente Biden e il sin­daco Bloomberg). Poi è stata data lettura dei nomi di tutte le 2.752 persone morte nell’atten­tato. Una quarta cerimonia s’è svolta in Pennsylvania, dove cadde il quarto aereo. Qui, co­me ricorderà, i passeggeri si re­sero conto di quello che i dirot­tatori volevano fare e si ribella­rono. A New York c’è stato an­che un momento di tensione quando si sono sentiti degli spa­ri sul Potomac. Ma era solo un’esercitazione.

Quando sarà ricostruita la nuo­va Ground Zero?

Si comincia adesso a vedere lo scheletro della Freedom Tower, il grattacielo più importante dei cinque che sorgeranno nel­l’area. Ma ci sono polemiche, più della metà dei newyorkesi pensano che si proceda a rilen­to e che non si finiranno i lavori nei tempi previsti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/9/2009]