La Gazzetta dello Sport, 19 settembre 2009
Ieri in Afghanistan sono morti un soldato canadese e uno americano, per via di bombe messe sul ciglio della strada ed esplose al passaggio di convogli militari

Ieri in Afghanistan sono morti un soldato canadese e uno americano, per via di bombe messe sul ciglio della strada ed esplose al passaggio di convogli militari. Un altro soldato Nato è morto al termine di un’agonia di molti giorni. Era rimasto ferito in un attentato la settimana scorsa. Il bollettino delle vittime Paese per Paese è il seguente: Stati Uniti 837, Gran Bretagna 216, Canada 131, Germania 35, Francia 31, Danimarca e Spagna 25, Olanda e Italia 21, altre nazioni 63. Il totale, con i morti di ieri, è di 1406 persone.
• Che cosa mi rappresenta questa classifica dell’orrore?
Cerco di affermare, nel modo più efficace possibile, che l’Italia sta in Afghanistan con una quarantina di altri Paesi, in forza di un’alleanza che non può essere messa in discussione per una tragedia in questo caso normale, cioè l’avere dei morti in guerra. Certe reazioni scomposte, o troppo furbe, come quella di Bossi, che vuol far tornare tutti a Natale, sono l’effetto della formula equivoca con cui siamo là: la cosiddetta missione di pace, che di pace, evidentemente, non può essere. Questa formula costringe la nostra magistratura a indagare, come se i nostri poveri sei soldati – e altri 7 che sono stati uccisi nei mesi precedenti – fossero stati ammazzati da una gang misteriosa e per moventi da stabilire. Pensi che un gruppo di carabinieri del Ros sta per partire nelle prossime ore alla volta di Kabul per indagare! Il procuratore aggiunto Saviotti, a Roma, ha pure aperto un fascicolo, un atto dovuto, naturalmente, trattandosi formalmente di cittadini italiani, sia pure in divisa, in gita di beneficenza in Oriente. Questa pantomima introduce un elemento farsesco in una vicenda dolorosissima e sanguinosa. Come capita tante volte da noi. La Russa, qualche tempo fa, aveva annunciato che si sarebbe cercata una nuova formulazione: senza spingersi alla definizione di missione di guerra , che non è ammessa dalla Costituzione, ma abbandonando quella di missione di pace , checi impedisce tra l’altro di difenderci efficacemente.
• Quindi non ci ritireremo?
No. Berlusconi e Frattini ieri hanno confermato che torneranno a casa i 500 militari in più che erano stati mandati per via delle elezioni. Quasi tutti gli esponenti del governo hanno detto: che la missione va ridefinita, secondo il ragionamento che abbiamo fatto più sopra; e che dichiarazioni di debolezza, come quella di Bossi, mettono ancora più a rischio il nostro contingente. I talebani infatti scelgono il loro bersaglio con una logica politica, quella di aumentare le perplessità e lo sconcerto nei Paesi da cui provengono le loro vittime. Quelli con più dubbi siamo noi, i canadesi, i tedeschi. Ieri è morto un canadese e su internet è stata diffusa una dichiarazione in tedesco di un certo Abu Talha che parla tedesco e ha garantito «un risveglio doloroso» a quel Paese dopo le elezioni del 27, se non ritirerà i propri uomini. evidente che mostrarsi incerti o pronti alla fuga non è solo un modo per annunciare che i 20 soldati italiani si sono fatti ammazzare per niente, ma anche per attirare ulteriori attacchi dei fondamentalisti. Dicono no al ritiro, e con molta forza, anche i democratici di sinistra, nelle persone di D’Alema e Fassino che ieri su questo punto hanno parlato molto chiaro (come del resto La Russa e Frattini).
• Quando ci saranno i funerali?
Lunedì, alle 11, nella Basilica di San Paolo, dove ebbero luogo anche le esequie dei morti di Nassiriya. Funerali di Stato, lutto nazionale, un minuto di silenzio nelle scuole e negli uffici pubblici. I sei caduti sono stati tutti promossi al grado superiore. Le salme arriveranno domenica mattina. I cadaveri saranno esaminati esternamente, ciò che in questo caso viene ancora chiamato autopsia . La camera ardente sarà allestita all’ospedale militare del Celio.
• Dell’attentato s’è saputo qualcosa in più?
Il generale Rosario Castellano ha raccontato che gli attentatori suicidi sono ricompensati con 500-1500 dollari. Le loro famiglie sono poi assistite dai capi terroristi con elargizioni periodiche. Un Abu Abdullah, che si dice unico portavoce degli Haqqani, dice che a Kabul ci sono altri venti martiri pronti a farsi saltare per aria.
• Succederà?
Secondo i nostri servizi il vero pericolo è a Farah, a ovest, dove ci sono la maggior parte dei militari italiani e dove due formazioni ostili di 120 guerriglieri sarebbero pronte a mettere in atto altre imboscate. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/9/2009]